San Marino. Gaffe con la Svizzera sulla requisizione di materiale per San Marino

San Marino. Gaffe con la Svizzera sulla requisizione di materiale per San Marino

Gaffe con la Svizzera, l’ambasciata: nessuna requisizione di materiale per San Marino

L’Ambasciata svizzera chiarisce che non vi è stato alcun sequestro dei dispositivi sanitari destinati al Titano. Mentre il Segretario di Stato aveva incolpato la Confederazione Elvetica

Così diceva mercoledì scorso il Segretario alla Sanità Roberto Ciavatta: “Uno dei problemi che, non solo la Repubblica di San Marino ma anche l’Italia, hanno in questa fase è proprio la possibilità di approvvigionarsi dall’estero di materiali. Avevamo fatto un ordine, per il costo di 2 milioni, di mascherine FFP2, quelle indispensabili per i nostri infermieri, sono state requisite in un paese europeo dove sono atterrate e che avevamo speso e quelle se le sono tenute loro”. 
Poi aggiungeva: “Il materiale a cui facevo riferimento, a titolo di esempio, è utilizzato dalla struttura sanitaria Svizzera che lo ha requisito e ce lo ha pagato, ridandoci indietro i soldi. Non solo mascherine ma anche attrezzature sanitarie”. 
Una affermazione che, però, si è rivelata avventata e non del tutto corretta

Infatti, infatti ad intervenire, interppellato via e-mail, è il Consigliere dell’Ambasciata Svizzera in Italia competente anche per Malta e San Marino, come riportato ieri mattina dal sito, libertas.sm.

Interpellato in merito alla denuncia delle autorità sammarinesi di un blocco di materiale pari a 2 milioni di euro. Da questa comunicazione emerge che la Svizzera non ha “requisitito” il materiale sanitario destinato a San Marino, né avrebbe avuto gli strumenti giuridici per farlo. Infatti anche l’ultimo provvedimento della corte Federale svizzera esclude, tra gli altri, San Marino dagli stati verso i quali sia possibile, per la Confederazione Elvetica, bloccare le esportazioni, in modo particolare di dispositivi di protezione personale. L’informazione data in conferenza stampa dal Segretario alla Sanità si è rivelata, dunque, oltre che non corretta, diplomaticamente imbarazzante.

“Il 25 marzo 2020 – si legge nella comunicazione del Consigliere di Ambasciata – il Consiglio federale (Svizzero) ha deciso di introdurre un obbligo d’autorizzazione per l’esportazione di dispositivi medici di protezione. La relativa modifica dell’ordinanza è entrata in vigore il 26 marzo 2020 alle ore 00:00. Le esportazioni nei Paesi dell’UE/ dell’AELS sono esonerate da quest’obbligo”.

Quindi il Consigliere di Ambasciata Lorenza Faessier cita una parte dell’articolo 10d dell’ordinanza che recita: “Il capoverso 1 (non si applica alle esportazioni di dispositivi di protezione: a. nella misura in cui è garantita la reciprocità, negli stati membri dell’UE, nei Paesi e Territori d’oltremare elencati nell’allegato II del Trattato del 13 dicembre 2007 sul funzionamento dell’UE, in Norvegia, in Islanda, nel Regno Unito, nelle Isole Färör e verso l’Andorra, San Marino e Città del Vaticano”.

Quindi l’Ambasciata Svizzera esclude categoricamente che la stessa Confederazione Elvetica possa avere requisito le mascherine dirette sul Titano.

“È ipotizzabile – spiegano quindi dall’Ambasciata – che si tratti di una decisione presa in maniera indipendente dalla società privata che esporta il materiale in questione. È possibile che la stessa ditta abbia avuto a sua volta difficoltà di approvvigionamento con il proprio fornitore”.

In sostanza, dunque, l’Ambasciata ipotizza una difficoltà della ditta che doveva inviare le mascherine a San Marino, ad approvvigionarsi a sua volta, il che avrebbe comportato non un blocco, un sequestro o una requisizione da parte delle autorità elvetiche, bensì una impossibilità della ditta privata a onorare la fornitura richiesta il che ha comportato, di conseguenza, il rimborso di quanto già pagato dal Titano. Questo stando alla ipotesi dell’Autorità Svizzera.

Certo è, però, che viene escluso categoricamente un intervento delle autorità svizzere per bloccare le mascherine, non essendoci tra l’altro gli strumenti giuridici per farlo.

Secondo il Governo di San Marino, invece, erano state le autorità svizzere a requisire il carico. La differenza è sostanziale anche perché accompagnata da altrettante affermazioni non proprio indifferenti sul piano diplomatico, riferite un po’ a tutti gli stati: “Il problema – aveva detto il Segretario Ciavatta – nasce dalle ordinanze che ogni paese sta emettendo per far fronte all’emergenza che danno ai commissari straordinari anche il potere di requisire le merci necessarie. Ogni paese sta pensando per sé”, aveva aggiunto Ciavatta.

Sul punto nella conferenza stampa di ieri ha provato a rispondere, e lo ha fatto in maniera un po’ evasiva e confusionaria per la verità, il Segretario al Lavoro, Teodoro Lonfernini. A precisa domanda del giornalista di Rtv Gian Marco Morosini ha risposto: “Se le Ambasciate svizzere hanno sentito la necessità di precisare bene hanno fatto. Non credo però che ci sia un caso da dover alimentare. C’è un fatto accaduto e sarà da chiarire anche perché queste circostanze stanno avvenendo nel mondo. Sono aspetti che vengono assolutamente monitorati e non ne faccio assolutamente un caso tra San Marino e la Svizzera”… anche se il punto della gaffe diplomatica non è esattamente questo.

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