San Marino. “Programma di Governo, la parola riforme latita”, L’informazione

San Marino. “Programma di Governo, la parola riforme latita”, L’informazione

L’Informazione: “Programma di Governo, la parola riforme latita”

A detta dei partiti in campagna elettorale tutti dovrebbero sapere quali sono le riforme da fare. In particolare in ambito economico: Pensioni, sistema bancario, imposte e bilancio dello stato. La parola riforme, però, non ricorre moltissimo nel programma di governo. O almeno non specificamente in questi tre ambiti. Ricorre la parola riforme in ambito istituzionale, perché le istituzioni, appunto, possano operare nel pieno delle loro prerogative senza ingerenze e senza prevaricazioni. Questo obiettivo – si legge nel programma – sarà attuato anche attraverso interventi di riforma istituzionale tesi a garantire un’azione efficace ed efficiente del Consiglio Grande e Generale, del Governo e del Tribunale, nel rispetto della separazione delle competenze fra i tre organismi” .

Poi si parla ancora di riforma in ambito diplomatico: “Sarà dato un nuovo impulso alla riforma della normativa in materia di carriera e servizi diplomatici e consolari nell’ambito della quale verrà riconsiderato il ruolo degli ambasciatori a disposizione in favore di uno sviluppo del corpo diplomatico interno”.

Nella parte economica si dice che “fatti salvi i principi ispiratori della riforma (fiscale, ndr.) del 2013 sarà valutata l’opportunità di introdurre un regime forfetario per le piccole imprese compatibile con l’esigenza di garantire un efficace sistema di equità fiscale”.

Per quanto riguarda le imposte non si ha traccia, nel programma di governo, della riforma dell’Iva, che invece sembrava una priorità in particolare per le grandi imprese e per l’Anis. La parola riforme è usata poi nelle politiche territoriali dove si dice di voler “riformare gli estimi catastali al fine di garantire maggior equità; la recente legge di settore ha creato molte difficoltà per l’eccessiva burocrazia che devono affrontare le piccole associazioni, per questo occorre prevedere di riformare il provvedimento per individuare fasce per volume di introiti sotto le quali semplificare le procedure di controllo”, si legge nel programma. Ma dove la parola “riforma delle pensioni” latita, o meglio non è proprio chiara in maniera determinata, è appunto l’ambito previdenziale.

Qui si sostiene: “Il sistema previdenziale – Il periodo di contrazione economica che stiamo vivendo incide fortemente anche sull’equilibrio dei Fondi pensione e la diminuzione dei posti di lavoro ha determinato disavanzi progressivi ai quali si deve far fronte con interventi dello Stato. Le misure che potranno essere attuate per il riequilibrio del sistema pensionistico saranno valutate attentamente al fine di non ingenerare ulteriori effetti distorsivi, come l’innalzamento del cuneo fiscale per lavoratori e imprese ed il rallentamento del turnover generazionale fra lavoratori. Risulta prioritario arginare e ridurre una prassi pericolosa che vede i Fondi pensione finanziare lo Stato e le Banche, attuando una strategia di “disinvestimento controllata e progressiva” affinché le riserve previdenziali possano essere rese immuni dai rischi sistemici. L’approccio a previdenza e pensioni deve tenere conto anche di quello che in tanti Paesi è divenuto un radicale cambio di paradigma: l’invecchiamento come risorsa per lo sviluppo e non come costo sociale. La c.d. Silver Economy è divenuta una componente dello sviluppo di molti Paesi e San Marino per caratteristiche e dimensioni è in grado di creare le condizioni per far fiorire questo comparto economico e non comprimerlo in riforme penalizzanti”.

Più che di riforma delle pemsioni, poi, si parla di “messa a punto di strategie che preservino la capacità di spesa dei pensionati e regimi fiscali competitivi potrebbero sostenere la domanda interna e divenire una vera forma di attrazione per investimenti nel territorio. In questa logica sarà valutato attraverso la necessaria concertazione:

– il superamento dell’attuale assetto delle riforme pensionistiche del 2005 e 2011 che consegneranno ai nostri giovani pensioni non sufficienti a far fronte alle esigenze della loro terza età;

– il completamento del modello pensionistico multipilastro, garantendo così un ruolo sempre più importante alla previdenza pubblica a capitalizzazione (FondISS), fatto salvo il sistema solidaristico che impronta da sempre la nostra previdenza;

– l’introduzione di finestre d’uscita in prossimità dell’età pensionistica, attraverso una contribuzione volontaria a carico esclusivo del lavoratore, anche al fine di liberare posti di lavoro; la revisione della modalità di gestione dei Fondi Pensione attraverso l’apporto di figure professionali operanti sotto la supervisione delle parti sociali”.

Quindi “sarà valutato”, ma non è esplicitamente detto – o almeno non è scritto – si procederà con una riforma organica del sistema pensionistico o con interventi spot. Si vedrà.

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