San Marino. Mazzini, nuove istanze istruttorie ed eccezioni

San Marino. Mazzini, nuove istanze istruttorie ed eccezioni

Mazzini, difese chiedono di acquisire relazione commissione Banca Cis

Nuove istanze istruttorie ed eccezioni, slittano le conclusioni dell’Avvocatura

Antonio Fabbri

Da calendario l’udienza di ieri doveva essere quella nella quale cominciare la fase finale della discussione, con le conclusioni delle parti. Nello specifico ieri era in programma l’intervento dell’Avvocatura dello Stato, parte civile nel processo.

Conclusioni che, però, sono slittate, considerato che sono state formulate nuove istanze dagli avvocati difensori, alla luce del deposito dei verbali dei Consigli giudiziari ordinari e plenari, degli ultimi mesi e più risalenti, oltre, soprattutto, alla relazione della Commissione consiliare di inchiesta su BancaCis, della quale i legali hanno chiesto l’acquisizione agli atti del procedimento.

Istanze formulate dagli avvocati per iscritto negli ultimi giorni e sulle quali i legali sono intervenuti ieri, facendo chiaramente emergere come tutto quanto accaduto sul piano politico – compresi i dibattiti nei quali membri del Consiglio grande e generale hanno mosso espliciti attacchi anche al Giudice delle Appellazioni – fosse alla fine elemento funzionale ad essere travasato nel processo Mazzini. O, almeno, questo è esattamente quello che è accaduto, tanto per gli interventi politici in Consiglio, quanto per i documenti prodotti in sede politica; tanto per gli interventi con affermazioni non vere pronunciati in Consiglio Grande e Generale, quanto per ricostruzioni e illazioni pronunciate nelle sedi politiche. Gli avvocati difensori hanno così chiesto di acquisire la trascrizione dell’intervento del Segretario Roberto Ciavatta e formulato anche istanza istruttoria perché venga interrogato come testimone. Istanze sulle quali l’Avvocatura dello Stato si è rimessa alla valutazione di giustizia del giudice, mentre la Procura fiscale si è opposta. Spetterà al giudice se ammetterli o meno.

Le prime istanze di ieri dei legali, si sono incentrate sugli interventi politici relativi alla conferma del giudice, alla scadenza del cosiddetto periodo di prova, sollevati per contestare la serenità di giudizio e l’imparzialità del giudice Caprioli. Esattamente come qualche consigliere aveva già fatto a Palazzo.

Le eccezioni sul Giudice delle Appellazioni In prima battuta l’avvocato di Claudio Podeschi e Giovanni Lonfernini, Stefano Pagliai, richiamando affermazioni di politici pronunciate in Consiglio e il verbale di un Consiglio giudiziario nel quale era intervenuto lo stesso Giudice Caprioli, ha illustrato la propria istanza per l’acquisizione di questa documentazione, finalizzata alla ipotesi di astensione o ricusazione del giudice, ritenendo una presunta non serenità di giudizio, proprio alla luce del contesto ambientale venutosi a creare attorno al procedimento. Stessi rilievi fatti anche dagli avvocati Maurizio Simoncini e Pier Luigi Bacciocchi. In particolare è stata sollevata anche la possibile influenza politica nei confronti di un giudice che, tra qualche mese, dovrà essere sottoposto a conferma. “Ci vuole un giudice nel pieno dei propri poteri, non un giudice sub iudice”, ha detto l’avvocato Bacciocchi.

A opporsi a questa lettura delle difese e, di conseguenza, all’acquisizione della documentazione richiesta, il Procuratore del fisco Roberto Cesarini: “Non si può essere condizionati dalle chiacchiere e dagli interventi funzionali in tutte le sedi, anche istituzionali, in riferimento a quella che può essere una strategia, che si è già avuto modo di vedere descritta nella sentenza di primo grado. Perché questo non è un processo politico, benché anche nei confronti di politici. Ora, qualcuno interviene anche strumentalmente e dice che il giudice deve anche apparire indipendente e imparziale e deve essere sereno, ma mi sembra che l’autorevolezza del giudice di appello non sia messa in dubbio da nessuno. Se la strategia difensiva, anche strumentalmente e anche attraverso la stampa, vuole trovare motivazioni per mettere in dubbio l’indipendenza e imparzialità del giudice, noi non intendiamo farci toccare da queste cose. Poi questo Paese farà quello che crede, ma penso che siamo arrivati a degli eccessi inaccettabili, in cui ciascuno può fare quello che vuole portando avanti strategie non solo politiche, ma che hanno ben altri interessi”.

Dopo la pausa, necessaria per arieggiare la sala, il Giudice Caprioli ha deciso sull’istanza di istruttoria di acquisizione degli articoli del sito Rimini2.0 che erano stati richiamati dalle difese e dei verbali del Consiglio giudiziario. “Sentite ulteriormente le parti”, ha detto il Giudice leggendo l’ordinanza, si rileva che “l’istanza istruttoria pare finalizzata a dedurre una ricusazione o eccezione di nullità del processo di appello per difetto di indipendenza del giudice” in quanto ancora sottoposto a periodo di prova. Il giudice ha però rilevato che egli stesso, nei verbali che la difesa ha chiesto di acquisire – e come risulta dagli articoli di stampa richiamati dai legali – aveva anche dichiarato di non essere condizionato e di non sentirsi in alcun modo condizionato dalle valutazioni di conferma e in particolare il giudice aveva sottolineato: “io non sono dipendente dalla politica e questo è ciò penso profondamente”, ha aggiunto. Non ha quindi accolto l’istanza istruttoria dichiarandola manifestamente irrilevante. Con ciò lasciando “impregiudicate le eventuali istanze di ricusazione o di nullità” da parte degli avvocati. In sostanza il giudice Caprioli ha evidenziato non esserci motivi per una sua astensione e, se lo riterranno, decideranno gli avvocati se presentare o meno la ricusazione.

La relazione della Commissione di inchiesta e le affermazioni di Ciavatta Difficile dire se la relazione della Commissione di inchiesta fosse finalizzata a fare saltare il Mazzini; l’uso che ne è stato fatto nell’udienza di ieri ha dato l’impressione che ci sia chi miri a fare sì che questo possa essere quanto meno uno degli effetti. Di certo le difese la utilizzano per questo. Allo stesso scopo pare essere utile anche l’intervento del 29 ottobre in Consiglio del Segretario di Stato Roberto Ciavatta.

E’ apparsa una azione congegnata anche alla pubblica accusa, che, infatti, si è opposta alle acquisizioni richieste.

Nella sostanza i legali, ha riassunto il Giudice Caprioli riportando le istanze scritte di questi giorni, hanno chiesto l’acquisizione della “relazione della Commissione di inchiesta su BancaCis; l’acquisizione di tutti i verbali delle testimonianze e, la difesa Podeschi, chiede il verbale di acquisizione della testimonianza di Federico d’Addario, le testimonianze rese da Buriani, Lazzari e l’acquisizione dell’intervento in Consiglio di Roberto Ciavatta. Chiede che sia disposta l’escussione di Roberto Ciavatta per chiarire i termini delle sue dichiarazioni”.

Queste le richieste delle difese come sintetizzate dal giudice. Poi ciascun legale ha specificato gli aspetti relativi al proprio assistito. Per gli avvocati le circostanze emerse dalla Commissione di inchiesta renderebbero “opaca l’istruttoria”. E’ così per la difesa di Fiorenzo Stolfi, sostenuta dagli avvocati Luigi Stortoni e Simone Menghini. Per l’avvocato Pier Luigi Bacciocchi, che ha richiamato sia la relazione sia i verbali, si riscontrerebbe “commistione tra inquirente e decidente” e “da parte del commissario Buriani la finalità di tutelare il gruppo Grandoni”, rilevando anche pressioni da parte di “Daniele Guidi, testimone in primo grado, verso Stolfi e Pier Marino Mularoni, e non viceversa”. Per l’avvocato Bacciocchi non ci sarebbe stato “nessun rispetto della legalità. Di qui la nullità del processo”.

L’avvocato Rossano Fabbri, difensore di Giuseppe Roberti ha sottolineato: “Il mio assistito lo dice dall’inizio. C’è stato un vero e proprio sviamento del potere giurisdizionale a favore di un interesse particolare. Abbiamo sempre ritenuto che il Mazzini sia stato disegnato con una abnormità tale da fare risultare questo procedimento enorme anche nei consessi internazionali. Giuseppe Roberti in quello che aveva paventato nel suo memoriale aveva ragione”.

L’avvocato di Luigi Moretti, Moreno Maresi, si è associato alle richieste dei colleghi. “Abbiamo dovuto scoprire che tutta una serie di fatti attinenti questo processo, solo apparentemente esterni, sono rilevanti. Stiamo parlando di notizie di natura certa: la relazione finale della Commissione di inchiesta e le dichiarazioni di Ciavatta che coinvolgono l’inquirente in relazione a questo processo”.

L’avvocato Stefano Pagliai, per Giovanni LonferniniClaudio Podeschi, insiste a sua volta per l’acquisizione delle dichiarazioni di Ciavatta.

Leggiamo nella relazione della Commissione di inchiesta che c’era un rapporto stretto tra Buriani e il gruppo Grandoni e la subordinazione degli interessi della giustizia alle istanze di quel gruppo di potere”, dice poi Pagliai richiamando in particolare la testimonianza di Stefano D’Addario, raccolta dalla Commissione e che richiama una telefonata di Guidi, che il teste avrebbe ascoltato nei corridoi di Banca Cis, il quale avrebbe spronato a procedere a un arresto nel giugno 2014. “In quel mese è stato arrestato Podeschi”, rileva Pagliai, sostenendo che quell’arresto fosse stato quindi ordinato, a suo dire, da Guidi. “Allora mi chiedo se non si debba fare luce rispetto all’arresto di Podeschi”, aggiunge.

L’avvocato Maurizio Simoncini parla di “totale illegalità nella formazione del presente procedimento”, sostenendo esserci stata “contaminazione” tra inquirente e decidente di primo grado, rendendo nullo l’intero processo.

Dal canto suo l’avvocato Maria Selva ha chiesto al Giudice di “definire le questioni poste prima della discussione di questo procedimento, in qualsiasi modo intenderà pronunciarsi. Diversamente non riusciremmo a svolgere le nostre deduzioni perché si tratta di questioni inerenti la legalità del procedimento”.

La Procura fiscale, tuttavia, si è opposta all’acquisizione tanto della relazione della Commissione di inchiesta, quanto delle dichiarazioni di Ciavatta. “Abbiamo una Commissione politica – ha detto il Pf Roberto Cesarinitesa a valutare responsabilità politiche, che dà mandato di trasmettere le sue risultanze agli organi giudiziari. Probabilmente, sicuramente penso, verranno aperti dei procedimenti, ci sarà la necessità di una verifica in questo senso di quello che una Commissione consiliare politica ha messo in rilievo. Se ci siano responsabilità per fughe di notizie riservate, violazioni di segreti di ufficio, interventi a favore di un gruppo… questo andrà verificato ed eventualmente contestato. Questo, però, non vuole dire che allora qui, in questo processo, è tutto nullo. Perché non mi pare che sia stato mai detto che si siano inventate delle prove. Si parla dell’istruttoria fatta anche dal giudice Buriani, ma non c’era solo lui. C’era un pool, altri erano d’accordo nello svolgimento delle indagini e nelle decisioni; ci sono stati provvedimenti impugnati dalle parti in cui sono stati chiamati a decidere il Giudice di appello e il Giudice per la terza istanza. Decisioni su fatti specifici. Non mi sembra che qualcuno abbia in qualche maniera avanzato dubbi o sollevato delle questioni inerenti questi passaggi. Allora se c’erano finalità diverse, bisogna dire che tutto il tribunale era d’accordo: il Dirigente, il Giudice di primo grado, il Giudice di appello, questa Procura, ognuno nell’ambito delle pro- prie competenze. Invece in nessun caso viene posto il dubbio sulle decisioni di merito. Non mi sembra che un relazione di una Commissione politica possa interrompere il procedimento in appello sul conto Mazzini. Così si pone in essere una difesa dal processo”.

Poi riferendosi a D’Addario ha aggiunto: “Ritengo inutile sentire un testimone che, se non ho capito male, si è presentato autonomamente. Sulle dichiarazioni dei politici nemmeno scendere. Non ritengo ci sia necessità di una verifica su fatti e dichiarazioni che dovranno, semmai, riguardare altri procedimenti penali”. 

Di qui l’opposizione del Pf alle acquisizioni documentali e testimoniali richieste dalle difese.

Il processo è stato aggiornato al 17 novembre quando il Giudice deciderà sulle istanze istruttorie. Ha chiesto anche all’Avvocatura e al Pf di tenersi comunque pronti se si dovesse procedere con le loro conclusioni. 

 

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