San Marino. Roberti: lettera aperta a Fabbri e risposta

San Marino. Roberti: lettera aperta a Fabbri e risposta

SAN MARINO Da L’informazione di San Marino: 

Lettera aperta ad Antonio Fabbri

Caro Antonio,
vorrei solo farti notare che se un magistrato italiano giudica vere le mie affermazioni relative all’incontro fra Gatti, Roberti e Buriani non necessitano le tue riflessioni sulla restaurazione. Se Roberti ha detto la verità, come risulta da quanto scritto dal magistrato ITALIANO, non servono molte chiacchiere per trarne le naturali conseguenze. La restaurazione è già avvenuta, sono tornati padroni vecchie glorie e vecchi poteri economici, solo che a te non conviene dirlo, perché penso che a nessuno che fa il tuo mestiere convenga sparare su sponsor o potenziali tali. Io ho fatto più esposti nei quali denuncio certi compartamenti (inqualificabili) da parte di un magistrato (RSM). La mia verità non conviene a nessuno, ormai questo è chiaro. Non conviene sapere chi sono i beneficiari del miliardario finanziamento alla politica, non conviene sapere quali magistrati erano fra gli amici che si incontravano nelle cene “goliardiche” e soprattutto non conviene a nessuno sapere se oltre a politici, magistrati fossero presenti anche imprese specializzate in restauri. Ho capito che ogni volta che cerco di dire la verità la mia posizione giudiziaria su è aggravata. Il conto Mazzini poteva essere propedeutico a rendere visibile tutto un periodo storico. Cosi non è stato, ma anzi è servito ad aprire una breccia nelle difese della sovranità della Repubblica e a sputtanarla su tutta la stampa italiana. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Quanto a me ho deciso di non espormi più di non parlare più e di chiudere questa pagina triste della mia vita. 

p.s. Insisto col ripetere che nessun Sammarinese ha perso un solo centesimo per quanto da me fatto.
Giuseppe Roberti

 

LA RISPOSTA DI ANTONIO FABBRI

Doverosa risposta a Roberti
Spett.le Giuseppe Roberti, intanto il magistrato di Milano non ha giudicato veri i fatti da lei narrati, semplicemente perché non è entrato nel merito di quelle affermazioni dicendo che la sua valutazione “prescinde dalla intrinseca verità” da lei sostenuta. Infatti le affermazioni sulla presunta “verità” di quanto da lei riportato erano già state descritte proprio nel decreto di carcerazione di Gatti, che aveva tracciato le intenzioni e l’intero percorso di delegittimazione della magistratura sammarinese, già prima che si innescasse la causa davanti al tribunale di Milano. Quel decreto di carcerazione e le relative motivazioni alla base è stato confermato anche in appello e terza istanza. Il magistrato di Milano non è entrato nel merito delle affermazioni e delle registrazioni, tant’è che sulla veridicità di queste usa espressioni tutte al condizionale. Chiede l’archiviazione per il giornalista di “Libero”, che beneficia anche della cosiddetta verità putativa, avendo questi citato tra virgolette i contenuti di una denuncia esistente.  Per quanto riguarda lei, infatti, il Pm non richiama la scriminante della exceptio veritatis, non dice esplicitamente che quanto lei ha denunciato è vero, prescindendo, appunto, dalla valutazione sul merito, ma si limita ad affermare che quanto sostenuto nell’intervista del quotidiano “Libero” rispetta i principi di continenza e pubblico interesse. Così applica, nei suoi confronti, non la scriminante della verità sostanziale dei fatti narrati, che non ha indagato perché non ne aveva interesse, ma la sola scriminante che prevede che i contenuti degli atti giudiziari, quand’anche fossero denunce o deposito di dichiarazioni, non sono punibili in quanto funzionali al diritto di difesa.
Pertanto, pregherei, ora e per il futuro, di evitare di prenderci in giro facendo passare quello che non c’è scritto negli atti che siamo in grado di leggere e comprendere da soli.
Quanto alla “restaurazione” siamo benissimo capaci di distinguere chi la stia perseguendo e chi no.
Tanto si doveva. 

 

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