San Marino. Multa a Buriani, probabile un processo pubblico

San Marino. Multa a Buriani, probabile un processo pubblico

L’informazione di San Marino

Il magistrato può impugnare il provvedimento. In quel caso si aprirà l’udienza e si scopriranno tutte le carte

Antonio Fabbri

Il decreto penale di condanna a 1000 euro di multa a carico del Commissario della legge Alberto Buriani su denuncia dell’ex magistrato dirigente Valeria Pierfelici per una frase pronunciata in ambito di Consiglio Giudiziario, sarà con tutta probabilità oggetto di impugnazione da parte del giudice Buriani. Si innescherà, dunque, un processo di primo grado. Va da sé che in quella sede verranno resi pubblici gli atti contenuti nel fascicolo e non è escluso che l’aula del tribunale possa vedere una discreta affluenza e interesse alla vicenda, seppur banale quanto al titolo di reato contestato, allo stesso tempo pesante per tutto quanto porta con sé. E probabilmente in quella sede si conoscerà di più anche dei famigerati verbali della Commissione Affari di Giustizia e Consiglio giudiziario, acquisiti agli atti di questo fascicolo e in parte già riportati nel decreto penale. Questo salvo espedienti per segretare il tutto come già accaduto in Consiglio.

Già quanto contenuto nel provvedimento a contorno del fatto contestato è comunque inquietante, a partire dalla famosa lettera depositata da tale “A.R.” che narra di un incontro con Claudio Podeschi che avrebbe chiesto all’interlocutore, stando a quanto riportato nella missiva citata nel decreto penale, di farsi latore del messaggio nei confronti dell’allora magistrato dirigente con due finalità: da un lato l’impunità in vista del secondo grado di giudizio e dall’altro, di fatto, la testa di Buriani. Circostanza, questa, riportata nel decreto penale come notizia di reato dalla quale ha preso le mosse il fascicolo.

Questa rivelazione ieri ha mosso una comunicazione da parte dell’avvocato Stefano Pagliai, legale di Claudio Podeschi, il quale smentisce i contenuti della missiva citata in atti: “Stando al contenuto evincibile dal decreto penale di condanna, Claudio Podeschi avrebbe richiesto all’interlocutore di comunicare alla dott.ssa Pierfelici la propria disponibilità a “smettere di combattere con lei” a fronte di un esito positivo del processo di secondo grado del processo denominato “Conto Mazzini” fornendole, altresì, “informazioni rilevanti sul comportamento del dott. Buriani”. Provvederemo già nelle prossime ore a richiedere al Giudice Inquirente di poter avere accesso al contenuto del fascicolo cui si fa cenno avendomi già il sig. Podeschi incaricato di procedere per il reato calunnia nei confronti del mittente di tali ricostruzioni infamanti inviate in Tribunale. Rispetto all’esito del secondo grado di giudizio del procedimento denominato Conto Mazzini la difesa del sig. Claudio Podeschi è tutta condensata nei motivi di appello depositati poche settimane fa da chi scrive. E rispetto a questi si attende fiduciosi di potersi trovare dinanzi al Giudice delle Appellazioni per rivendicare le proprie ragioni. Ricercare “garanzie” al di fuori di quella sede non solo sarebbe stato inutile ma evidentemente controproducente. (…) Confidiamo la Magistratura vorrà proseguire e fare piena luce. Se, infatti, l’apertura di un procedimento penale era senz’altro doveroso alla luce del contenuto di quelle comunicazioni altrettanto doveroso si ritiene sia andare fino in fondo affinché non restino dubbi di sorta sulla condotta di Claudio Podeschi, francamente stanco – ricordate la vicenda delle firme apocrife sulla lettera pervenuta al Congresso di Stato qualche settimana or sono? – di essere tirato in ballo rispetto a dinamiche di scontro cui lo stesso è – e vuole rimanere – del tutto estraneo”, conclude Pagliai.

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