San Marino. Reato d’opinione, la riflessione di Ingrid Casali: “Condannata a quattro mesi di prigione per un commento su Ciavatta”

San Marino. Reato d’opinione, la riflessione di Ingrid Casali: “Condannata a quattro mesi di prigione per un commento su Ciavatta”

Vorrei presentarmi ai concittadini che non mi conoscono: sono Ingrid Casali, ho 70 anni, sono una docente di lingua inglese in pensione, moglie, madre e nonna di 2 meravigliosi bimbi. Sono cittadina sammarinese, amante del mio Paese che ho cercato di servire al meglio delle mie capacità nel mio ruolo di insegnante, e quindi come pubblico ufficiale, e sono sempre stata rispettosa delle istituzioni. Nel 1963, all’età di 10 anni, sono rientrata dagli Stati Uniti assieme alla mia famiglia e da allora ho sempre vissuto qui a San Marino, conducendo una vita fatta di studio, lavoro e famiglia.

Desidero raccontare alla pubblica opinione i fatti accaduti che mi hanno coinvolto personalmente, affinché si potenzi la consapevolezza del momento che stiamo vivendo al fine di aprire un dibattito sui REATI DI OPINIONE.

Fatti accaduti

Nel giugno 2021 avevo letto casualmente sul sito di Libertas che il Segretario di Stato Roberto Ciavatta sarebbe stato insignito dall’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (PAM) di un premio “in riconoscimento all’impegno nella lotta alla violenza domestica durante il Covid”.

A seguito di questa notizia, ho provato immediatamente un doloroso sentimento di sdegno per quanto avevo letto. Questo sentimento di forte disapprovazione lo ho reso pubblico su Facebook scrivendo di getto questo commento: “Sono esterrefatta, un premio ad un uomo che ha subito un processo proprio per violenza contro una donna (non mi ricordo l’esito). Un SdS che dopo 2 mesi di ritardo ha reperito un vaccino non approvato dall’EMA e che ha coperto buona parte della popolazione perché NOI ce lo siamo fatti somministrare presi dalla disperazione, abbiamo fatto da cavie per uscire dalla pandemia, e per chi si è ammalato e morto da gennaio in avanti questa celebrazione, questa esaltazione vergognosa è un insulto. Guardate i danni del long-covid di chi non riesce ad uscirne da gennaio. Che gente incommentabile ci governa.”   

Per questo commento, e in particolare per la frase “un premio ad un uomo che ha subito un processo proprio per violenza contro una donna”, sono stata querelata dal Segretario Roberto Ciavatta per diffamazione, ingiuria e libello famoso.

Nonostante abbia spiegato nella deposizione presso la Gendarmeria che avevo scritto il commento di getto, in preda a forte emozione perché una persona a me cara, ammalata da gennaio 2021, era in fin di vita per le conseguenze del covid dopo un calvario di 6 mesi, e fidandomi della memoria  di ciò che avevo letto sui giornali diversi mesi addietro, ebbene, per la frasetta scritta e sopra riportata sono stata denunciata dal Segretario di Stato Roberto Ciavatta, sottoposta a procedimento penale e sanzionata con la pena della prigionia: dapprima dal giudice Battaglino sono stata condannata a tre mesi di prigionia dopo la riqualificazione del fatto ex-art. 344 del codice penale (ovvero “offesa all’onore di persone investite da poteri pubblici”, riqualificazione che non vorrei sbagliare ma non mi risulta essere mai avvenuta negli ultimi decenni per fatti simili), poi a seguito di udienza dal giudice Saldarelli addirittura a 4 mesi di prigionia, seppur con pena sospesa. Oltre al pagamento delle spese legali, delle spese processuali, del risarcimento del danno subito dal Segretario Ciavatta, a cui favore è stata liquidata una provvisionale di € 1.000.

Ciò perché se è vero che il Segretario Ciavatta è stato condannato penalmente in passato per rissa in concorso e lesioni personali, la vittima in quel caso non era di sesso femminile bensì di sesso maschile.

Alcune domande

A seguito di tali fatti la domanda che mi turba è la seguente: lo sdegno che ho espresso su facebook deve rimanere un sentimento privato o l’ordinamento giuridico permette che possa essere espresso pubblicamente senza incorrere in sanzioni che limitano la libertà di manifestazione del pensiero fino a giungere alla pena detentiva?

Questa decisione è giusta?

La parola “donna” sarebbe la discriminante, poiché il Segretario Ciavatta, che afferma “non ho mai usato violenza contro una donna”, ha subito tuttavia in passato processi ed è stato condannato per lesioni nei confronti di un uomo. L’errore sul genere della persona (uomo o donna) può legittimare in un paese democratico la condanna a quattro mesi di prigionia? Peraltro numerosi cittadini ricordano comportamenti caratterizzati da violenza posti in essere dal Segretario Ciavatta nella scorsa legislatura e frasi dello stesso che incitavano alla violenza. Ne cito una sola (e mi scuso in anticipo per l’eloquio …) ma potrei citarne molte altre: “Il dialogo non lo si vuole, forse gli idioti non capiscono che dopo la mancanza di dialogo con noi c’è solo il confronto con il manganello. Andate a fanculo tutti, il buonismo è la premessa che conduce al fascismo!

Sono peraltro personalmente convinta che premi o riconoscimenti internazionali e nazionali, di forte valore civico, debbono essere assegnati a persone i cui comportamenti nella vita siano e siano stati esemplari.

Inoltre, mi preme anche evidenziare che la Corte di Strasburgo ha ribadito nella sua costante giurisprudenza che la condanna alla prigionia per critiche o affermazioni è inaccettabile se non in circostanze eccezionali, come in caso di incitamento all’odio e alla violenza. E che gli uomini politici devono essere pazienti nei confronti delle critiche ed essere trasparenti anche quanto al loro passato. In questo procedimento invece non è stato possibile neppure far allegare il certificato del casellario giudiziale del Segretario Ciavatta. Completamente ignorata anche l’eccezione di illegittimità costituzionale dell’art. 344 del codice penale.

Ci fa piacere sapere che invece un giudice evidentemente più sensibile a queste tematiche ha recentemente aperto in un altro procedimento penale i termini previsti dalla legge affinché gli avvocati delle parti possano esprimersi in merito a tale eccezione di costituzionalità; confidiamo dunque che il Collegio Garante di Costituzionalità delle Norme possa a breve dire se condannare a San Marino una persona ad una pena detentiva per un reato di opinione è costituzionalmente legittimo, ai sensi della Convenzione Europea dei Diritti Umani.

E giusto ad abundantiam faccio presente che anche il procuratore del fisco aveva chiesto la mia assoluzione. Nulla da fare, condanna a pena detentiva di quattro mesi.

Al di là della mia questione personale, vorrei che si aprisse un dibattito pubblico su come dovrebbero funzionare le istituzioni, quali garanzie dovrebbero essere riservate al cittadino rispetto a chi ricopre posizioni di potere ed anche, perché no, quale profilo dovrebbero avere le persone che ricoprono ruoli apicali nelle nostre istituzioni.

Mi attendo un dibattito sereno e costruttivo. Per il momento ho ritenuto importante che la pubblica opinione fosse informata.

Ingrid Casali

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy