San Marino. Oggi l’ultima udienza per le conclusioni. Antonio Fabbri

San Marino. Oggi l’ultima udienza per le conclusioni. Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

Oggi l’ultima udienza per le conclusioni poi il giudice Felici si ritirerà in camera di consiglio per la decisione

Difesa Bruscoli: “In questo processo elefantiaco comportamenti del mio assistito non sono reato” 

Avvocato Pari: “Non è un illecito gestire o possedere società”. I legali di giuseppe Moretti, Selva e Mazza: “Si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato”

 Avvocati Santi e Carattoni legali del greco Papadopoulos: “Come poteva pensare a illeciti quando i progetti vedevano partecipe mezzo governo?”

Antonio Fabbri

L’udienza di ieri mattina del processo sulla Tangentopoli sammarinese-conto Mazzini, si è aperta con le arringhe difensive dei legali di Sefanos Balafoutis, uno dei due greci a giudizio con l’accusa di riciclaggio per avere intrattenuto rapporto con Claudio Podeschi e Biljana Baruca. 

“Nel caso del nostro assistito pare verificarsi quasi un automatismo: ha avuto rapporti di lavoro professionali con Podeschi e Baruca quindi viene rinviato a giudizio e si trova nel mezzo di questa situazione”, ha detto l’avvocato Elia Santi. “Vorrei chiarire chi è Stefanos Balafoutis. A differenza di molti, quasi tutti qua dentro, è estraneo alla Repubblica di San Marino. Non ha avuto incarichi, ma ha solo intrattenuto rapporti di lavoro. Proviene dal settore sportivo come riferito da lui stesso e dalla relazione Aif. E’ procuratore, agente e sponsor di società di calcio greche. Il suo legame con l’Italia deriva dal fatto che ha frequentato università di Urbino a cavallo degli anni 2000. In questo frangente conosce la signora Baruca, presentatagli dall’ex consigliere della Democrazia cristiana dell’epoca, Gino Giovagnoli. In seguito Podeschi gli viene presentato come il compagno di Baruca. Poi solo a metà del 2010 Podeschi convoca Balafoutis, che collaborava con la compagna. Podeschi all’epoca rappresentava un ministro del paese. Nei colloqui in cui viene convocato si parla di diversi investimenti immobiliari che il governo avrebbe messo in atto di lì a breve. Catene alberghiere, stadio di calcio, idoneo aeroporto. Balafoutis conosce i presidenti del Panatinakos e dell’Olimpiakos e Podeschi gli chiede di poter essere introdotto con i presidenti di queste squadre, che sono degli armatori. Balafoutis presta la sua mediazione e fa fare a Podeschi la conoscenza di Petros Statis che poi apre la porta al rapporto di Podeschi con Phua”. Nell’ambito di questi rapporti si parla del progetto dell’Aman Resort.

“Si accordano per la mediazione di Balafoutis per 500mila euro. Un rapporto che Balafoutis pensava fosse con la Repubblica di San Marino. D’altra parte è presente alle visite agli Aman del Montenegro e Venezia dove, oltre a Podeschi, ci sono anche altri Segretari di Stato”. Questa la ricostruzione dei fatti tracciata dall’avvocato Santi che ha quindi aggiunto: “La destinazione dei denari è importante, perché questi soldi sono arrivati solamente dalla società Clabi a Balafoutis che non ha mai conosciuto la Black Sea Pearl. Ha sempre e solo avuto come riferimenti dei suoi affari Baruca e Podeschi, che è sempre stato identificato come appartenente alla coalizione di governo. Non aveva difficoltà a pensare che tutte le transazioni avvenute con Podeschi fossero lecite”.

Poi la questione della restituzione di una parte del dei denari avvenuta attraverso MoneyBookers, una società di moneytransfer e di investimento. “L’accusa scommette forte su questi passaggi per affermare la sostituzione di denaro da parte di Balafoutis per tramite della società Moneybookers. Ma è un abbaglio. In fase dibattimentale, infatti, abbiamo prodotto un documento per spiegare cosa era questa Moneybookers. Una parte dei soldi destinati a Balafoutis venne sì versata su questo intermediario, ma siccome vi erano stati dei problemi nell’identificazione del destinatario, i soldi tornarono indietro automaticamente e poi, lo stesso Balafoutis, dispose di bonificarli sul suo conto corrente. Poi fu egli stesso a versarli su Moneybookers dove aveva un investimento personale. Non è stato dunque un passaggio ai fini di occultamento e restituzione, ma dovuto a un problema tecnico”.

Di qui la richiesta di assoluzione, poi formulata compiutamente dal collega Enrico Carattoni. L’avvocato Carattoni ha sottolineato anche la condotta processuale di Balafoutis. “Prende l’aereo da Atene e di sua spontanea volontà rende delle dichiarazioni. Sa di essere indagato quando va al ristorante e scopre che la sua carta di credito non funziona e in banca gli dicono che ha dei problema. Viene a San Marino quando ci sono persone in carcere, le sue affermazioni assumono così importanza e attendibilità, anche perché è da escludere che abbia condiviso la versione con chi in quel frangente si trovava sotto custodia cautelare”. Posto dal legale anche il problema su dove si sarebbe verificato il riciclaggio, dato che i passaggi di denaro sono ricostruiti tra Black Sea Pearl, società delle Isole Vergini, Clabi, società delle Marshall e il soggetto greco.

“Dove si sarebbe verificato il presunto riciclaggio? Fuori”. Posti anche qui dubbi sulla provvista, proveniente dalla cosiddetta “Vanange connection”, vicenda archiviata dall’autorità svizzera, e poi legata alle attività dei junkets, società di procacciatori di giocatori nell’ambito dei casinò, di Macao. Attività lecita secondo la difesa, dunque, non è provato il reato presupposto. “Oltre a questo, manca l’elemento psicologico del reato per il nostro assistito. Podeschi è segretario di Stato, il progetto dell’Aman Resort è reale. C’erano anche dei plastici. Erano state individuate diverse aree alternative. C’era una verosimiglianza, non poteva considerarsi un progetto fasullo, anche se lo fosse stato. Un cittadino greco va in viaggio in Montenegro e a Venezia con cinque o sei Segretari di Stato: cosa deve pensare? Che sono tutti membri di una associazione criminale? Impossibile pensare che sia tutto frutto di un complotto.

E’ chiaro, dunque, che la buona fede di Balafoutis è provata anche da questo”. Gli avvocati Enrico Carattoni ed Elia Santi, hanno quindi chiesto “assoluzione con formula piena per carenza del reato presupposto. In secondo luogo assoluzione con formula piena o quanto meno con formula dubitativa, in ordine all’assenza dell’elemento psicologico del reato. In estremo subordine, visto che è l’unica condotta di restituzione che è stata contestata riguarda diecimila euro, chiediamo diminuzione di un grado della pena vista esiguità delle somme”.

L’avvocato Nicola Maria Tonelli E’ toccato poi all’avvocato d’ufficio, Nicola Maria Tonelli, difensore di Stefanos Papadopoulos, assieme a Balafoutis, accusato di riciclaggio nei rapporti con Podeschi e Baruca. “Nessuna delle parti civili ha fatto minimamente riferimento a Papadopoulos. Neanche procura fiscale, a parte la richiesta di condanna. Vorrei rilevare che l’attività di secretazione dei fascicoli processuali ha determinato l’assoluta impossibilità di poter partecipare alle fasi iniziali di genesi dell’inchiesta. Questo lasso di tempo ha determinato l’impossibilità di Papadopoulos di contrastare le contestazioni a suo carico. In ogni caso, chiedo in via principale l’assoluzione con formula piena perché i fatti non sussistono. In subordine con formula dubitativa per carenza dell’elemento psicologico del reato”.

L’avvocato Maria Antonietta Pari E’ toccato quindi all’avvocato Maria Antonietta Pari che ha avuto l’arduo compito di difendere l’imputato nei confronti del quale la Procura fiscale ha chiesto la pena più pesante a dodici anni di prigionia. Il difensore di Gianluca Bruscoli ha posto inizialmente l’accento su alcuni punti di ordine generale come la necessità di andare oltre ogni ragionevole dubbio nelle decisioni. Evidenziato anche il tema dei diritti sulla carcerazione preventiva. 

“Dove non vi sono limiti alla carcerazione preventiva, non vi sono certezze. Così a fronte di ciò, il fatto che il mio assistito non abbia potuto partecipare al processo, è stato per questa difesa penalizzante, perché lui conosce esattamente come sono andate le cose”.

Quindi ha proseguito. “Certo, il mio cliente ha avuto, acquistato e guidato società, ma questo non è un reato. Anzi, se si vuole guardare l’affectio societatis, quanto alla contestata associazione a delinquere, il mio assistito ha avuto varie società con costi di costituzione, di gestione, varie tasse e imposte pagate, investimenti per circa 22milioni, a fronte dei quali avrebbe preso parte all’associazione… per avere in cambio che cosa? Un incarico diplomatico di second’ordine in Libia. Beh, questa è la prova provata dell’estraneità ai fatti del mio assistito. Anzi, come andarono le cose all’epoca il mio cliente lo ha sempre detto. E non ha avuto remore. Era dalla parte di chi dava il denaro e non di chi lo percepiva”.

Anche l’avvocato Pari ha sostenuto la carenza della prova in ordine ai reati presupposti. “L’esistenza del reato presupposto deve essere delineata in maniera schiacciante – ha detto – Gli indizi devono essere gravi, precisi e concordanti e mai si può invertire onere della prova”. Poi l’avvocato Pari ha fatto un parallelismo: “Quello che è accaduto all’epoca sta accadendo ancora oggi con Asset Banca. All’epoca venne fatta irruzione armata presso la Finproject perché si temeva ci fossero terroristi libici Le chiacchiere fanno miracoli. Si colpì FinProject per poi, indebolendo uno dei soci di Bcs, acquisire la banca a costo zero. Tutto si giustificava all’interno con l’indipendenza di Banca Centrale. Una operazione che fu gestita da quella stessa direzione processata negli ultimi anni. Tutte le suggestioni di questo fascicolo sono un falso storico – dice l’avvocato – Non possono stare nella stessa associazione coloro che hanno pagato milioni per le licenze con chi li ha ricevuti. Ora è evidente che oltre ad essere un processo politico, ha avuto origine da forti interessi economici”, ha detto il legale.

Contestate dall’avvocato Pari le pesanti richieste della Procura  fiscale. Sull’impianto probatorio l’avvocato di Gianluca Bruscoli afferma: “Siamo di fronte a una coperta corta, dovunque la si tiri lascia scoperta una parte. Le chiedo di ragionare con la mente di allora – ha detto rivolgendosi al giudice Felici – Il mio assistito è vittima di gravi errori di valutazione sulle sue condotte, inesistenti o prive di rilevanza penale. Certo, ha ricoperto incarichi. Ma ricoprire incarichi non è reato. Come lui, ad esempio, Germano De Biagi e Alberani hanno avuto incarichi, ma loro non sono in questo processo. Non ha mai percepito profitti corruttivi, ma anzi ha sempre pagato per ottenere licenze e società. Non ha mai orientato competizioni elettorali. In questo elefantiaco processo non ci sono comportamenti del mio assistito che costituiscano reato. Non vi sono condotte contestate tra il 98 e il 2006, quindi non si può dire che FinProject è stata costituita per agevolare l’attività del gruppo criminale. E’ un altro elemento di accusa che si sgretola”.

L’avvocato Pari sostiene poi che non si è riusciti a risalire ai reati presupposti. “C’è un vuoto”, afferma. “Non vi è neppure la conoscenza tra tutti i compartecipi dell’associazione”, aggiunge. Sui singoli capi di riciclaggio, poi, l’avvocato Pari evidenzia per ciascuno o la carenza dell’accertamento del reato presupposto o la mancanza della consapevolezza, quindi difetto dell’elemento psicologico, sulla provenienza illecita del denaro. “L’illecita provenienza del denaro deve essere dimostrata dall’accusa e non si può pretendere che sia la difesa a doverne dimostrare la liceità”. Ripercorse quindi le singole vicende come già aveva fatto la collega Caterina Filippi il giorno precedente per Tortorella, richiamando le vicende dei mandati con nomi di animali, i denari dei cinesi e i mandati fiduciari con nomi di fiori. Tutti casi in cui il legale ha sostenuto la liceità della condotta di Bruscoli.

“Peraltro se l’irregolarità è imputata a Finproject, non si vede perché debba essere ricondotta al solo Bruscoli quando c’erano organismi societari che prendevano decisioni”. L’avvocato ha quindi chiesto per tutti i capi di imputazione l’assoluzione piena “perché il fatto non sussiste o perché non è stata accertata la provenienza delle somme da reato o per carenza dell’elemento psicologico. In subordine, perché non consta abbastanza della colpevolezza. In ulteriore subordine le condotte vanno inquadrate nel corretto tempus commissi delicti e applicata la pena più favorevole e la prescrizione”. La Procura fiscale ha chiesto anche, a carico di Gianluca Bruscoli, la confisca per equivalente per oltre 219milioni. Domanda che la difesa ha chiesto di rigettare in toto.

La difesa di Giuseppe Moretti A chiudere l’udienza di ieri gli avvocati Alberto Selva e Francesco Mazza, difensori di Giuseppe Moretti che a suo carico ha due capi di imputazione: uno relativo al riciclaggio attraverso Penta immobiliare, l’altro per false comunicazioni sociali nella stessa Penta. La Procura fiscale ha chiesto per lui la condanna a quattro anni e un mese.

“Giuseppe Moretti quando ha comprato Penta – ha detto l’avvocato Selva – l’ha comprata per gli scopi che abbiamo detto: perché glielo chiedeva Lanci, che voleva avere una immobiliare operando in quell’ambito. Ha avuto la sfortuna di andare a incappare in Penta, società che fino a quel momento era sana. Poi emersero le notizie sui giornali e anche Lanci si tirò indietro”. Inoltre “anche Roberti fino a quel momento era persona sulla quale non veniva sollevato alcun dubbio”, ha detto l’avvocato Selva. Il legale ha evidenziato, nel caso del riciclaggio, l’assoluta carenza dell’elemento psicologico del reato e ha citato la giurisprudenza di appello dei recenti casi Balsamo, Pellicci e Scardaccione. “Il processo può aver fatto emergere tutto, tranne che Giuseppe Moretti sapesse”. Anche sulle false comunicazioni sociali. “L’irregolarità c’è, ma anche qui deve esserci il fine fraudolento, serve il dolo specifico che qui non esiste”. Ha proseguito l’avvocato Francesco Mazza che ha contestato la compartecipazione di Giuseppe Moretti tanto nel contestato reato di riciclaggio attraverso Penta, quanto la sua volontà fraudolenta nella firma del bilancio della società. “Si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato”, hanno detto i legali che hanno chiesto l’assoluzione.

L’ultima udienza Oggi l’ultima udienza per le conclusioni sui soggetti giuridici a giudizio, nella quale verranno trattate dal difensore d’ufficio le posizioni delle società: Casati Srl, Rp srl, Altamarea srl e Penta immobiliare Srl. Al termine dell’udienza il giudice Gilberto Felici si ritirerà in camera di consiglio e comunicherà la convocazione, ora e giorno, per la pronuncia della sentenza.

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