San Marino. In appello riciclaggio, truffa e omicidio colposo

San Marino. In appello riciclaggio, truffa e omicidio colposo

Processi di appello in videoconferenza. Riciclaggio, truffa e omicidio colposo

In tutti i casi discussi il Giudice delle Appellazioni Brunelli si è riservato di decidere nel termine di legge di trenta giorni

Antonio Fabbri

Processi di appello, ieri, in modalità videoconferenza. Dopo il giudice delle appellazioni Francesco Caprioli, che ha inaugurato la modalità dei processi di appello a distanza, ieri è stata la volta del giudice David Brunelli.

Sei i casi discussi nella mattinata: quattro riciclaggi, una truffa ai danni dello stato e un caso di omicidio colposo.

I casi di riciclaggio Il primo caso quello relativo ad un riciclaggio da 260.200 euro di cui è accusato un imprenditore settantenne modenese, Giuseppe Castelli. Per l’accusa ha distratto denaro di due società in dissesto, trasferendolo prima a San Marino e poi destinato ad essere spostato in Armenia.

Il difensore dell’imputato, l’avvocato Maurizio Simoncini, rifacendosi alle memorie di appello ha evidenziato come il tempus commissi delicti della condotta risalga al 2007. All’epoca, ha rilevato il legale, non era ancora in vigore la norma incriminatrice che gli viene contestata. Il procuratore del Fisco, Roberto Cesarini, ha dal canto suo ha chiesto invece la conferma della decisione di primo grado che aveva visto una condanna dell’imputato a 4 anni e due mesi.

Posizioni analoghe anche nell’altro caso, difeso sempre dall’avvocato Maurizio Simoncini, che vedeva imputato l’imprenditore pugliese 56enne Vincenzo Olivieri. “Qui – ha rilevato l’avvocato Simoncini – il reato inizia nel 1994, anno il mio assistito deposita fondi a San Marino che poi vengono investiti. Dal 97 al 2001 dura l’operatività di quel conto e fino al 2010 ci sono solo addebiti e accrediti di routine. E’ da questa provvista già presente che si generano i frutti per circa 4,5 milioni cui si uniscono altri due milioni circa provenienti da una banca Svizzera, ma anche questi depositati nel 1996”. Una ricostruzione temporale del difensore che vuole evidenziare come i fatti contestati risalgano “a un periodo in cui – dice l’avvocato Simoncini – non esisteva la legge penale per al quale si chiede l’incriminazione. Per questo le chiedo di mandare prosciolto Vincenzo Olivieri”. La Procura fiscale aveva dal canto suo chiesto la conferma della condanna ritenendo confermata dalle carte e dalla perizia tecnica la provenienza illecita del denaro.

Appello anche per Marco Scaringella, imprenditore romano accusato di riciclaggio di quasi mezzo milione di euro, ritenuti frutto di una serie di illeciti: da reati contro il patrimonio all’as- sociazione per delinquere. Quattro operazioni di versamento avevano consentito all’imputato, 56enne romano, di accumulare e occultare, per l’accusa, l’ingente somma di 486.950 euro. Di questi, 451.168,45, sono stati posti sotto sequestro.

Mentre il Procuratore del fisco Cesarini ha chiesto la conferma della condanna di primo grado a 4 anni e 3 mesi oltre alla confisca del denaro sequestrato, gli avvocati difensori, Gianluca Micheloni e Andrea Esposito, rifacendosi alle memorie di appello già depositate, hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito. In tutti questi casi il giudice Brunelli si è riservato di decidere entro il termine di legge di 30 giorni.

Il quarto caso di riciclaggio è stato rinviato (vedi sotto).

Caso di truffa allo Stato Discussione di appello anche per un caso di truffa ai danni dello Stato che vede imputato Santo Gigliotti, 45enne residente in provincia di Firenze, accusato di avere messo in piedi un meccanismo di false fatturazioni volto ad evadere l’Iva in Italia e ad ottenere un indebito rimborso monofase da San Marino. La Procura fiscale ha confermato l’accusa e chiesto di respingere l’appello. Stessa richiesta da parte dell’Avvocatura dello Stato, rappresentata in udienza dall’avvocato Alessandra Belardini. Dal canto suo il difensore di Gigliotti, l’avvocato Francesco Mancini, ha sostenuto che “le fatture non sono soggettivamente inesistenti e la documentazione non fu presentata da Giliotti. Non c’è sostanzialmente truffa per noi. Per questo chiediamo la riforma della sentenza appellata”. Il giudice Brunelli si è riservato la decisione.

Omicidio colposo Il caso è relativo alla tragica morte, durante una gara del rally “Rose’n Bowl”, del pilota Alessandro Pepe. Con la sua auto finì contro un muretto al bordo della strada che, secondo l’im- putazione, non era stato messo in sicurezza. In primo grado per questa vicenda sono stati condannati a sette mesi ciascuno, con pena sospesa, il direttore di gara, Mauro Zambelli, e il presidente della Scuderia San Marino, Sergio Toccaceli, oltre al risarcimento del danno da liquidare in sede civile. L’avvocato di parte civile, Tania Ercolani, ha chiesto la conferma della condanna di primo grado, rilevando che nessun contatto è stato preso in relazione al risarcimento, né risulta che vi sia una assicurazione per gli incidenti occorsi ai piloti. Conferma della condanna richiesta anche dalla Procura fiscale che ha anche chiesto di rigettare la domanda di audizione di un testimone da parte della difesa, ritenendolo ininfluente. L’avvocato, Alessandro Stolfi, ha invece soste- nuto: “Ci troviamo a discutere di un fatto grave, ma questo non ci deve distogliere dalla corretta ricerca della responsabilità penali. Quanto alle perizie riteniamo sia stata fatta confusione sul posizionamento delle rotoballe. Ad avviso di questa procura, poi, è fondamentale accertare l’efficienza della vettura di Pepe. Per questo pensiamo sia fondamentale ascoltare Trevisan sul corretto funzionamento dell’ammortizzatore della vettura”. La difesa ha chiesto “l’assoluzione per non aver commesso il fatto o in subordine perché non consta abbstanza della colpevolezza”. Il giudice si è riservato di decidere.

——————————-

Eccezione sul processo a distanza Udienza rinviata per farla in presenza

Era in programma ieri mattina l’udienza di appello del caso di riciclaggio dei soldi del lodo Imi-Sir, che vede imputati l’ex Direttore generale di Carisp, Luca Simoni, Gabriele Bravi Tonossi, com- mercialista e titolare effettivo di Lituis Investments Ltd e di DB Trade Limited, due delle società utilizzate per i passaggi di denaro contestati, e Filippo Luigi Ruggero Carlo Edoardo Dollfus De Volckersberg, finanziere e amministratore di DB Trade Ltd. Un caso nel quale viene contestato il riciclaggio per oltre 15 milioni di euro. Ieri mattina l’udienza di appello con i difensori collegati in video- conferenza. Udienza che, però, è stata rinviata per l’eccezione preliminare dell’avvocato Paolo Tosoni, difensore di Dollfuss, che ha eccepito come anche il processo di appello debba essere in presenza e improntato all’oralità, menomata nell’udienza in videoconferenza. Ha inoltre aggiunto che per l’articolo 17 del decreto 206 del 2020 che consente le udienze a distanza, il giudice deve tuttavia essere comunque in presenza in aula.

Il difensore di Bravi Tonossi, avvocato Lorenzo Moretti, si è rimesso a decisione del giudice pur sollecitando una fissazione a breve dell’udienza. Si è rimesso a giustizia il difensore di Simoni, Nicola Mazzacuva. Si era opposto al rinvio il Procuratore del Fisco, ritenendo la norma, secondo la ratio della tutela anticovid, applicabile ai Commissari della Legge e non ai Giudici di Appello che devono comunque venire a San Marino da fuori.

Il giudice David Brunelli, a fronte dell’eccezione e alla lettera della norma, pur condividendo l’interpretazione del Pf, ha deciso di rinviare l’udienza a breve e in presenza.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy