Nella Repubblica di San Marino sono stati fatti errori colossali nel settore bancario e finanziario.
Invece di stabilire un insieme di regole chiare e precise a protezione dei clienti, regole da far rispettare col massimo rigore fino a prevedere ‘l’impiccagione al torrione più alto’ (come suggeriva
l’esperto di Studio Ambrosetti) per chiunque tentasse di infrangerle, si è finiti per proteggere i ‘pirati della finanza’ che hanno sfruttato la scarsa vigilanza per operazioni sospette con la complicità manifesta dei politici.
La complicità dei politici è emersa nel caso della
rogatoria Asset Banca ed ancor più nel losco tentativo di mettere sullo stesso piano
Re Nero con la supposta
infrazione delle nuove normative europee in cui sarebbe incorsa la
Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. Complicità ancor più manifesta nel
caso Banca del Titano: i responsabili dell’ammanco ebbero una
‘immunità giudiziaria’ senza che alcun Congressista intervenisse, nemmeno il Segretario alla Giustizia (Ivan Foschi), se non altro per dovere d’ufficio. Copertura accompagnata da una erogazione a fondo perduto di soldi dello Stato quasi pari al costo di quattro scuole di Falciano.
Vien da sorridere ad ascoltare Giulio Tremonti, Ministro della Economia italiano, quando afferma ‘se la banca fallisce i banchieri vanno a casa o vanno in galera‘. O quando afferma che l’eventuale intervento dello Stato verso le banche deve servire per ‘salvare il risparmio‘, cioè proteggere i clienti e, appunto, non i responsabili degli ammanchi. A San Marino tutto il contrario: coi soldi e la complicità dello Stato
si sono salvati i masnadieri, fino a mettere a rischio l’intero sistema bancario e finanziario, dodici banche
e cinquantotto finanziarie.