San Marino rischia di non essere un Paese per giovani. Marco Tura

San Marino rischia di non essere un Paese per giovani. Marco Tura

San Marino rischia di non essere un Paese per giovani
Per il Segretario CDLS Marco Tura serve un patto generazionale
I dati di giugno confermano che l’emorragia di posti di lavoro e di imprese non si è arrestata, mentre restano molte le incognite alla riapertura delle aziende dopo la pausa di agosto. Le dinamiche occupazionali che più mi hanno colpito dell’ultimo report dell’Ufficio Statistica sono i 600 posti di lavoro bruciati in un solo anno, con i lavoratori frontalieri che pagano il prezzo più alto diminuendo di 500 unità. E’ quindi evidente che la flessibilità in uscita del frontalierato ha permesso di arginare la disoccupazione interna. Tuttavia osservando nel dettaglio la struttura della disoccupazione salta all’occhio che insieme ai frontalieri a pagare il prezzo della crisi sono i giovani sammarinesi. I numeri parlano chiaro: su un totale di circa 800 disoccupati, il 50% sono giovani e in larghissima parte diplomati e laureati.
Sono numeri che purtroppo certificano la storica tendenza della politica ad ignorare e a non capire i bisogni delle nuove generazioni, una politica insomma più interessata a controllare e difendere le posizioni raggiunte, piuttosto che guardare e costruire il futuro offrendo opportunità di sistema ai giovani. Del resto basta scorrere le proposte di riforma oggi al centro della discussione per accorgersi della distanza che c’è fra chi governa la Repubblica e l’universo giovanile.
Partiamo dalla riforma previdenziale: per i 45/50enni la riforma ha tutto sommato un impatto accettabile, mentre è fortemente penalizzante per i giovani. Infatti, per chi oggi ha meno di 30anni e un reddito medio la pensione sarà circa la metà dell’ultimo stipendio, un taglio netto solo parzialmente mitigato dall’introduzione di una quota a capitalizzazione pagata con un aumento delle aliquote.
Stessa musica se ci spostiamo sulla riforma della Pubblica Amministrazione. Una delle proposte sul tappeto è quella di stabilire per i nuovi assunti tabelle retributive che decurtano gli stipendi, tolgono le indennità e dimezzano gli scatti di anzianità. Anche in questo caso, pur comprendendo le difficoltà di bilancio, non è giusto scaricare sui figli l’egoismo dei padri.
Anche il recente Decreto sul lavoro non dà risposte al problema occupazionale dei giovani. Il punto debole è quello di non capire che i nostri disoccupati sono ragazze e ragazzi scolarizzati che spesso hanno alle loro spalle lunghi anni di percorsi formativi ad alto livello. Per loro una generica flessibilità in entrata non è la giusta soluzione. Sono necessarie modifiche che segnino una precisa scelta di campo: quella degli sbocchi occupazionali di qualità per i giovani.
Per questo occorre inserire nel Decreto l’obbligo di assumere un giovane sammarinese diplomato o laureato ogni qualvolta un’impresa medio-grande ricorra a una professionalità apicale forense. Non un diritto semplicemente imposto, ma un percorso lavorativo e formativo finalizzato a creare solide professionalità che entrino a far parte degli snodi cruciali del nostro sistema economico.
Se dobbiamo fare sacrifici, facciamoli tutti: l’equità non è solo un valore economico e sociale, ma anche generazionale.
Marco Tura
Segretario generale CDLS

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