San Marino. Le case di don Bosco, Linda Perino. Bollettino Salesiano

San Marino. Le case di don Bosco, Linda Perino. Bollettino Salesiano

Bollettino Salesiano

LE CASE DI DON BOSCO

LINDA PERINO

Don Bosco sul Titano

Lo hanno desiderato e invocato, lo hanno amato e seguito nei suoi figli. Quando si è allontanato ha continuato a vivere nel cuore di exallievi e cooperatori affezionati. Finché lo hanno fatto tornare.
    
La Repubblica di San Marino, all’inizio del 1900, si presenta come uno Stato con scarsi mezzi economici a disposizione e con una economia prevalentemente agricola. La realtà sociale e civile è però in fermento e manifesta forti ideali di partecipazione democratica, di giustizia, di uguaglianza e di solidarietà. In questo contesto prende forma l’istanza di alcuni cittadini che mira all’istituzione di una scuola pubblica di arti e mestieri destinata alla formazione civile e morale dei giovani appartenenti ai ceti più poveri. Si valuta l’opportunità di affidare l’erigenda scuola ai Salesiani.
Il 29 marzo 1906 il vescovo del Montefeltro, monsignor Alfonso Maria Andreoli, scrive a don Rua: “Un signore della mia cara Repubblica di San Marino desidera erigere un istituto per arti e mestieri nei confini della medesima e vuole i suoi figli, i carissimi Figli di don Bosco, a dirigerlo. Egli elargisce allo scopo una buona sostanza, circa lire sessantacinquemila. La fabbrica potrebbe costruirsi presso una bella Chiesa dedicata alla Vergine, che già si trova aperta al pubblico, ben arredata e provvista, ed i Salesiani potrebbero reggerla ed officiarla. Tutto il resto verrà da sé e sarà una vera provvidenza e per i figli di don Bosco anche una compiacenza, avere una casa nella piccola ma storica e secolare Repubblica”.
La vita beata e la doccia fredda
La sera del 10 novembre 1922 i Salesiani arrivano finalmente a Borgo Maggiore. Si rendono immediatamente necessari interventi sulla struttura come l’adeguamento del terreno a cortile per il gioco.
E i ragazzi e i bambini di Borgo cominciano a frequentare l’Oratorio. Uno dei primi oratoriani ricorda: “Rappresentò qualcosa di molto nuovo per noi bambini vedere quel giovane (don Mannucci, chierico salesiano ventiduenne) candidato alla missione di sacerdote, sempre pronto a scendere nel piccolo cortile dell’Istituto e mettersi in mezzo al gruppo per rincorrere tutti insieme e con gran confusione quella palla che forse era l’unico giocattolo a nostra disposizione. O quando dall’alto della scala che portava al teatrino faceva dondolare una caramella che si doveva prendere con la bocca senza l’uso delle mani. Era il nostro divertimento ottenuto con l’impegno di un amico più grande, cosa alla quale non eravamo certo abituati”.
Il lavoro apostolico non manca e i Salesiani lo affrontano con lo spirito di don Bosco. Non è facile la loro presenza a Borgo Maggiore. Il 22 aprile 1930 il Direttore della Casa Salesiana invia una lettera al responsabile del Popolo Sammarinese, organo del Partito Fascista, che, in un articolo, aveva pesantemente criticato i Salesiani: «Il cronista, con punta ironica, parla di vita beata e tranquilla dell’Istituto Salesiano di Borgo. Ecco: Il rev.mo don Ulcelli, ex Direttore, che dopo sei anni di fatiche e fastidi, muore in una clinica di Bologna, non è indice di vita beata; il rev.mo don Mannucci, che estenuato di forze, per le fatiche e le occupazioni di sette lunghi anni, ora è pure lui degente in una casa di cura, non è indice di vita beata; l’attuale direttore don Sartori, che da non molti mesi, è uscito da una gravissima malattia che lo obbliga tuttora a mille riguardi, neppure lui è indice di vita beata: tanto meno poi in questo tempo in cui si trova solo, con la responsabilità dell’Istituto e del Santuario della B.V. della Consolazione e della Parrocchia di San Giovanni».
Un exallievo così ricorda la sua esperienza giovanile all’Oratorio negli anni segnati dalla presenza entusiasmante di don Ennio Pastorboni: «Vero e proprio punto d’incontro di tante persone di tutti i ceti sociali, l’Oratorio. Attraverso tante giornate, trascorse nel gioco, nel contatto umano, nella ricerca vissuta di legami sempre profondi ed autentici, prese radice, sotto la guida dei nostri sacerdoti, l’educazione di tante schiere di giovani, i quali soprattutto attraverso l’associazionismo (Azione Cattolica, gli indimenticabili Lupetti, Esploratori, Rovers) e la frequenza dell’Oratorio seppero legare generazioni di età diverse che si ritrovavano per vari motivi di comune interesse, creando così un tutt’uno di grande significato educativo. Nel campetto che noi ragazzi chiamavamo comunemente “il cortile” e negli ambienti della Casa nella quale si ritrovavano le sale di ricreazione e le sedi degli Aspiranti di Azione Cattolica e degli Scouts, nacquero per molti le prime serie riflessioni, i primi esempi sul valore dell’amicizia, sul rispetto degli altri, sull’importanza vera che assume la fede nella vita di un uomo, e soprattutto prendemmo coscienza verso un tipo di religiosità non opprimente, non ossessiva, così come certa cultura del tempo voleva trasmettere, far credere o presentare».
II 9 novembre del 1964 però arriva la doccia fredda: chiude la Casa Salesiana di Borgo Maggiore.
Il Congresso di Stato esprime al Signor Ispettore dei Salesiani “il rammarico del Governo sammarinese per la decisione adottata di ritirare la Comunità salesiana che da quarantaquattro anni svolgeva benemerita attività nella Parrocchia di Borgo e il miglior apprezzamento per l’opera che la Comunità salesiana ha esplicato nella Repubblica di San Marino e i suoi sentimenti di profonda gratitudine per il bene profuso fra la popolazione e in particolare fra i giovani con appassionato zelo e mirabile senso di abnegazione”.
Don Bosco ritorna
Ma don Bosco non lascia San Marino: continua a vivere nel cuore di tanti exallievi e cooperatori. Ritorna una prima volta nel 1988. È una gigantesca statua di bronzo di don Bosco benedicente collocata là dove per quarant’anni i ragazzi avevano pregato e giocato. Ma i tanti amici sammarinesi di don Bosco vogliono di più.
Don Eligio Gosti, parroco ed exallievo, scrive: «L’appetito vien mangiando. Infatti a tavola avemmo il coraggio di chiedere al Rettor Maggiore il ritorno dei Salesiani. La risposta fu diplomaticamente evasiva, ma lasciò uno spiraglio alla speranza. E la speranza divenne ossessione. Mai nella vita ho voluto una cosa con maggiore ostinazione del ritorno a San Marino dei Figli di Don Bosco.
Io che non amo il telefono, mi son messo ad usarlo fino a far infuocare la linea. Infatti il Rettor Maggiore che si era nascosto sulle Alpi Svizzere per un periodo di raccoglimento, fu tormentato dalle mie chiamate, dopo aver avuto il numero segreto per la complicità di certe suore. E don Viganò perse quasi la pazienza… “Ma avete già tanti religiosi…” Ma noi vogliamo i Salesiani! Il povero Rettor Maggiore, che aveva detto un primo sì, fu bloccato dal no degli Ispettori che erano a corto di personale. Ricorremmo alla preghiera».
La preghiera fu esaudita e i Salesiani tornarono a San Marino.
Il 1° settembre 1991 i Salesiani prendono in cura una nuova splendida chiesa parrocchiale e un magnifico oratorio nella zona residenziale di Murata e si buttano a capo fitto a costruire la nuova comunità parrocchiale, perché la nuova parrocchia risulta dall’unione di due precedenti, quella della Pieve e quella di Murata, ciascuna delle quali aveva la propria sede.
I quattro confratelli che compongono la comunità salesiana si rendono disponibili all’insegnamento della religione nelle scuole elementari, medie e superiori. In questo modo possono incontrare i fanciulli, i ragazzi e i giovani di buona parte della repubblica, che gradualmente frequenteranno l’oratorio rendendolo vivo e fiorente.
Il vescovo affida poi ai Salesiani anche la cura pastorale della parrocchia del vicino castello di Fiorentino.
Pur nelle difficoltà del tempo presente, che investono la chiesa in occidente, la presenza dei Salesiani è fortemente significativa e il carisma di don Bosco si diffonde tra i sammarinesi anche ad opera di un nutrito gruppo di exallievi (un centinaio di associati) e dell’associazione dei Salesiani cooperatori.

E nonostante tutto la storia continua.

(Settembre 2013)

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