San Marino. Il commercio tiene, ma pochi investitori da oltre confine

San Marino. Il commercio tiene, ma pochi investitori da oltre confine

Il settore commercio è stato al centro dei lavori della Commisione Finanze di ieri. Ne parla l’Agenzia Dire.

Nel mirino finisce in particolare il Comitato d’esame, l’organismo
che vaglia i progetti, in cui e’ presente una delegazione
dell’esecutivo: “Resta un elemento fortemente limitante”, sottolinea
Felici. Proprio per cancellare questo passaggio, il consigliere del Psd,
Stefano Macina, presenta un ordine del giorno che invita il governo a
intervenire sulla riforma, “abrogando la parte che consente il rilascio
della licenza solo dopo l’autorizzazione del Comitato d’esame”.


Nel corso del dibattito sulla  mozione gli interventi sono numerosi:
per Ivan Foschi, capogruppo di Su, la riforma e’ “un fallimento”.
Mentre Federico Pedini Amati, Psrs, incalza sulla necessita’ di
riqualificare il centro storico e l’offerta commerciale presente nella
capitale. Dalla maggioranza, e’ Marco Gatti, segretario del Pdcs, che invita alla cautela: “Il riciclaggio oggi
punta al commercio al dettaglio, lavatrice per eccellenza di soldi
sporchi, finche’ non avremo un sistema di controlli adeguati bisogna
fare attenzione”. San Marino, ribadisce Maria Luisa Berti, Ns, non
puo’ piu’ correre il rischio di ripetere gli errori commessi in passato
con la liberalizzazione delle imprese.

Tira le fila del discorso il
segretario di Stato per l’Industria e il Commercio, Marco Arzilli,
fautore della riforma e suo difensore: “Questa legge ha fatto degli
importanti passi avanti per aprire agli operatori commerciali esterni,
non e’ fallimento, anzi, le cose stanno funzionando”. Perche’ uno dei
suoi obiettivi era anche quello di mettere ordine all’esistente:
“Avevamo mille attivita’ industriali che facevano commercio
all’ingrosso”, un settore che solo oggi e’ regolamentato. Poi e’ stata
introdotta la trasparenza, eliminando di fatto l’escamotage del
prestanome. “Il problema da porsi- fa notare- e’ piu’ perche’ certe
griffe non vengono nel nostro Paese, e non e’ il problema di questa
legge e del commercio, ma riguarda anche altri settori, se non c’e’
mercato le grandi marche non si spostano”.

Leggi Agenzia Dire

 

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