San Marino. Isola di Capo Rizzuto, parco eolico: la Cassazione revoca la confisca

San Marino. Isola di Capo Rizzuto, parco eolico: la Cassazione revoca la confisca

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Parco eolico di Isola di Capo Rizzuto, la Cassazione revoca la confisca 

“Per l’antimafia il danaro proveniva dalla ‘ndrangheta. Le difese ne sostengono la provenienza legale da banche tedesche. Fascicolo aperto anche sul Titano e risulterebbe ancora pendente”

Antonio Fabbri

Nuova revoca della confisca per il parco eolico di Isola di Capo Rizzuto, in Calabria, progetto del quale era interessata anche la società sammarinese Seas Srl, rimasta per questo implicata nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia.

La Corte di Cassazione, lo scorso 23 febbraio, ha annullato con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello la confisca del parco eolico più grande d’Europa. Una operazione da milioni di euro, che secondo la Dda di Catanzaro è riconducibile alla cosca di Isola di Capo Rizzuto.Sono stati accolti i ricorsi di Pasquale Arena, 66enne funzionario sospeso del Comune di Isola e presunto ‘dominus’ del parco e quelli dei terzi interessati: Vent1 Capo Rizzuto Srl, proprietaria dell’impianto denominato Wind Farm Icr, ma anche Seas San Marino Tyger, Energy Project,  Pure Gmbh, Purena, Veda.

I giudici della Corte non hanno condiviso l’impostazione che nel giugno 2017 aveva portato la Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale penale di Crotone a disporre la confisca, confermata nel marzo 2018 dalla Corte d’Appello di Catanzaro. Gli atti saranno trasmessi a una diversa Sezione della Corte d’Appello di Catanzaro che dovrà rivalutare la vicenda seguendo il principio tracciato dalla Cassazione. “E’ stata dimostrata – spiegano i legali – l’assoluta estraneità dei proprietari del parco Eolico a qualsiasi cointeressenza mafiosa con il clan degli Arena e, in particolare, l’assoluta liceità dei finanziamenti ricevuti da banche tedesche e non da presunte cosche mafiose”, sostengono i difensori.

Il provvedimento di confisca era stato emesso nel maggio 2017 dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Vincenzo Luberto e del pm Domenico Guarascio ed era stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia tributariaGico di Catanzaro. La confisca era stata disposta nei confronti di Pasquale Arena, nipote del capo dell’omonima cosca Nicola e fratello del boss Carmine, ucciso a colpi di bazooka in un agguato nel 2004. Secondo l’accusa, il parco sarebbe stato da ricondurre alla cosca tramite Pasquale Arena, funzionario del Comune di Isola Capo Rizzuto, appunto. Nel dettaglio secondo  l’accusa dell’antimafia, Pasquale Arena, attraverso un articolato sistema basato su una fitta rete di società estere (con sede in Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino) detentrici formali delle quote sociali di tre società aventi sede a Crotone e a Isola di Capo Rizzuto, aveva avviato e realizzato, per conto e nell’interesse dell’omonima cosca, il parco eolico Wind Farm.

Ma perché la società sammarinese è finita sotto indagine? Il coinvolgimento della Seas riguarda la sua par tecipazione al 30%, nel la “Vent1 Capo Rizzuto Srl”, società proprietaria del parco. La travagliata vicenda del sequestro e dissequestro del parco Eolico è legata alle indagini e ai dubbi sulla provenienza del denaro. Il parco venne autorizzato dal Comune di Isola Capo Rizzuto tra il 2003 ed il 2006 e completato nel 2009. Subito iniziarono i problemi giudiziari e l’impianto venne sequestrato e dissequestrato più volte dal 2012 al 2016. Nel maggio del 2017 il Tribunale di Crotone – sezione misure di prevenzione – ordinò la confisca accogliendo la tesi della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro secondo la quale il parco eolico era gestito dalla cosca Arena. Una tesi che rappresentava una novità giudiziaria rispetto al passato quando il parco era stato sequestrato sull’ipotesi dell’illecita provenienza dei finanziamenti. Tesi quest’ultima, ritenuta non valida nei vari gradi di giudizio in quanto le difese dimostrarono che i fondi provenivano lecitamente da un Istituto di credito tedesco. Così il parco venne dissequestrato e restituito alla proprietà. L’ipotesi della gestione occulta da parte della cosca Arena, avanzata nel 2017, invece, aveva convinto il Tribunale di Crotone che ordinò la confisca, a carico di Pasquale Arena (ritenuto il dominus del parco per conto della famiglia Arena) di beni intestati a terze persone ma riconducibili a lui. Tra questi beni le quote della società Vent1 Capo Rizzuto, il parco eolico Wind Farm Icr con 48 aerogeneratori e tutte le relative opere accessorie.

Successivamente, nel marzo 2018, la  Corte di Appello di Catanzaro, condividendo la tesi dei giudici del Tribunale di Crotone, aveva confermato la validità della confisca. Validità ora messa in discussione dalla sentenza della Cassazione che ha accolto gli otto ricorsi contro il decreto di confisca presentati dai vari soggetti coinvolti nella vicenda. I difensori che hanno curato il ricorso sono  gli avvocati Franco Coppi, Francesco Laratta, Raffaele Bergaglio, Roberto Coscia, Leo Sulla, Gregorio Viscomi, Enzo Ioppoli.

Sul Titano, quando emersero i fatti, la Seas, i cui titolari vennero indagati nell’inchiesta, fu sospesa. In seguito venne riattivata, ma ad oggi non è più operante. Era stato aperto, in funzione di una rogatoria, anche un procedimento a San Marino, a quanto si sa, sarebbe ancora oggi pendente.     

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