San Marino. Infarto al ristorante, uomo salvo per miracolo. Parlano i testimoni: “Abbiamo subito iniziato il massaggio”

San Marino. Infarto al ristorante, uomo salvo per miracolo. Parlano i testimoni: “Abbiamo subito iniziato il massaggio”

“L’importante è che quell’uomo sia sano e salvo ma sono state scritte e dette diverse imprecisioni su quello che è successo”.

A parlare è una persona di San Marino che ha assistito venerdì sera all’infarto di un uomo italiano al ristorante Confine e Tradizione di Chiesanuova.

Innanzitutto non parliamo di un anziano – racconta a Libertas il testimone – ma di una persona di neanche 60 anni”.

Erano circa le 21:30 ed eravamo lì con tanta gente per cenare e poi ballare come facciamo abitualmente. Claudio (nome di fantasia, ndr) era seduto a parlare quando tutto d’un tratto è caduto dalla sedia. All’inizio pensavamo fosse scivolato ma ben presto ci siamo resi conto che aveva perso i sensi“.

Qui c’è il primo fatto determinante per il lieto fine della storia: la lesta reazione di alcuni dei presenti.  La rianimazione cardiopolmonare può essere fondamentale per salvare la vita degli individui soggetti ad arresto cardiaco e infarto, a patto che si svolta immediatamente. La sua esecuzione, infatti, consente al sangue ossigenato di raggiungere i diversi organi del corpo, cervello in primis, e mantenerli in vita.

La sala era piena e tra i presenti si sono fatti avanti alcune persone che avevano fatto il corso base per rianimatori. Sono stati bravissimi: si sono messi subito a fare il massaggio cardiaco. Altri hanno chiamato il 118“.

Non solo. “Un agente in pensione, conscio della significativa distanza del ristorante dall’ospedale di Stato, ha chiamato le forze dell’ordine“, ben sapendo da un lato che gli agenti sanno dove sono situati i defibrillatori sul territorio e sono addestrati all’utilizzo, e dall’altro che era alta la probabilità che una pattuglia fosse più vicina a Chiesanuova di quanto non sia Cailungo.

E così è stato. In circa 10 minuti una pattuglia della Gendarmeria è giunta sul posto. Insieme agli agenti è arrivata anche una infermiera di terapia intensiva del nostro ospedale ma fuori servizio residente nel Castello. Ha raccontato di aver sentito le sirene – racconta ancora il testimone – e di essersi precipitata qua al ristorante avendo immaginato che era successo qualcosa di grave”. Non era quindi a cena al ristorante, come riportato stamane dalla stampa italiana.

Nel frattempo i presenti non hanno mai smesso di massaggiare il malcapitato. “Sono stati bravissimi, si davano il cambio e tenevano il tempo per avere il giusto ritmo“.

Militari e infermiera hanno quindi portato con loro ed applicato il defibrillatore (che non era nel ristorante come riportato altrove) iniziando a scaricare, “ma Claudio non dava segni di vita. Sono stati minuti interminabili“.

Pochi minuti più tardi è quindi arrivata l’ambulanza. “Anche l’intervento dei sanitari del Ps è stato fondamentale – prosegue il testimone – perché con nuove scariche, ossigeno e farmaci sono riusciti a far riprendere coscienza al nostro amico“.

Con il cuore malconcio ma di nuovo attivo l’uomo è stato caricato sull’ambulanza e portato nel nostro pronto soccorso dove ha ripreso coscienza. Di seguito è stato portato all’ospedale di Rimini dove ha subito un intervento d’urgenza.

Vederlo tornare a respirare è stata una grande emozione – racconta ancora il testimone – anche se l’accaduto ha scosso molti di noi”.

Quindi a salvare la vita all’uomo sono stati i volontari presenti ed accorsi successivamente, i gendarmi con il DAE ed i sanitari del 118: un mix di professionalità, prontezza di riflessi e attivismo.

Un caso di successo di cui San Marino deve essere fiero.

Ma l’episodio ha sollevato un ricco dibattito nel Castello e sui social, di cui daremo conto nei prossimi giorni.

 

digià

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