San Marino. Prete spallone nell’inchiesta dell’Antimafia sul clan Moccia

San Marino. Prete spallone nell’inchiesta dell’Antimafia sul clan Moccia

Segue aggiornamento

L’Informazione di San Marino

Prete Spallone portava soldi a San Marino sotto la veste 

La vicenda singolare del prelato, che tuttavia non risulta indagato, emerge nell’inchiesta dell’Antimafia sul clan Moccia

Antonio Fabbri

E’ una ordinanza di 736 pagine quella emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Napoli e che vede indagate, a vario titolo, 79 persone, di cui 45 sono finite in manette. Associazione per delinquere di stampo camorristico, armi, estorsione e riciclaggio sono le accuse mosse dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli nell’operazione battezzata “Leviathan”. Una complessa attività investigativa, portata avanti in varie fasi che ha portato a sferrare un duro colpo al “clan Moccia”, radicato, in ampie aree della provincia di Napoli (Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano e Caivano, Acerra) e nel Lazio, a partire dal 2011 e fino a tempi più recenti.

Nella lunga ordinanza spiccata dal Gip del Tribunale di Napoli, Tommaso Perrella, torna ad essere citato il nome di San Marino per una vicenda singolare risalente al 14 gennaio del 2012. L’episodio, che emerge dalle intercettazioni telefoniche, è legato al trasporto di denaro, ritenuto di provenienza illecita, sul Monte. 

Episodio singolare perché, questa volta, a trasportare il denaro a San Marino, era un sacerdote che, secondo le ricostruzioni del Pubblico ministero, nascondeva il denaro sotto l’abito talare. Il coinvolgimento del prelato, che però non risulta indagato dato che a suo carico non sono stati raccolti “elementi idonei a ipotizzare specifiche ipotesi di reato”, scrivono gli inquirenti, risulta dalle intercettazioni di Salvatore Zimbaldi agente della Polizia di Stato, “a disposizione” del clan Moccia sia per l’acquisizione di notizie dall’interno della Polizia Giudiziaria che per delicate operazioni di comunicazioni di “imbasciate”. Proprio per fare emergere il ruolo del poliziotto è stato riportato nell’ordinanza anche quello del sacerdote, seppure non indagato. Il prete è don Salvatore Barricelli, parroco di Santa Maria della Sperlonga, Caviano, in provincia di Napoli. In particolare viene descritto nell’ordinanza un episodio, appunto del 14 gennaio 2012, nel quale il sacerdote è in auto con F. C. (…) di una società che secondo l’accusa è riconducibile al gruppo criminale.

Caputo aveva chiesto in prima battuta a Salvatore Zimbaldi di accompagnarlo, ma questi era impossibilitato. Durante il viaggio, però, aveva chiamato Caputo che con il prete si stava recando a San Benedetto del Tronto, prima, e poi sarebbe salito a San Marino. Pochi minuti dopo questa chiamata, risulta da altra intercettazione, che Zimbaldi, parlando con l’interlocutore che è in auto con lui riferisce “che il religioso – si legge nell’ordinanza – veniva utilizzato come strumento per trasportare capitali all’estero (Repubblica di San Marino) occultandoli sotto l’abito talare”. Il poliziotto riferisce anche che i viaggi erano frequenti. “Loro vanno e vengono da San Benedetto”. Secondo la polizia giudiziaria che trascrive, si riferirebbe “al fatto che portano qualcosa, che vanno a San Marino e che il prete sotto la sottana con tutti i bottoncini è bello”. L’interlocutore di Zimbaldi chiede se il prete sia consapevole e che cosa sappia. Zimbaldi risponde “che lui lo vede, quello che ha sotto la veste”, e conferma che i soldi, nel viaggio, li teneva proprio lui.

Aggiornamento. Su segnalazione dell’avv. Alfonso Quarto pervenuta oggi 2 gennaio 2019 si dà immediatamente “notizia della intervenuta archiviazione del procedeimento a carico del parroco Don Salvatore Barricelli“.  

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