San Marino. Lettera anonima: Iro Belluzzi, l’intervista di Antonio Fabbri

San Marino. Lettera anonima: Iro Belluzzi, l’intervista di Antonio Fabbri

Lettera anonima: scagionato dall’accusa, parla Iro Belluzzi

Antonio Fabbri

Nei giorni scorsi l’archiviazione del consigliere di Npr, Iro Belluzzi, scagionato dall’accusa legata a una lettera anonima nella quale, a quanto si sa, erano contenuti insulti ad altri consiglieri e anche a un Capitano Reggente. La vicenda, inevitabilmente, ha avuto anche risvolti politici, tanto che le forze politiche di Npr, con diverse sfumature, sono intervenute all’indomani della notizia dell’indagine. Indagine che per Iro Belluzzi è finita con l’archiviazione per la sua estraneità ai fatti. 

Dopo l’archiviazione dell’accusa sulla famigerata lettera anonima, immagino si sia sentito sollevato, è così? E come ha vissuto queste settimane? “Non nascondo siano stati momenti davvero difficili sia nella sfera pubblica che in quella personale. In proposito approfitto dell’occasione per ringraziare la mia famiglia e gli amici per l’affetto e il sostegno ricevuto in questi giorni di buio. Io che ho fondato la mia vita sulla coerenza tra quello che penso e quello che faccio, accusato di aver concorso alla redazione di una lettera anonima infamante verso diversi soggetti istituzionali e finanche della Reggenza? Tutti quelli con cui ho parlato mi mostravano la loro solidarietà e vicinanza, ma erano davvero pronti a credere alla mia estraneità? Quindici anni trascorsi a servire le istituzioni, cancellati da una macchia indelebile: questo era il pensiero che mi assillava. Ora sto meglio, ma la mia condizione potrà veramente migliorare solo quando si chiarirà completamente la vicenda”

Quali sono le motivazioni dell’archiviazione e perché, secondo lei, è stato indagato? “Ho ricevuto la comunicazione giudiziaria, e pertanto sono stato indagato, perché qualcuno ha fatto il mio nome come responsabile del fatto in accusa: sono stati sufficienti un paio di settimane al commissario della legge e alla Polizia Giudiziaria della Gendarmeria per arrivare alla conclusione che quanto prospettato a mio carico era del tutto inattendibile. Riguardo la seconda parte della domanda so perfettamente chi mi ha accusato, ma non conosco se questi abbia agito da solo o sia stato ispirato, ma se anche lo sapessi non potrei certo dirlo pubblicamente essendo accertamenti, questi, di competenza della magistratura che ci sta ancora, da quanto so, lavorando, nella quale ripongo fiducia”.

L’indagine, pare di avere capito, andrà dunque avanti. Che cosa si attende? “Mi attendo che se vi è un livello superiore, ispiratore di chi mi ha accusato, emerga”.

Aveva legato alcune sue scelte politiche al fatto di doversi difendere. Adesso che il caso, almeno per quanto riguarda l’accusa nei suoi confronti, è chiuso, pensa di poter riconsiderare le dimissioni dalla Commissione Affari di Giustizia? “È ancora troppo presto per dirlo. Quelle dimissioni sono state il frutto di un ‘confronto’ con i partiti di riferimento dopo la seduta del consiglio giudiziario plenario del 13 luglio scorso, come è stato evidenziato da un comunicato di Psd e Md di qualche giorno dopo. È vero che non sono più indagato, ma quanto accaduto mi ha portato a toccare con mano quanto l’attuale scenario in cui ci si trova a fare politica sia lontano da livelli fisiologici e, almeno per me, di tollerabile conflittualità. Le prossime settimane spero, anche alla luce degli eventuali sviluppi giudiziari, mi siano di chiarimento anche sul mio impegno pubblico”.

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