San Marino. ordinanza Morsiani bocciata da Brunelli

San Marino. ordinanza Morsiani bocciata da Brunelli

L’informazione di San Marino

Il giudice di appello Brunelli boccia l’ordinanza Morsiani 

Revocati i domiciliari a Daniele Guidi che torna libero

Antonio Fabbri

E’ una decisione di appello pesante quella con la quale il giudice David Brunelli ha disposto la revoca della custodia cautelare ai domiciliari emessa a carico dell’ex Amministratore Delegato di BancaCis, Daniele Guidi . In sostanza il giudice, oltre a rilevare carenza o inesistenza dei presupposti che avrebbero dovuto giustificare la misura cautelare, nel valutare il fumus dei reati contestati, entra anche nel merito delle imputazioni, escludendo, allo stato degli atti, che ci sia un quadro probatorio tale da ritenere ragionevolmente che in futuro l’indagato possa essere condannato per qualcuno degli addebiti che gli vengono mossi.

A due anni dall’apertura delle indagini, cioè, il giudice delle Appellazioni afferma che non ci sono ad oggi elementi tali da ritenere che in futuro si possa addivenire ad una eventuale condanna.  Questa in sostanza la conclusione del giudice Brunelli.

Il reclamo Il reclamo avverso l’ordinanza del Commissario della legge Simon Luca Morsiani (foto in basso a destra) era stato presentato venerdì scorso, termine ultimo per presentare l’istanza. I legali di Guidi – gli avvocati sammarinesi Chiara Taddei e Gloria Giardi assieme ai legali milanesi Massimo Dinoia e  Fabio Federico – letto il provvedimento che aveva disposto la misura cautelare si erano detti certi dell’estraneità ai fatti del loro assistito e avevano annunciato l’impugnazione. Impugnazione che, secondo quanto trapela, si sarebbe articolata da un lato nella contestazione dei vizi procedurali e della violazione del diritto di difesa e quindi contestando la conduzione dell’istruttoria. Dall’altro la difesa ha nel merito contestato le singole accuse mosse.

L’interrogatorio Tra la presentazione del reclamo e la decisione del giudice di appello, si è svolto anche l’interrogatorio di Daniele Guidi. Inizialmente fissato per fine febbraio, si è invece svolto domenica per l’intero pomeriggio e fino a sera inoltrata. L’ex amministratore delegato e direttore di BancaCis è stato ascoltato dal Commissario della legge Morsiani in tribunale. Nessun provvedimento era seguito all’interrogatorio da parte dell’inquirente. Ieri nel pomeriggio, però, è arrivata la decisione del giudice delle appellazioni David Brunelli.

Il vaglio del giudice di appello Il Giudice delle appellazioni ha vagliato una per una le contestazioni mosse a carico di Daniele Guidi allo scopo di valutare il quadro indiziario. Allo scopo, cioè, di valutare la sussistenza del fumus di reato. Il giudice, insomma, dovuto capire se l’accusa mossa potesse reggere. Il primo capo di imputazione al vaglio era l’associazione a delinquere, contestata a Guidi assieme ad altri soggetti indagati. Per il giudice d’appello, però, questa accusa in sostanza non sta in piedi.

Viene riportata la contraddizione che la presunta associazione sarebbe servita per favorire la banca, ma allo stesso tempo per danneggiarla. Una contraddizione, rilevata dalla difesa, che il giudice di appello riscontra. Quanto poi all’imputazione, il giudice parla di una formulazione dell’addebito che non è fatta in termini chiari e precisi ed è carente negli elementi essenziali della fattispecie di reato contestata, pertanto non si può su questo basare la misura cautelare, secondo il giudice delle appellazioni. Anche sull’altro reato contestato, amministrazione infedele, il giudice Brunelli dice che il quadro indiziario a carico di Guidi non è adeguato per essere posto a base della misura cautelare dei domiciliari. Brunelli, su un’altra imputazione, afferma essere smentita la stessa fondatezza della possibile notizia di reato. La notizia di reato era la contestazione di un episodio di corruzione di 450 euro. Proprio 450 euro che, invece, erano il pagamento di un corso, del quale la difesa ha presentato documentazione, frequentato da una dipendente di BancaCis. Oltre all’importo irrisorio, sarebbe probabilmente uno dei pochi, se non l’unico, caso di corruzione attuata attraverso bonifico bancario. Anche di qui la smentita della contestazione rilevata dal giudice delle appellazioni che in sostanza esclude fin da ora che il fatto sussista. Inoltre nei casi in cui si parla della erogazione di liquidità da parte di Banca Centrale, in particolare dall’ex direttore Moretti, a BancaCis, il giudice non ravvisa il fumus di reato, quanto meno in capo a Guidi, necessario e legittimare la misura cautelare disposta.

In sostanza, e in estrema sintesi, il giudice da un lato non ravvisa gli estremi per ritenere legittima la misura cautelare dei domiciliari disposta 15 giorni fa. Dall’altro lato entra, per quanto possibile in un giudizio di legittimità, nel merito delle fattispecie di reato contestate rilevandone l’inconsistenza.

Per il giudice delle appellazioni, inoltre, non si ravvisano gli elementi del pericolo di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato che dovrebbero essere alla base del provvedimento cautelare degli arresti domiciliari. Elementi a supporto dei quali, dice il giudice, non vengono riportati comportamenti specifici a riprova del sostenuto pericolo. Anzi, dice Brunelli, non si va oltre mere congetture. Il giudice Brunelli ha quindi disposto l’annullamento immediato dei domiciliari, ordinando l’immediata liberazione di Guidi.

Prima volta che accade E’ la prima volta che accade che una misura cautelare detentiva, almeno in tempi recenti, venga revocata dal giudice di appello. Fino ad oggi i provvedimenti di custodia cautelare, quelli noti emessi nell’ambito del procedimento sul “conto Mazzini”, avevano trovato tutti conferma sia in appello, sia in terza istanza. In questo caso si va oltre, perché il giudice e delle Appellazioni pone pesanti dubbi, oltre che sui presupposti della misura cautelare, anche sul merito e sul quadro indiziario.

La guerra politica Non sfugge come, attorno a una ordinanza, agli stralci pubblicati e al provvedimento di custodia cautelare eseguito alla vigilia del Consiglio Grande e Generale di gennaio, si sia imperniata, attraverso affermazioni a volte anticipatorie a volte susseguenti i provvedimenti, una guerra politica, il cui teorema è in larga parte ripreso anche nella premessa dell’ordinanza passata al vaglio del giudice di appello. Atti giudiziari non definitivi di cui le forze politiche di opposizione hanno fatto largo uso in sedi istituzionali, in atti parlamentari, in ordini del giorno con evidenti scopi destabilizzanti, oltre che in serate finalizzate ad orientare la pubblica opinione, con conseguenti ripercussioni sui cittadini e in particolare sulla BancaCis oggi in amministrazione straordinaria.

 

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