La Tribuna Sammarinese: Il verdetto della Corte di Cassazione è datato luglio 2010, mentre i fatti risalgono al 2003 / Morri “condannato con sentenza definitiva a due anni per omicidio colposo” / Sul giudizio, che riguarda l’incidente costato la vita a Mattia Calamai durante una battuta di caccia al cinghiale, interviene il fratello della vittima
“Nel corso di una battuta di caccia, per colpa di imperizia, imprudenza e negligenza e violando le istruzioni e raccomandazioni concordate prima dell’inizio della caccia, avendo occupato la postazione numero 10 allineata alle altre poste lateralmente in modo da mantenere il collegamento ‘a vista’ con gli altri partecipanti, abbandonava la sua postazione di alcuni metri verso l’alto a destra, perdendo così la cognizione dell’allineamento ed esplodendo con la propria carabina Browing modello Bab calibro 300 Winchester Magnum un colpo in direzione laterale – direzione di sparo vietata – e comunque in una direzione che non gli consentiva l’osservazione diretta della postazione laterale ed ove non poteva controllare l’assenza di persone e la non pericolosità dello sparo a causa della presenza di abbondante vegetazione”. Il colpo, si legge nel documento emerso dalla verifica di Tribuna, “raggiungeva alla testa” la vittima “che occupava, a valle, la postazione numero 9”, cagionandone “in tal modo la morte immediata” per “arresto cardiocircolatorio acutissimo conseguente a trauma cranio-encefalico secondario a singolo colpo di arma da fuoco ad alto potenziale”. Così la quarta sezione penale della Corte di Cassazione riepiloga la sentenza, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Roma, con cui nel 2006 il tribunale di Viterbo aveva “riconosciuto colpevole” l’imputato.