San Marino. La parola agli avvocati, oggi le arringhe dei difensori di Roberti, Antonio Fabbri

San Marino. La parola agli avvocati, oggi le arringhe dei difensori di Roberti, Antonio Fabbri

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La parola agli avvocati, oggi le arringhe dei difensori di Roberti

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Dopo le richieste dell’accusa, la parola, nel maxi processo sulla Tangentopoli sammarinese- Conto Mazzini, passa alle difese. Sarà seguito l’ordine del decreto di rinvio a giudizio. Oggi, dunque, toccherà aprire la fase delle arringhe difensive ai legali di Giuseppe Roberti, ritenuto dall’accusa il “deus ex machina” del sistema “Mazzini”, congegnato e collaudato per fare da collettore e redistribuire il provento di tangenti e non solo.

Secondo l’accusa, infatti, le ingenti dazioni che giungevano da più parti venivano poi polverizzate nei vari libretti dai nomi pittoreschi, ottenendo così il duplice scopo di fare perdere le tracce dell’origine del denaro e di destinare, ai membri della contestata associazione a delinquere, a ciascuno la propria parte. Oggi, dunque, sarà la volta della difesa di Roberti. Sono sei i capi di imputazione che vengono contestati al “Rasputin di Montefiore”, così lo ha definito anche il Procuratore del fisco richiamando il soprannome che a lui era stato dato in ambito politico dal professor Fernando Bindi.

Cosa ha chiesto l’accusa Per i capi contestati a Roberti, i procuratori del fisco, Roberto Cesarini e Giorgia Ugolini, hanno chiesto la condanna alla prigionia per 10 anni, multa di 18mila euro e la confisca di quanto finora sequestrato (1.078.547,56 euro più gli immobili) oltre alla confisca per equivalente fino alla concorrenza di 26.973.795,52 euro. Gli avvocati Rossano Fabbri, Francesco Pisciotti e Alessandro Petrillo, rientrato nel collegio difensivo nell’ultima udienza, dovranno dunque cercare di smontare le contestazioni mosse.

Cosa viene contestato a Roberti La prima accusa è quella di associazione a delinquere. Su questa si è concentrata la Procura fiscale nella prima parte della sua requisitoria, portando elementi a sostegno della contestazione, ritenendo che vi siano numerosi fatti, attività, registrazioni e comportamenti che confermino la sussistenza del sodalizio criminale anche in tempi recenti, addirittura successivamente all’inizio delle indagini di questa maxi-inchiesta. La difesa, dal canto suo ha già lasciato intendere, nella fase dibattimentale, di ritenere deboli gli elementi a supporto di questa. Posizione che con tutta probabilità oggi sosterrà nella propria arringa.

Le accuse di riciclaggio A Roberti, assieme ad altri, sono contestati anche quattro casi di riciclaggio. Il primo riguarda oltre 16milioni di euro passati per la famigerata Fondazione per la promozione economica e finanziaria amministrata da Pietro Silva e riconducibile a Claudio Podeschi, che per l’accusa erano provento di reati contro la pubblica amministrazione, falsa fatturazione, falsità in atti, truffa, ricettazione appropriazione indebita di fondi societari. Tra questi fondi anche i soldi che Simon Murray versò per la cosiddetta “tangente delle Tlc”. Tutti soldi che, passati per Fondazione, erano stati poi parcellizzati nei vari libretti e redistribuiti, oltre che, in certi casi, prelevati in contanti. In queste operazioni è contestato il ruolo determinante di Roberti. La seconda imputazione di riciclaggio riguarda le movimentazioni di 6,8milioni, per l’accusa trasferiti e occultati, per fare perdere le tracce della loro origine da diversi reati. Tra questi la dazione transitata sul famigerato libretto “Arrivederci” per la Nuova banca privata, poi diventata il Credito sammarinese di Amati. In questo capo di imputazione anche le contestazioni per il riciclaggio della tangente per l’acquisto della sede della Banca Centrale. Tutti soldi poi finiti, con il medesimo metodo della polverizzazione su vari libretti, in mano a politici. Terzo capo di imputazione per riciclaggio contestato a Roberti, quello relativo alle operazioni passate per Penta Immobiliare, per un ammontare contestato di oltre 3,2milioni di euro. Operazioni tra le quali rientrano quelle dei famosi appartamenti a Bologna e Urbino finiti poi nella disponibilità di Pier Marino Mularoni e Pier Marino Menicucci. Quarta contestazione di riciclaggio a Roberti riguarda le movimentazioni in FinProject con denari, sempre provenienti da libretti, occultati e trasferiti attraverso movimentazioni simulate e finiti, secondo l’accusa, anche in finanziamenti a parenti di Pier Marino Mularoni.

Le false comunicazioni sociali L’ultima contestazione di cui deve rispondere Roberti riguarda il suo incarico di amministratore di Penta immobiliare. L’imputazione è di false comunicazioni sociali. L’accusa ritiene che abbia falsato o omesso iscrizioni nei registri contabili della società. Su questo punto il Pf Giorgia Ugolini ha richiamato la perizia della dottoressa Manuela Graziani che ha parlato di “Gravi irregolarità nella contabilità di Penta”

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