San Marino. In privato RETE promuove l’epurazione

San Marino. In privato RETE promuove l’epurazione

Spregevole azione di rete che in privato promuove l’epurazione

Rete non solo costruisce un castello di insinuazioni non provate da nulla, ma le veicola come verità assodate in una azione spregevole volta a gettare discredito sulle persone, allo scopo di indottrinare i propri adepti, che ammettono: non ho le prove di tutto quello che dicono, ma se fosse vero sarebbe grave e quindi ci credo. E’ esattamente il meccanismo del linguaggio d’odio, l’hate speech, che ammorba il web e i social e che Rete, ormai da anni, è riuscita a traspositare dalla realtà virtuale alla realtà concreta, in una sorta di hate speech 4.0 che viene veicolato faccia a faccia, davanti a una evocativa e taumaturgica birra, sulla base di informazioni frammentarie ma ritenute verosimili – seppure spesso false e non provate – che generano una fasulla narrazione alla quale però l’interlocutore vuole credere perché maschera o, meglio, giustifica lo scempio che a tutti gli effetti il movimento in cui ha creduto ha posto in essere.

D’altra parte il sistema è lo stesso che usava più grezzamente mister preferenza Matteo Zeppa, quando avvicinava i suoi interlocutori tra il primo turno e il ballottaggio e li invitava a non votare gli altri “che sono un coacervo di merda”, diceva elegantemente. E aggiungeva “meglio la Dc, perché almeno quelli li conosciamo”. Si è poi visto come li conoscessero.

Così bene, tanto da convolare a nozze col Partitone, pur negando il fidanzamento che già c’era, fino all’ultimo momento, anche attraverso l’insulto, un must del movimento abbondntemente usato anche oggi, nei confronti di coloro che lo facevano notare scrivendo la verità. I fatti attestano che chi mentiva era Rete. Un giochino spregevole dell’odio da inculcare verso le persone, assurto a strategia politica per denigrare chiunque la pensi diversamente e liberamente da coloro, come gli adepti di Rete, che liberi non lo sono affatto, perché sempre più servi della Dc.

A testimoniare tutto ciò è esattamente un loro sostenitore, che, provando ad alzare la testa esprimendo qualche critica, viene subito richiamato all’ordine da qualche emissario retino – tra l’altro opportunamente piazzato al caldo con incarico governativo – che lo invita ad andare a parlare di persona con quei ragazzi di Rete. E che cosa c’è che non si più dire pubblicamente? Viene fuori dopo, perché è lo stesso sostenitore retino a spiattellare, come se fosse la cosa più normale del mondo, la spregevole strategia messa in campo per avallare la pulizia etnica del tribunale.

Diversi utenti di facebook restano allibiti e schifati. Infatti, dice il sostenitore di Rete: “Ripeto non mi piace quello che sta succedendo ma, per ora, voglio fidarmi delle motivazioni che mi hanno spiegato in privato degli amici di Rete, e cioè che questa è una pulizia necessaria perché molti giudici nel tribunale non sono affatto liberi ed imparziali… Certo io non ho prove per sostenerlo ma bisogna guardare con attenzione a cosa è successo nella scorsa legislatura dove una banda di criminali ha preso possesso di banca centrale, cassa di risparmio ed alcune segreterie di stato. Trovo quindi plausibile che siano riusciti ad infiltrarsi anche nel tribunale. Quindi spero appunto che questa pulizia sia stata necessaria, anche con mezzi poco ortodossi, per scacciare la banda di criminali da tutte le posizioni strategiche dove si erano infiltrati”.

Un commento raccapricciante che fa rabbrividire. Cioè, questi convocano in privato una persona, le danno ad intendere che è necessario fare pulizia anche con mezzi “poco ortodossi”, per motivi su cui a lui non forniscono le prove motivando che le nefandezze che addebita agli altri sono plausibili. Una narrazione aberrante che questi trasportano anche nelle sedi istituzionali. E’ così, nella sede di Rete davanti a una birra, che da ora in poi si stabiliranno le condanne? Non c’è molto altro da aggiungere né da sperare.

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