San Marino. “Il paese oggi”

San Marino. “Il paese oggi”

Il paese oggi

Cos’è il nostro paese oggi, una nebulizzazione di privilegi e interessi privati, che lo stanno corrodendo. Corrodono i principi democratici e ogni forma di civismo. Trentamila abitanti che non sono una comunità, nemmeno sfiorati da un concetto di coalescenza. L’effetto più devastante, dei continui dualismi che si creano e si propagano nel paese, il più delle volte artatamente, è la crescente colonizzazione del nostro ambito istituzionale, della pubblica amministrazione, della nostra economia, degli spazi di socializzazione, del futuro nostro e dei nostri figli. Una colonizzazione che muove da fenomeni corruttivi che non incontrano principi democratici ed un ambito normativo adeguati per contrastarla, favorita dalla mediocrità di parte della classe politica, democraticamente eletta, che ha promosso e continua promuovere, scelte speculative, tese a favorire interessi privati che erodono in crescendo risorse pubbliche e destabilizzano il sistema economico e sociale. Una classe politica che da troppi anni non sa promuovere un’azione normativa incisiva e sistemica, per dare al paese autorevolezza istituzionale. Si ferma a provvedimenti normativi di superficie ad agio del consenso e di interessi personali.

Viviamo in un decadente immobilismo, tesi a difendere le nostre convenienze quotidiane, alla ricerca degradante di privilegi e persecuzione di interessi privati, incapaci di esprimere valori costituenti per la formazione e il mantenimento di una identità comunitaria, vera spina dorsale di un paese civile, che permette ai suoi cittadini di tenere la schiena dritta a difesa di valori intergenerazionali che sono un patrimonio, culturale e di rispetto da non disperdere. Non abbiamo una coesione civica e democratica, espressione identitaria di una comunità, siamo opinione pubblica, siamo numeri, esposti a strumentalizzazioni, a mistificazioni, a forme di propaganda, il tutto in nome di tornaconti che sviliscono il nostro quotidiano, che gli fanno perdere la consistenza necessaria al mantenimento di un decoroso vivere civile.  

Una comunità si fonda su valori morali, sociali e politici, come comprendere e rispettare il confine fra interessi privati e interesse della comunità. Confine che segna in modo netto il contorno di un paese civile. Da troppo tempo, nel nostro paese questo confine è abusato. Non sappiamo essere protagonisti della nostra vita sociale ed economica, demandiamo ad una classe politica, a cui abbiamo ceduto spazi che una comunità deve preservare, attraverso la partecipazione civile, a difesa dei più elementari principi democratici. Viviamo un decadente immobilismo perché siamo sotto ricatto, della paura. La paura di chi ha ricevuto favori, la paura di chi spera di ricevere favori, la paura di chi teme di non riceverne più. Abbiamo fatto di una espressione democratica, come le elezioni, un mercato di istanze clientelari, una trama corruttiva che ha vestito questo paese di una mediocrità che lo sta soffocando culturalmente. Abbiamo fatto della classe politica una casta, che si muove su pretestuosi concetti di superiorità, sollecitata in questo, dal nostro pellegrinare verso le loro stanze con il cappello in mano ad elemosinare favori. Abbiamo dato centralità al favore, alle istanze clientelari, spingendo ai margini il merito, il rispetto dei valori civici e democratici, dimenticando che una delle caratteristiche della politica è ascoltare il sociale, e una delle caratteristiche del sociale è quella di fare sentire la sua voce e di alzare la voce quando questo ascolto è disatteso, nel rispetto dei valori identitari di una comunità. Noi siamo divisi anche nella protesta. Protestiamo per gruppi d’interesse. Per recinti di esclusività morale.

L’albero della piazza finanziaria continua a dare i suoi frutti avvelenati. Potature e abili innesti gli danno continua energia. La legge che ne ha permesso la crescita è ancora in vigore. Non dimostriamo volontà di estirparlo questo albero che con le sue malevole radici sta soffocando il nostro quotidiano, inaridendo il tessuto sociale e suoi valori morali e continua a degradare l’immagine del paese. Siamo coesi nella ricerca delle colpe, verso cui, molto spesso, siamo orientati in modo strumentale, lasciando ad un gruppo ristretto la proposizione di soluzioni, che non perdono la loro caratteristica speculativa. Solo una comunità unita su valori identitari può estirpare l’albero della piazza finanziaria, può strappare le sue radici delinquenziali dal nostro terreno sociale. Solo una comunità unita contro ogni forma di corruzione può farlo. Altrimenti finiremo per pagare e molto la nostra assenza, la nostra mancanza di partecipazione civile in difesa dei diritti e doveri di un cittadino.

 

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