San Marino. Riciclaggio, la Corte di Strasburgo rigetta ricorso

San Marino. Riciclaggio, la Corte di Strasburgo rigetta ricorso

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Riciclaggio, la Corte di Strasburgo dà ancora ragione a San Marino 

Rigettato il ricorso per un caso di lavaggio di denaro sporco per oltre 1,7milioni frutto di reati contro la pubblica amministrazione italiana

Antonio Fabbri 

Dopo la condanna definitiva del settembre 2016, con la quale il giudice delle appellazioni David Brunelli aveva integralmente confermato la sentenza di primo grado del Commissario della Legge Gilberto FeliciMauro e Maura Camerini si sono rivolti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che però lo scorso 16 novembre ha dichiarato inammissibile il ricorso. I ricorrenti lamentavano sostanzialmente due cose: la violazione della presunzione di innocenza e la condanna per un reato che all’epoca dei fatti non era prevista per legge.

Il processo sul Titano Mauro e Maura Camerini erano imputati di riciclaggio e autoriciclaggio, e sono stati condannati: a 4 anni e sei mesi, multa di 2000 euro e un anno e 4 mesi di interdizione dai pubblici uffici l’uomo; Maura Camerini che oggi vive a Tenerife, alle Canarie, è stata invece condannata a 4 anni, 500 euro di multa e a un anno di interdizione. Oltre a questo i due gradi di giudizio hanno confermato anche la condanna alla confisca dei denari sequestrati ai due: 1.797.816,22 euro già congelati dall’autorità giudiziaria sammarinese, oltre ad altri 112.500 euro a titolo di confisca per equivalente a carico dell’uomo. Secondo l’accusa i denari riciclati sono frutto dei reati di peculato e truffa allo Stato e altri illeciti commessi da Mauro Camerini, funzionario dell’Asur di Fano. Vista la sentenza definitiva, gli oltre 1,7 milioni sono stati incamerati dall’erario sammarinese e si è proceduto a ricercare le somme per la restante parte per procedere alla confisca per equivalente.

Il ricorso a Strasburgo I ricorrenti hanno presentato, l’11 marzo 2017, ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo tramite il loro legale italiano, avvocato Nicola Canestrini di Rovereto. I ricorrenti hanno sostenuto il mancato rispetto della presunzione di innocenza, ritenendo che il tribunale sammarinese non avesse sufficientemente provato l’illecita provenienza dei denari. I due imputati avevano sostenuto che fossero frutto di un lascito testamentario, ma, secondo il tribunale del Titano non avevano dato sufficiente prova di questo. La Corte di Strasburgo ha infatti sottolineato “che nel presente caso la valutazione delle prove è stata effettuata da un tribunale nell’ambito di un procedimento giudiziario comprendente un’udienza pubblica e la possibilità per il richiedente di presentare prove documentali. L’onere era dell’accusa era quello di dimostrare che i richiedenti avevano detenuto i beni in questione durante il periodo in questione e avevano effettuato delle operazioni di riciclaggio: un onere che è stato appurato. Inoltre, la Corte osserva che ai richiedenti è stata data la possibilità, sia in prima che in seconda istanza, di discolparsi e presentare prove per dimostrare l’origine legale del denaro”, ma non sono state presentate sufficienti argomentazioni per confutare  l’accusa, rileva la Corte. 

Il secondo motivo di ricorso alla corte di Strasburgo era relativo all’applicazione della legge sull’autoriciclaggio, in vigore dal 2013, mentre Mauro Camerini ha evidenziato che i reati presupposti contestati risalgono a prima di quella data. La corte rileva tuttavia come i giudici sammarinesi abbiano correttamente contestato a Camerini solo le condotte di autoriciclaggio successive all’entrata in vigore della nuova norma.

“Se è vero che le accuse contro il primo ricorrente contenevano anche atti commessi prima di tale data, i tribunali nazionali hanno esplicitamente limitato la conclusione di colpevolezza solo agli atti commessi dopo l’entrata in vigore della norma in questione. Pertanto, nel momento in cui il ricorrente ha compiuto gli atti che hanno portato alla sua condanna era in vigore una disposizione legale che ha reso tale atto punibile. Non si può quindi affermare che sia stato dichiarato colpevole di un reato a causa di un atto che non costituiva reato al momento in cui è stato commesso”, conclude la Corte. Rigettando perché infondato il ricorso, la Corte conferma ancora una volta, dunque, la giurisprudenza in materia di riciclaggio del tribunale di San Marino.

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