San Marino. La diffamazione, gli insulti e le minacce che resteranno lettera morta, Antonio Fabbri

San Marino. La diffamazione, gli insulti e le minacce che resteranno lettera morta, Antonio Fabbri

La diffamazione, gli insulti e le minacce che resteranno lettera morta

La remissione di querela – rinuncia tra l’altro accettata da Ciavatta e Santi – e il conseguente ritiro della costituzione di parte civile da parte di Carisp, potrebbe comportare il venire meno dei primi tre capi di imputazione. Proprio quelli nei quali erano contestati la diffamazione semplice, la minaccia e la diffamazione via facebook. Resteranno così lettera morta gli insulti pronunciati dagli imputati quel 30 maggio 2018.

Per capire di cosa si tratti, giova richiamare quali fossero le offese contestate così come richiamati nel capo di imputazione: «siete dei coglioni e avete rotto il cazzo», dissero riferendosi agli stessi (Direttore e Presidente, ndr.) e ai membri del Consiglio di Amministrazione, e, riferendosi al Presidente Fabio Zanotti” dissero “«hai rotto il cazzo, tu sei il cancro per questa banca, tornatene a Bologna. Perché tu sei qua solo perché nominato dalla politica, ma non sai fare un cazzo»”. Poi “alla presenza dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale, dichiaravano, riferendosi al Presidente Zanotti”, affermarono: “«di sentire le tue supercazzole non abbiamo nessuna voglia, perché tanto non hai alcuna competenza, sei un nominato di AP e non fai altro che eseguire gli ordini

politici, perché non sei neppure in grado di fare l’avvocato, sennò saresti rimasto a Bologna a fare l’avvocato». Dichiaravano che i membri del Consiglio di Amministrazione percepivano un compenso di 40 mila euro annui «per non fare un cazzo e venire qua una volta alla settimana». E che il Presidente faceva gravare sulla banca le spese di vitto e trasporto: «spendi più tu per la benzina e il mangiare al ritrovo del mio stipendio».

Si vedrà quale sarà la posizione di Fabio Zanotti, ma in caso uscisse dal processo pure lui decadrà anche l’accusa di minaccia di Ciavatta nei confronti dell’ex Presidente: «io non vado più per le vie legali, ma ti aspetto qua sotto».

Visto il ritiro della querela, atto che occorrerà valutare se sia a tutela o in danno degli interessi di Cassa di Risparmio, decadrà anche l’offesa all’onore dei membri del Cda di Carisp, all’indirizzo dei quali, in un post su facebook, Ciavatta aveva scritto: «in cassa i fascisti danno il mandato al loro uomo di merda di denunciare ancora una volta la Tonnini? Il dialogo non lo si vuole, forse gli idioti non capiscono che dopo la mancanza di dialogo con noi c’è solo il confronto con il manganello. Andate a fanculo tutti, il buonismo è la premessa che conduce al fascismo!».

 

Ingiuria, difesa chiede prescrizione

Il Segretario Ciavatta è imputato anche per ingiurie nei confronti dell’ex consigliere di Ssd Stefano Spadoni. In tale caso l’avvocato Lara Conti ha chiesto che venga dichiarata la prescrizione processuale, per il decorso dei termini di indagine nel fascicolo che era in carico al Commissario della legge Simon Luca Morsiani. Alla prescrizione processuale, citando anche alcuni precedenti simili, sono opposti per la parte civile l’avvocato Enrico Carattoni, e il Pf Giorgia Ugolini. Il giudice Battaglino si è riservato di decidere.

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