San Marino. La negoziazione porterà a consolidare l’asse Rete-Dc

San Marino. La negoziazione porterà a consolidare l’asse Rete-Dc

La negoziazione porterà a consolidare l’asse Rete-Dc

Antonio Fabbri

Le dichiarazioni per la negoziazione post elettorale, depositate sabato scorso, hanno reso evidente quello che era già sottotraccia, seppure emerso più volte: con tutta probabilità la Democrazia cristiana si alleerà con Rete e Rete con la Dc. Entrambi hanno indicato quasi tutti per la negoziazione scartando però Repubblica futura come interlocutore. Se per Rf sia un titolo di merito o di preoccupazione, si vedrà. Di certo l’asse “demoretino” va nella direzione della restaurazione, a dispetto della parvenza di novità che vuole propinare Rete, la cui corsa al governo incontra molti sostenitori provenienti da un discutibile passato. 

Vero è che il rapporto ibrido tra Rete e Dc, che hanno suggellato il loro amore cantando insieme “bandiera rossa” ed esorcizzando così la presenza delle bandiere rosse nella competizione elettorale, avrà diverse opzioni dopo il voto. Se è vero che i conti andranno fatti con i dati a urne chiuse, posto che le elezioni vadano come le due forze politiche preconizzano, si possono però già ipotizzare diversi scenari.

Il primo è che Rete con Motus Liberi, quindi Dim, e Dc assieme siano sufficienti a loro stessi. In quel caso la negoziazione sarebbe semplice e darebbe vita a un governo Dim-Dc. Se i voti di coalizione e lista democristiana non dovessero bastare, l’asse avrebbe due forni ai quali attingere, sempre a seconda dei voti necessari per fare 35 seggi. Il primo sarebbe quello di Libera, il listone che ha aspirazioni da bacino di voti significativo, schierando 60 candidati. Epurato, poi, della componente Dem, parrebbe più malleabile ai desiderata di Dc e Rete.

Se però Libera dovesse essere un soggetto troppo ingombrante o pretenzioso quanto a posizioni e programmi di governo, i “demoretini” potrebbero optare per una alleanza con Noi per la Repubblica, che d’altra parte si è così assortita proprio per essere appetibile. Si ricostituirebbe quella compagine di opposizione che sfruttando ogni mezzo – compresi l’uso strumentale per fini politici della giustizia, del referendum e delle sedi internazionali – ha già portato, c’è chi sostiene anche con accordi sottobanco, alla famosa spallata per lo scioglimento del Consiglio, con modalità che hanno piegato e asservito le Istituzioni. A seconda dell’esito del voto, quindi, sulle scelte delle alleanze influirà il peso che le urne assegneranno alle forze politiche, considerato che in caso di necessità del terzo incomodo, potendo scegliere, chi va a governare avrà sempre maggiore interesse ad averne uno debole e, di conseguenza, più accondiscendente.

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