San Marino. Orazio Mazza dimesso dall’ospedale dopo 109 giorni

San Marino. Orazio Mazza dimesso dall’ospedale dopo 109 giorni

Dopo 109 giorni di degenza Orazio è stato dimesso dall’ospedale

La testimonianza della moglie Marisa Neri

Colpito dal Covid, la sua condizione era stata giudicata gravissima

Ieri dopo 109 giorni di degenza, mio marito Orazio Mazza è stato dimesso dall’ospedale di Stato. Abbiamo provato una gioia indicibile quando è tornato a varcare la soglia di casa. Colpito dal Covid, in assenza di patologie pregresse, con un fisico robusto nonostante l’età, dopo 4 giorni di febbre, al momento del ricovero, la sua condizione è stata valutata gravissima.

La polmonite causata dal virus era stata devastante. Dopo 20 giorni di ricovero in terapia intensiva la diagnosi è stata: Orazio è su un crinale.

Di fronte alla disperazione mia e dei miei figli a cui non si potevano dare illusioni, il primario, dott. Bruno Esposto, uomo solido e concreto dice: “noi andiamo avanti, faremo tutto il possibile per salvarlo! Dopo 67 giorni di ricovero in reparto di terapia intensiva, 5 giorni di degenza in semintensiva, 37 giorni presso il reparto di medicina da cui ieri è stato dimesso, abbiamo potuto riabbracciarlo.

Dopo 67 giorni di ricovero in reparto di terapia intensiva, 5 giorni di degenza in semintensiva, 37 giorni presso il reparto di medicina da cui ieri è stato dimesso, abbiamo potuto riabbracciarlo. In tutto questo tempo, concentrata quotidianamente sul decorso della malattia di mio marito, poco ho seguito le dinamiche delle polemiche politiche che non so valutare, se motivate o meno. Ciò che invece ho potuto verificare in modo inequivocabile è quanto sia grande e prezioso il dato di fatto.

Siamo una piccola comunità equiparata ad un medio comune italiano, disponiamo di un ospedale di Stato, (giudicato da diversi inadeguato, tanto da volerlo sostituire), mentre io che l’ho potuto toccare con mano ne ho apprezzato i suoi punti di forza. Forse è vetusto, ma pulito e ben tenuto, disseminato di finestre dalle quali entrano luce ed aria, che alimentano in ogni paziente la speranza della vita che li aspetta fuori. La vera fondamentale forza è costituita dal personale sanitario e dai protocolli che vengono utilizzati per le cure.

I medicinali somministrati sono i migliori che la ricerca mette a disposizione anteponendo la qualità a logiche di risparmio economico.

Per ultimo e primo per importanza, la professionalità di tutto il corpo sanitario. Cominciando dai medici di base che ci accompagnano nell’arco della nostra esistenza. Dal personale infermieristico che ci accudisce nei momenti più fragili e delicati, con garbo e gentilezza, comprendendo e rispettando il senso del pudore di ogni paziente messo a dura prova dalle circostanze. A tutti i medici specialisti, ognuno nel proprio ambito, primari di reparto, direttori di sanità, ognuno di loro dà il meglio di sé per professionalità e cura, accompagnata sempre da una forte carica di umanità che fa intuire al paziente che sono lì per lui, con lui e la sua famiglia. Mi piacerebbe che ogni tanto anche i più critici e facili giustizialisti, sospendessero questa dinamica, lasciando posto alla riconoscenza, alla gratitudine ed al rispetto che ognuno di noi deve, a chi ci riconsegna alla gioia nostra e dei nostri cari.

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