San Marino. Relazione Dia. Mafia foggiana e soldi sul Titano

San Marino. Relazione Dia. Mafia foggiana e soldi sul Titano

Relazione Dia. Mafia foggiana e soldi sul Titano. Già sequestrati

Il caso richiamato nel report è quello delle operazioni “Malavigna” e “Baccus” che ha San Marino ha già visto il primo grado di giudizio per riciclaggio

Antonio Fabbri

La relazione della direzione investigativa antimafia riporta inevitabilmente l’operazione di un anno fa, che ha visto ì arresti e sequestri, proprio nel giorno in cui, sul Titano, arrivava la condanna di primo grado di uno degli indagati. La relazione del primo semestre 2019, infatti, richiama l’operazione denominata “Malavigna”, che ha visto eseguire nelle province di Ravenna, Forlì e Brescia un decreto di sequestro nei confronti del “re del vino”, ritenuto contiguo ai cerignolani Piarulli-Ferraro, “tutti già colpiti, nel dicembre 2017, da misure cautelari personali e dal sequestro di beni per un valore di oltre 20 milioni di euro”.

“Le ulteriori indagini patrimoniali, svolte dalla DIA sulla copiosa documentazione societaria e bancaria rinvenuta nel corso di tale attività – si legge nella relazione – hanno permesso di ricostruire, nella sua interezza, l’ingente patrimonio dell’imprenditore e della sua compagna – risultato nettamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale – consistente in compendi aziendali e partecipazioni societarie, 185 beni immobili (ubicati nelle province di Ravenna, Forlì e Brescia, costituiti da fabbricati e terreni) beni mobili registrati (tra cui 4 auto d’epoca), disponibilità finanziarie depositate in Italia e nella Repubblica di San Marino, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro”.

Ecco, a proposito di San Marino proprio il giorno in cui scattava l’operazione “Malavigna”, si diceva, sul Titano si arrivava e conclusione del primo grado di giudizio nei confrotni dello stesso imprenditore del vino interessato dalla seconda indagine (vedi L’informazione del 11-01-2019).

Sul Titano l’accusa, in quel processo, era riciclaggio di una ingente somma di denaro di svariati milioni di euro. Denaro ritenuto dall’accusa provento di fatture per operazioni inesistenti, truffa allo Stato e frode ai danni dell’Unione Europea. Reati che, nell’ambito dell’operazione denominata “Baccus” erano stati contestati al “Re del vino”, Vincenzo Secondo Melandri. Una indagine che già fece emergere anche contatti con la malavita foggiana.

Vincenzo Secondo Melandri è stato condannato in primo grado, lo scorso 10 gennaio, a 4 anni e mezzo di prigionia, due anni di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, multa di mille euro e confisca del denaro posto sotto sequestro più gli interessi. Quindi, quando è scattata la seconda operazione della Dia, sul titano il denaro era già stato posto sotto sequestro. Denaro investito in una polizza assicurativa della Compagnia sammarinese di assicurazioni. Sette milioni di euro, originariamente, che ad oggi, visti i frutti, dovrebbero ammontare a circa 9 milioni. Verso la condanna era stato annunciato appello che non risulta sia stato ancora fissato.

Durante la fase delle indagini erano state formulate, tra l’altro, diverse istanze di dissequestro delle somme “congelate”. Istanze respinte in appello e in terza istanza, fino al processo e alla condanna di primo grado. Per questa vicenda, dunque, le movimentazioni sul Titano entrano anche nella relazione semestrale della Dia, che richiama l’attività della malavita organizzata pugliese, in particolare foggiana, che in questo periodo fa molto parlare di sé. Non è un caso che il Procuratore Capo della Direzione Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho che ha sottolineato: “Mafia foggiana fenomeno sottovalutato”. Guardia alta da tenere anche sul Titano, dunque, dove ieri si è insediata la commissione consiliare antimafia.

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