San Marino Oggi: Monofase, il primo della classifica ha maturato un debito di 11,3 mln

San Marino Oggi: Monofase, il primo della classifica ha maturato un debito di 11,3 mln

San Marino Oggi

Sono 1.500 i furbetti. Claudio Felici, forse, ne svelerà un terzo in Consiglio

Monofase, il primo della classifica ha maturato un debito di 11,3 mln 

Non é il solo creditore milionario: seguono due da oltre 5 e uno da 3,3.

 

Una serrata serie di “No” pronunciata
dal segretario Finanze Claudio
Felici alla richiesta di rendere
noti gli autori del buco negli incassi
della Monofase da 188,534
milioni di euro. Dal No all’accusa
di lassismo, al no alla volontà di
chiudere un occhio anzi due; dal
No all’ipotesi di condono, al No al
tentativo di non recuperare dove
c’è un minimo spazio per farlo.
Insomma non c’è nell’esecutivo,
nella segreteria e negli uffici tributari
l’intenzione di far decantare la
situazione. Secco pure il “No” del
segretario Felici a pubblicizzare
l’elenco degli evasori della Monofase.
Questi sarebbero circa
1.500, “Ma solo 500, forse 1.000,
potremmo ufficializzarli”.
Anzi, Claudio Felici, invita ad andare
in Tribunale e verificare le
sentenze di fallimento, di liquidazione
sia volontaria che coatta.
Tutti fascicoli chiusi con sentenza
definitiva e, quindi, facile ricavarne
gli importi.
Ecco gli importi. Il segretario
Claudio Felici si è sbilanciato: “Ai
primi posti c’è una azienda con 11
milioni e 300 mila euro di debito
(tutta monofase, non conosciuti
importi di contributi, tasse ed altro
eventualmente inevaso), poi
sul podio due creditori rispettivamente
da 5.400 mila e 5.067 mila
euro; più staccato, medaglia di legno,
il quarto da 3.300 mila euro.
Insomma cifre importanti che restano
segretate nei fogli che il direttore
dell’Ufficio Tributario Stefania
Meloni teneva gelosamente
coperti sul tavolo, scoprendoli
solo due tre volte ma visibili solo
al segretario. Facile anticipare
che i nomi che saranno resi noti,
nel tempo, saranno quelli minori
(sotto i 10-15 mila euro?) si ipotizza
per lo più artigiani e piccoli
commercianti.
Ieri Claudio Felici si è sbilanciato
nello stilare una scaletta dei 188,5
milioni. (Inciso, la cifra è indicativa
essendo soggetta agli incassi
di ingiunzioni di pagamento in
corso e non ancora contabilizzate
dall’ufficio tributario). La scaletta
Felici: 5.700 mila esigibili, 56.300
recupero possibile, 27.200 da
liquidazioni volontarie, 68.013
aziende fallite o liquidate volontariamente,
2.038 pagamenti dilazionati,
4.000 società radiate con
sentenza giudiziaria.
Ad insistere si ottiene solo risposte
in un certo qual modo scontate.
Forse Claudio Felici vorrebbe
esternare la sua rabbia per la situazione
che lo vede a dover coprire
buchi di bilancio senza poter
battere i pugni sul tavolo. Essere
uomo di governo l’obbliga ad una
maggiore diplomazia. Infatti non
solo nega la pubblicità degli evasori
ma dice e non dice su quanti
saranno ufficializzati. Insomma si
prende alcuni giorni di riflessione
“Nel prossimo Consiglio potrei
svelarne alcuni. Sì, potrebbero
essere coinvolti anche alcuni politici”.
Chissà se partirà da 30 anni
fa quando si iniziò ad accumulare
i 188,5 milioni di credito. Ma lo
Stato cosa ha fatto per impedire
l’accumularsi di tanti crediti?
“C’è stata una gradazione nelle
modalità di recupero; diverse
ovviamente le tipologie delle responsabilità
dei debitori come ad
esempio società già notoriamente
fallite, altre ancora operative
ma con procedure di recupero in
atto; comunicare i nomi si rischia
di danneggiare sul mercato le
aziende e subire ritorsioni legali”.
Dunque nomi segretati dei furbetto
e coinvolgimento di imprenditori
sfortunati ma corretti?
Il pensiero del segretario Claudio
Felici è fin tropo lineare: “Dobbiamo
trovare la forma migliore per
renderli noti”. Da qui la mezza
promessa: “Ne parlerò con i capo
gruppo consiliari prima di entrare
in Consiglio”.
Insomma una questione estremamente
delicata, da condividere
con l’intero parlamento.

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