San Marino ha bisogno di una trasparenza totale in economia. Marino Cecchetti

San Marino ha bisogno di una trasparenza totale in economia. Marino Cecchetti

Sabato scorso  a
Domagnano, nell’incontro Dc – Patto Federativo, il Segretario Valentini ha
detto che San Marino deve cambiare radicalmente la sua economia
indipendentemente dal fatto che si firmi o non si firmi con l’Italia. La
trasparenza  in economia è necessaria a
San Marino  per sopravvivere come Stato
fra gli Stati.

Una trasparenza senza se e senza ma.

Ora si può.

La chiedono gli operai che sui cartelli hanno scritto nell’ordine:
trasparenza, equità, rinnovo accordi. La chiedono i datori lavori:  quelli del Mics (Piero Tonelli, Barbara Reffi)
e quelli dell’Anis,  Simona Michelotti.

Solo la politica nicchia.

Si è visto sui cartelli 
degli scioperanti questa scritta: “Noi
amiamo San Marino, la politica no
”.

È grave.

Nel 2008, quando il governo del Patto è entrato in carica, il
Paese era alla pari dell’Azerbaigian come trasparenza. Da allora di cammino ne
è stato fatto. Però malamente. Abbiamo fatto passi sul cammino della trasparenza,
non della credibilità. Perché ogni passo verso la trasparenza l’abbiamo condito
di una  dose di ambiguità, che ha finito,  addirittura, per peggiorare la considerazione
per il Paese agli occhi degli altri Stati.

Esempio, l’abolizione della società anonime.

Nel 2009 si è fatto finta di abolirle imponendo di dare
l’elenco dei soci a notai tenuti al segreto.

A Roma si sono messi a ridere.

Così che a meno di un anno di distanza si è dovuto mettere
mano a una nuova legge. La società anonime sono 
diventate società per azioni o srl, ma con azioni e quote intestate – qui
la furbata –  anche a fiduciarie.

Tremonti, incontrando 
T. Lonfernini al bar,   ha detto: “andate
a prendere in giro qualcun altro
”.

E il sottosegretario Viale ha ripetuto l’antifona, in
termini più garbati,  solo perché parlava
in Parlamento e non al bar.

Insomma non ci scappiamo più se non cambiamo registro.

È vero che le fiduciarie, mutatis mutandis, ci sono anche in Italia. Ma a noi in questo
momento è chiesto di più. Da  noi, Italia
ed Europa,  pretendono di più perché non
siamo credibili.

Quando l’Italia è entrata nell’euro aveva  la bava alla bocca. Francia e Germania le hanno
imposto condizioni che loro in casa non avevano. Eppure Prodi e Ciampi hanno
dovuto accettare.

Prodi e Ciampi lo dissero chiaramente agli italiani: non
essendo credibili, per il nostro passato, dobbiamo pagare pegno.

Noi sammarinesi, oggi, 
abbiamo bisogno di uomini come Prodi e Ciampi che ci facciano riconquistare
la credibilità.

Costi quel costi.

Costi quel che costi per Prodi e Ciampi è voluto dire una
supertassa speciale, detta tassa per l’Europa.

Per noi, costi quel che costi  vuol dire mettere tutta la nostra economia alla
luce del sole, senza zona  d’ombra
alcuna,  anche solo sospetta. Tutti i
beneficiari effettivi di tutte le società devono essere in chiaro davanti a tutti.
Di ogni immobile si deve poter conoscere – tutti devono poter conoscere – l’effettivo
proprietario.

Non sono cose da  circolo
Che Guevara. Le ha dette, papale papale, Siciliotti, il presidente dei
commercialisti italiani ai commercialisti e ai politici sammarinesi, qui a San
Marino, qualche settimana fa.

Con la trasparenza totale, oltre al Paese,  possiamo sperare di salvare l’unico caposaldo
 per l’economia che ci è rimasto: il
differenziale fiscale. Per poter attirare imprenditori seri, non quelli che
vengono qui – sbattendocelo addirittura in 
faccia – perché questo, secondo loro, è un Paese per furbi e vietato
agli onesti.

E poi c’è anche una ragione tutta interna per la trasparenza
totale. Non è attuabile  una vera  riforma tributaria  se ciascuno di noi non è costretto a mettere
allo scoperto tutti i redditi comunque e dovunque prodotti.

Ha detto il  Segretario
Valentini  che lui, nell’impostare la
riforma tributaria,  si è ispirato   a: “equità, efficienza, chiarezza e linearità”.
Senza una trasparenza totale, Valentini  non
ce la può fare ad applicare detti principi. A causa dei soliti furbi. E sono
certo che non lo vuole  lui, non lo vogliamo
noi, non lo vuole più nessuno, che i soliti furbi l’abbiano ancora di vinta
dopo quello che hanno combinato: il Moneyval, causa loro,  ci ha messo con l’Azerbaigian, l’Osce col
Tobago.

Questa volta, i soliti furbi, che stiano buonini all’angolo.
Ne va della salvezza del Paese e  sarebbe
a rischio anche la pace sociale davanti ad una riforma tributaria che non può
essere all’acqua di rose.

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