San Marino. Fisco Ue senza segreti Algirdas Semeta. Italia Oggi

San Marino. Fisco Ue senza segreti Algirdas Semeta. Italia Oggi

Italia Oggi

Fisco Ue senza segreti

Si preannunciano tempi grami per gli evasori di tutta Europa e anche per chi ha solo portato all’estero, senza farlo sapere all’amministrazione finanziaria del proprio paese, una parte del proprio patrimonio. Nelle ultime settimane l’offensiva cui stavano lavorando da anni i responsabili fiscali di tutti i più importanti paesi del Vecchio continente ha subito una improvvisa accelerazione e ha travolto tutte le resistenze che ancora si opponevano allo scambio automatico di informazioni tra tutte le amministrazioni fiscali europee.

In pratica dal 2014, al più tardi dal 2015, in tutti i paesi dell’Ue, ma anche nelle tradizionali casseforti come Svizzera, San Marino, Andorra, Monaco, non ci sarà più alcun limite allo scambio automatico di informazioni. Il fisco di ogni paese europeo potrà mettere gli occhi sui conti correnti e quindi sui patrimoni detenuti dai propri cittadini in tutto il continente. Con conseguenze devastanti. Perché il possesso di capitali non dichiarati farà scattare presunzioni e innescherà meccanismi anche di natura penale in grado di rovinare milioni di cittadini europei.
Basti pensare che per la legge italiana il possesso non dichiarato di somme in un paradiso fiscale fa scattare la presunzione di evasione e se l’imposta che si ritiene sottratta al fisco supera i 50 mila euro assume rilevanza penale. Ma anche se i capitali sono depositati in un paese fuori dalla black list il contribuente dovrà rispondere di dichiarazione infedele, con il rischio di pesantissime sanzioni, raddoppio dei termini di accertamento, rilevanza penale sopra certi importi, interdizione dai pubblici uffici ecc. È evidente che la crisi finanziaria che dal 2008 sta flagellando le finanze pubbliche di tutti i paesi ha spinto al superamento di tutte le resistenze che finora avevano impedito di assumere misure così draconiane.
Ma non è pensabile che l’Europa esponga una gran fetta consistente dei propri cittadini a rischi di questo genere senza proporgli una via di fuga. Ed ecco che prendono sempre più consistenza le voci che leggono, dietro l’accordo sulla trasparenza bancaria, un altro accordo su una sorta di amnistia che consenta ai possessori di patrimoni illegittimamente detenuti oltreconfine di autodenunciarsi e, dietro il pagamento di un’aliquota piuttosto consistente (intorno al 25% del capitale), ottenere un salvacondotto che li metta al riparo dalle conseguenze penali e dalle sanzioni pesantissime legate alla presunta evasione.
Una Tax Amnesty di formulazione comunitaria, che consentirebbe anche di rinunciare all’Iva e di superare gli ostacoli che questo tipo di sanatorie troverebbero a livello nazionale. Una via di fuga proposta una tantum a livello comunitario che darebbe una legittimazione istituzionale al cambio delle regole del gioco e consentirebbe a tutti gli stati di fare cassa. Si tratta, per ora, solo di voci. Niente di ufficiale, ma l’operazione non sarebbe priva di logica.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy