San Marino: quando l’evasione e’ un peccato, ma non un reato

San Marino: quando l’evasione e’ un peccato, ma non un reato

Lunedì il governo Monti ha potuto approfittare di uno straordinario assist giunto direttamente dal presidente della Cei Angelo Bagnasco che, in apertura del Consiglio episcopale permanente d’inverno, ha dichiarato: “Evadere le tasse è peccato. Per un soggetto religioso questo è addirittura motivo di scandalo”.

Altra stampella importante, dunque, all’azione improntata dall’esecutivo tecnico che, recentemente, ha dimostrato con più operazioni (Cortina, Roma) di volersi giocare gran parte della sua credibilità nel campo della lotta all’evasione fiscale.

Sul Titano l’evasione fiscale potrà anche essere considerata peccato, ma di sicuro non un reato. Perlomeno fino al giorno in cui non si prenderà atto di tale anomalia e si deciderà di correre ai ripari. Risalgono al 1996, infatti, gli interventi su alcuni articoli (316, 388, 389) del nostro Codice Penale, grazie ai quali, di fatto, si introduceva la depenalizzazione dell’evasione fiscale.

Tale aspetto, non secondario, non è certamente passato inosservato neppure al Moneyval, che pur avendo promosso il Titano, riconoscendone gli indubbi passi in avanti, ha esortato la Repubblica a lavorare sui punti parzialmente conformi indicati nel report. Scorrendoli, salta agli occhi il punto 28, che recita: “Il giudice inquirente e le tre forze di polizia hanno il potere di condurre le indagini e acquisire le deposizioni relative a qualsiasi tipo di reato, ad eccezione di alcuni casi correlati a reati fiscali e ai casi di autoriciclaggio di denaro che non sono considerati reati presupposti di base”.                                                                    

Nell’ottica di una vitale normalizzazione dei rapporti con l’Italia, non resta altro che chiedersi se tale residuo del passato non sia semplicemente anacronistico e controproducente. Se nel Bel Paese gli ultimi dati parlano di 7500 evasori, con oltre 50 miliardi di redditi non dichiarati al fisco, sul Titano l’impossibilità di fornire numeri di questo tipo, non testimonia la mancanza del fenomeno, bensì la necessità di impostare un’azione di contrasto, finora impalpabile.

L’antipatia che il Governo potrebbe attirarsi con la reintroduzione del reato di evasione fiscale e la messa in atto di controlli ed accertamenti, non toglierebbe certo valore al possibile maggior gettito derivante dal recupero delle mancate imposte e, forse, eviterebbe anche il ricorso ad alcuni provvedimenti ancor più antipatici che i cittadini già ora si trovano a dover affrontare.

Il rischio, lasciando tutto com’è ora, è di ritrovarsi con la coda davanti ai confessionali delle chiese e le casse dello Stato sempre più vuote. 

 

 

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