San Marino. Lavori del Consiglio Grande e Generale, 21 marzo, notte. Dibattito. Agenzia Della Torre

San Marino. Lavori del Consiglio Grande e Generale, 21 marzo, notte. Dibattito. Agenzia Della Torre

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 20-22 MARZO

Giovedì 21 Marzo – Notturno 

 

Il dibattito sul report del Fondo monetario internazionale sulla Repubblica di San Marino è proseguito per tutta la seduta notturna, che si è conclusa con l’ultimo intervento del consigliere Luca Beccari, Pdcs, e la presentazione da parte sua di un ordine del giorno della maggioranza. La seduta riprenderà quindi con le repliche al dibattito, a partire da quella del segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici.

Di seguito una sintesi del dibattimento.

Mimma Zavoli, C10: “Ci troviamo di fronte un percorso difficile, alla luce delle indicazioni degli esperti dell’Fmi. Il problema più grande di San Marino è da ricercare anche nella sua condizione culturale. Non siamo stati allenati alle difficoltà che ci potevano cogliere. Le analisi che ci hanno portato sull’orlo del baratro sono note, gli effetti della persistenza nella black list pure. Il governo insediato da diversi mesi dimostra scarsa adeguatezza nell’affrontare i problemi, l’immobilità è il tratto che meglio lo rappresenta. La recente missione dell’Fmi ha dipinto il nostro futuro prossimo a tinte fosche, gli uffici dello Stato che dovrebbero interfacciarsi tra loro non riescono a farlo. Non per cattiva volontà, ma perché non viene consentita la crescita formativa. Ci dicono che la Pa è spropositata e dovrebbe prevedere una cura dimagrante, così il sistema pensionistico. Il governo dovrà essere coraggioso, lungimirante e resistere alle tentazioni di prendere scorciatoie troppo onerose per un piccolo Stato come il debito estero”.

Pier Marino Mularoni, Upr: “La delegazione del Fmi ci ha detto chiaramente come stanno le cose, descrivendo una situazione molto difficile dell’economia di San Marino. Se leggiamo il documento, anche se un po’ moderato rispetto ai ragionamenti fatti negli incontri privati, non possiamo più stare qui a ragionare e discutere, ma dobbiamo prendere il toro per le corna e reagire. Nessun accordo con l’Italia può riportare il Pil alla situazione precedente. Ci dicono che San Marino si è salvato perché i governi precedenti hanno lasciato una grande riserva e disponibilità nelle casse dello Stato. Quindi le politiche di sperpero degli anni passati sono state smentite dall’Fmi. Ci dicono sulla cassa di Risparmio che chi tiene le leve di comando, se non ha i soldi per ricapitalizzare, non dovrebbe continuare a gestire la governance dell’azienda. San Marino deve trovare risorse pari al 5% del Pil, ad ogni bilancio, e deve trovarle o nei risparmi o con nuove entrate, che il Fmi individua anche in tagli a Stato sociale e Pa, e in nuove tasse. E’ una ricetta classica per grandi e piccoli Paesi. Ecco perché dobbiamo ragionare sulla relazione ma non possiamo prenderla alla lettera e applicarla in modo standard, il nostro è un Paese particolare, ha una cittadinanza che andrebbe subito a soffrire di questa problematica e ha la Pa di un certo tipo che non può essere gestita con la mannaia. Quindi dobbiamo parlare di una riforma tributaria che individui nuove entrate attraverso un sistema di equità che porti ad allargare la base imponibile. Una politica fiscale penalizzante per le imprese creerebbe invece ulteriori problemi per le imprese sane e si accentuerebbe anche il problema del lavoro. Come Upr abbiamo fatto proposte per lo sviluppo, con interventi che purtroppo sono difficili, ma per questo vanno attuati con coraggio e accortezza, tra cui il rilancio del settore turistico e commerciale, agganciato anche al settore dei giochi se fatto bene, la liberalizzazione del settore commerciale, la sanità che può rappresentare l’eccellenza. Al segretario Felici chiedo che si tirino le fila del tavolo per lo sviluppo, è compito del governo fare proposte. Siamo stati i primi a lanciare l’idea della spending review e del tavolo per lo sviluppo, siamo pronti al confronto più approfondito e alla valutazione di ogni aspetto per ripensare alla crescita”.

Alessandro Mancini, Ps: “Poter giungere a un dispositivo ampiamente condiviso alla fine del dibattito è un’opportunità che non si può perdere. La fotografia del Fmi del nostro Paese è scura, con molti toni grigi, certifica quello che da tempo in vari modi diciamo in Aula, certifica uno stato dell’economia in difficoltà e ci da delle linee di sviluppo. Condivido che non debba essere la strada maestra, ma non può essere ignorata. Nel nostro Paese ci sono due mondi che abbiamo il compito di riavvicinare. Una parte importante di cittadini che dorme tranquilla che non ha incertezze sul futuro, è il mondo del 27. Poi c’è il mondo del 31, piccoli imprenditori, artigiani, famiglie che hanno disoccupati che non dormono la notte e che fanno fatica ad arrivare al 31. La sfida è riavvicinare questi due mondi. Ovvero, si deve intervenire nel mondo del 27, della Pa, con una politica seria, forte, legata alla revisione della spesa. Poi serve coraggio per andare a incidere su certe fasce di questo mondo, certe retribuzioni, che non possiamo più permetterci. Poi c’è il mondo del 31 cui non possiamo chiedere altri sacrifici, anzi dobbiamo farlo ripartire con una politica di sviluppo seria e con progetti concreti che il tavolo di sviluppo metterà in atto. Ma non possiamo perdere tempo, mi auguro che nel prossimo Consiglio possano arrivare linee di indirizzo e provvedimenti”.

Franco Santi, C10: “Riprendo alcune parole chiave di Simone Celli, ovvero rigore, sviluppo equità, cui aggiungerei verità e coraggio. Ci vuole infatti il coraggio di dire la verità per creare le condizioni per un terreno fertile in cui sia possibile cambiare tante cose del Paese, a livello di Pa, di rapporti tra istituzioni e mondo economico. La relazione del Fmi è l’ulteriore elemento offerto per ragionare su quello che vogliamo diventare. L’impostazione del governo nei suoi primi mesi ha dato come ricetta principale quella di fare sistema, quindi il tavolo per lo sviluppo e momenti di confronto su cui noi concordiamo, sono i canali giusti. Ma d’altra parte, ritengo sia necessario prima togliere qualche velo e ipocrisia. C’è chi si è compiaciuto che il Fmi ha riconosciuto un rapporto deficit-Pil buono e che le banche hanno stoppato l’emorragia. Ma se guardiamo il trend, è preoccupante perché ci dice che siamo in recessione da 5 anni. Si poteva fare di più e meglio prima, adesso è difficile trovare la quadra, sia per mettere in ordine i conti dello Stato, sia per trovare risorse per lo sviluppo. Su questo dobbiamo fare sistema e ragionare in modo concreto”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Non mi sento di dare eccessiva importanza al report, la situazione non rosea per San Marino l’aveva già illustrata la commissione per il controllo della Finanza pubblica. Sono d’accordo con quanto detto da Gian Nicola Berti sul fatto che ci piangiamo un po’ troppo addosso. E’ evidente che la situazione non è rosea, il governo deve prendere posizioni impopolari e l’opposizione deve avere il coraggio anche di appoggiarle per dare un’impronta positiva del Paese di collaborazione. Il Paese è messo male, il rapporto del Fmi evidenzia la situazione di estremo isolamento di San Marino rispetto l’Italia. Se non si riesce a uscire dalla black list nessuno può sapere cosa fare. Bisogna iniziare a parlare di autarchia e cercare di fare sistema con quello che abbiamo. In Islanda il Fmi diede le sue regole per far rientrare il Paese in certi parametri. L’Islanda si oppose, cercò alternative per farcela. Credo che ci stiamo un po’ svilendo, cercando di trovare risposte da altri quando dovrebbero essere al nostro interno. Sull’odg che verrà predisposto, la nostra posizione dipenderà dai suoi contenuti”.

Alessandro Rossi, Su: ” A mio giudizio, emerge nel dibattito ancora l’enorme distanza della politica dalla vita reale del Paese e la non piena consapevolezza della dimensione della crisi, emerge l’assenza di proposte concrete della politica per la sua risoluzione. La politica non ha la forza di intervenire con l’urgenza necessaria per affrontare la crisi e non si sono riscontrati parametri di convergenza sulle indicazioni dell’Fmi, senza nessuna forza di intervenire a priori della maggioranza. Il Fmi cita tra gli interventi da fare la patrimoniale che è in attesa da un anno, invece in questo Consiglio dobbiamo votare la sua proroga”.

Nicola Renzi, Ap: “Ci vuole grande rispetto nel relazionarsi al report dell’Fmi, autorevole perché viene da occhio esterno di organismo cui abbiamo deciso di aderire. Indubbiamente i dati che emergono meritano poi una sintesi politica. Emerge un quadro in bianco e nero che descrive un percorso che abbiamo intrapreso tempo fa. Vedere solo che la situazione difficile è non vedere tutta la fotografia. Non vedere il riconoscimento del nostro percorso sulla strada della trasparenza. Se vogliamo accettare la fotografia c’è un punto che parla di debito ridotto grazie agli avanzi accumulati nel passato e bisogna riconoscerlo, altrimenti non ne usciamo con proposta condivisa. Il Fmi riconosce anche intervento compiuto nei confronti del sistema bancario e finanziario. E poi ci dice che ulteriori interventi per un istituto fondamentale per il Paese dovranno essere presi in considerazioni, poi c’è punto della riforma tributaria e qui dobbiamo stare attenti al gioco politico che rimprovera la mancanza degli atti che invece si volevano compiere. Proprio su riforma tributaria è caduto il precedente governo. Sui suggerimenti non dobbiamo essere blandi. Ho sentito dire che i piccoli Stati non hanno contratto debito pubblico, credo sia vero, perché in passato tutti i micro Stati europei avevano condizioni di vantaggio e non è che non facessero debito perché erano estremamente virtuosi nel non volerlo fare, ma in momenti di ampie risorse sarebbe strano non fare accantonamenti. La miopia è il non essere riusciti ad immaginare il futuro del Paese laddove fosse finita la possibilità di sfruttare le possibilità di cui abbiamo goduto. Dobbiamo guardare con attenzione i suggerimenti del Fmi, dobbiamo agire, ma dobbiamo assolutamente far passare l’idea che ci può essere la speranza di riuscire ad uscire da situazione difficile. Credo che tagli e razionalizzazione dovremmo farli, con tutte le attenzioni alle fasce più deboli, ma non tanto perché ce li suggerisce il Fmi, dovremo essere noi in Aula a definirli, li dovremo fare perché dobbiamo inventare il nuovo sistema San Marino che non potrà più essere chiuso in se stesso, ma in collegamento con l’Europa.

Marco Podeschi, Upr: “La gente ascolta le parole di quest’Aula e ci chiede cosa stiamo facendo per il futuro del Paese. Credo che servano soluzioni concrete. La visita del Fmi ha portato, come tutti gli anni, a indicazioni di massima. Ma le parole dell’Fmi vanno soppesate, per anni abbiamo detto ‘che bella l’adesione all’Fmi’ ma non lo abbiamo utilizzato per avere assistenza tecnica e per formare generazioni, che potevano negli anni formare una classe di tecnici che oggi, in crisi economica, potevano dare soluzioni. Quelle che il Fmi ha iniziato a dare sono una ricetta standard per molti Paesi, tagli e aumenti di tasse, senza che siano considerati elementi peculiari per San Marino che è enclave dell’Italia e adotta l’Euro senza essere un Paese Ue. Nelle valutazione dell’Fmi mancano elementi fondamentali per lo sviluppo del Paese. Altri elementi erano presenti nella precedente relazione, riforme che l’Aula non ha mai visto, come quella fiscale che resta solo un impegno preso con il Fmi. Lo scorso anno con l’opposizione, all’interno della commissione Finanze, riuscimmo a raggiungere una forte condivisione e a distanza di un anno ci troviamo nella stessa posizione. Se maggioranza e governo saranno in grado di trovare una sintesi sulle posizioni dell’ opposizione sarebbe interessante arrivare a un documento condiviso”.

Francesca Michelotti, Su: “Il Fmi ci dice che le misure per portare il bilancio in avanzo non sono state efficaci, ma qualcuno gliel’ha detto che la patrimoniale non ha avuto ancora effetto? Le indicazione sono amichevoli suggerimenti o condizioni perentorie alle quali non ci si potrà sottrarre se non a costo di disastri e ritorsioni? Le soluzioni sono tasse e tagli, ma abbiamo la possibilità di individualizzare la ricetta alle specificità del Paese? Sulle tasse la mia è una posizione poco comunista, ritengo che comprimere troppo la capacità di spesa delle famiglie deprima i consumi interni e ciò significa attivare una spirale recessiva. Bene, allora andiamo a prendere i soldi dove ci sono, serve un impegno preciso, non possiamo pensare di prenderli dai soliti, i lavoratori dipendenti con uno stipendio basso. A questo governo manca lo slancio che l’emergenza richiederebbe, ci sarebbe stato bisogno di una partenza con un po’ più di sprint. In questo quadro cupo il Fondo ci dà qualche piccola nota di speranza, dicendo che negli ultimi mesi ci sono stati incoraggianti segnali di ripresa dei depositi bancari. Forse qualcosa si muove, nonostante la black list, sta a noi trasformare questo piccolo scatto in una ripartenza”.

Paride Andreoli, Ps: “La relazione del Fmi è molto chiara, emergono le reali difficoltà del Paese, legate anche a una mancanza di interventi, progetti e riforme utili ed indispensabili per realizzare il nuovo sistema Paese. Dal riferimento dell’Fmi si evince la gravità della crisi. Abbiamo il compito, rispetto ai cittadini, di approcciarci con molto realismo e grande senso di responsabilità e con la consapevolezza di quanto sta emergendo da tempo. Sono inderogabili provvedimenti coraggiosi per dare delle risposte. Il Fmi ha ricette di livello mondiale, per tanto dobbiamo tenere in dovuta considerazione ciò che ci suggerisce affinché possiamo intervenire. Ci sono soluzioni che non mi trovano concordi, come quando elogia l’esecutivo quando è intervenuto con imposizioni fiscali, che poi non hanno eliminato il disavanzo dello Stato. Ci sottolinea diversi aspetti sul futuro, toccando il rapporto con l’Italia. Noi lo diciamo da tempo che non si può bloccare l’azione utile al Paese solo perché siamo ancora in black list, non basta uscirne per realizzare un sistema economico diverso da quello passato. Mi chiedo perché non si è intervenuto ancora in settori vitali come quelli del turismo e del commercio, non capisco perché non si possa iniziare con un pri progetti con tutti gli attori”.

Luca Beccari, Pdcs: “Non riesco a interpretare la conclusione del Fmi come una ricetta. Non ci ha detto ‘fate questo per risolvere i problemi’. Ha invece fatto un’analisi della situazione che conosciamo, soffermandosi su un nuovo modello economico da trovare e sulla insostenibilità su costi e livelli di fiscalità. La struttura base della nostra economia è in qualche modo fragile, non era differenziata. Il Fmi non ci ha detto di azzerare il differenziale fiscale e lo stato sociale, ma ci ha detto di intervenire su questi due comparti. Condivido le proposte di ricercare nuovi driver di sviluppo per la nostra economia, ma non possiamo dimenticarci dei suoi limiti strutturali, non possiamo ritrovarci con disequilibri strutturali anche in futuro. Con l’analisi dovremmo ricercare, parallelamente allo sviluppo, una condizione neutrale ai cicli economici positivi o negativi. In Aula, di fronte alle cifre del Fmi parliamo lingue diverse. Si dovrebbe invece parlare su cosa deve ricadere il debito e se è sostenibile rispetto ai valori della nostra economia.

 

Do infine lettura dell’ordine del giorno: “Il Consiglio grande e generale, ascoltato il riferimento di governo sugli esiti della missione a San Marino del Fmi (…), osserva che il sistema economico sammarinese continua a vedere ostacolata la sua crescita dal persistere di condizioni di crisi economica internazionale e dalla permanenza degli effetti negativi della black list italiana (…), rileva (…) l’urgenza di decisioni e di scelte che consentano di affrontare la situazione di rilevante difficoltà con strumenti adeguati e tempestivi (…), impegna il governo a presentare entro il prossimo mese di aprile i provvedimenti attuativi scaturiti dal confronto al tavolo per lo sviluppo economico, a presentare i provvedimenti attuativi per la riduzione della spesa in relazione al lavoro svolto dal gruppo tecnico di revisione della spesa entro il mese di giugno, ad avviare l’iter legislativo della riforma tributaria e del catasto e l’avvio dello studio di un nuovo modello di imposte indirette”.

 

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