San Marino. Mazzini, riciclaggio favorito da chi si è girato dall’altra parte. Antonio Fabbri

San Marino. Mazzini, riciclaggio favorito da chi si è girato dall’altra parte. Antonio Fabbri

L’Informazione di San Marino

Mazzini, riciclaggio favorito da chi si è girato dall’altra parte

I vertici di Bcs beneficiati da somme fuori busta o compensi straordinari non hanno mai impedito o obiettato nulla sulle movimentazioni della associazione a delinquere

Antonio Fabbri

Le motivazioni della sentenza sulla “Tangentopoli sammarinese-conto Mazzini”, dopo l’introduzione entrano nel vivo delle contestazioni con la descrizione dell’associazione a delinquere e in particolare del “sistema”. L’associazione a delinquere è l’accusa del primo capo di imputazione contestata a quasi tutti gli imputati “politici” e ad esponenti del mondo bancario e finanziario.

L’associazione a delinquere Il giudice Gilberto Felici spiega da un lato in diritto quali sono gli elementi che constituiscono la fattispecie di reato e, dall’altro, rimarca le finalità della contestata associazione a delinquere che sono state descritte nel capo di imputazione. Il giudice Felici richiama una propria ordinanza nella quale sottolineava a gennaio del 2016 – laddove le difese eccepivano l’indeterminatezza del capo di imputazione quanto all’accusa di associazione a delinquere – che i “giudici inquirenti non indicano soltanto i reati-fine dell’associazione, ma si preoccupano anche di delineare i ruoli ricoperti nel supposto sodalizio dai partecipanti: Podeschi, Stolfi, Menicucci, Mularoni,Lonfernini e Marcucci apportavano ‘la rete di conoscenze e legami personali nei settori delle istituzioni, della politica e dell’economia’, Roberti era un ‘esponente del mondo finanziario, promotore dell’organizzazione attraverso Banca Commerciale Sammarinese e Fin Project ‘, Luigi Moretti intratteneva affari con gli esponenti politici ed era ‘collettore di tangenti’, Pietro Silva procacciava affari ed occasioni di illecito arricchimento, Gian Luca Bruscoli e Nicola Tortorella erano riciclatori seriali, pronti a prestare il proprio nome e la propria attività all’atto del rilascio delle autorizzazioni per l’esercizio dell’attività finanziaria”. Lo stesso decreto aveva parlato di “riscontro istruttorio particolarmente severo”, che pare invero essere stato raggiunto”, aggiunge il giudice nelle motivazioni.

Tutti insieme i nomi dei libretti Nelle motivazioni il giudice Felici, anche con uno schema grafico, ricostruisce tutte le movimentazioni dei libretti, in queste indicando come, anche attraverso le dinamiche del denaro e la sua destinazione, si ravvisi una delle prove dell’associazione a delinquere.

“Ben cinquanta libretti al portatore, con le più svariate e fantasiose denominazioni. Precisamente: Alcide, Alcide, Marlena, Jerry, Tom, Fondazione per la promozione, Argentina, Minnie, Pluto, Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei, Sette, Otto, Nove, Dieci, Undici, Michelangelo, Al portatore, Duemilasei, Nuova Banca Privata, Brasile, Pippo, Stelle, Palme, Don, Magie, Ciao, Etoile, Arrivederci, Ultimo, Ultimo, Settembre, Giuseppe Roberti, Fortunato, Natale, Giulio, Giulio 2, Alice, Serena, Aurora, Mercedes, Gian Marco Marcucci, Napoleone, Linda, Gru, Orizzonte. Le somme movimentate attraverso questi libretti al portatore sono superiori, con un calcolo approssimativo, a
decine di milioni di euro”.

Chi si è voltato dall’altra parte Di certo emblematico è il rilievo di come il sostrato fertile per l’attività dell’associazione a delinquere, fosse formato dall’indifferenza, quando non anche dalla la compiacenza, dei soggetti che hanno con il loro atteggiamento favorito, anche in cambio di prebende, l’attività di riciclaggio. “Gli atti danno conto in modo inequivocabile – scrive il giudice – del ruolo centrale, da assoluto dominus, che Giuseppe Roberti esercitava all’interno di Banca Commerciale Sammarinese, e quindi anche nello smistamento dei denari portati dai libretti: questa posizione, se non si può attribuire alla gestione più operativa e tecnica dell’istituto, esiste fuor di dubbio con riferimento alla gestione del passaggio delle somme oggetto di questa indagine. Emilio Della Balda (presidente dell’istituto, come Marcello Malpeli e Giuseppe Roberti), i vari direttori generali (Gilberto Canuti, Leo Marino Stacchini, Valerio Benvenuto), funzionari di elevato (Paolo Droghini, Giovanni Crosara, Stefano Bertozzi, Fausto Cucchi, Stefano Fratemali, Raffaele Pistillo) o meno elevato livello (Davide Giovagnoli), tutti però parimenti beneficiati con somme fuori busta o compensi straordinari, in certi casi dalla esilissima giustificazione obiettiva, non hanno mai impedito o obiettato nulla rispetto a questo tipo di movimentazioni. Solo una cassiera ha preteso chiarimenti per iscritto, sull’assurdità di una operazione dalla sottoscrizione passiva di tutti gli altri funzionari. Ma gli atti danno conto anche del ruolo di Giuseppe Roberti come – per usare la sintetica espressione dei giudici inquirenti – “collettore di tangenti” (ai fini di questo discorso, non muterebbe utilizzare una diversa definizione, quale “gestore e distributore di contributi senza causa nelle mani dei politici”).

Considerazione Non ci si può esimere dal notare, a fronte di queste motivazioni, come ci sia in quell’elenco di coloro che si sono “girati dall’altra parte”, anche chi oggi è prodigo di consigli e biasimo, talvolta pure ingiustificato e distorcente, verso le condotte altrui, in questo riscontrando persino un acritico, smemorato e supino appoggio anche da parte di forze politiche che da certi comportamenti dovrebbero, per la linea che dicono di sostenere, prendere le distanze

 

 

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy