Segretario alla Giustizia: “Se l’interpretazione avrà effetti retroattivi? Questo non lo so”
Antonio Fabbri
Nella notte passa il primo articolo della legge qualificata, che è definito una “interpretazione autentica” e che influirà su specifici e ben identificati procedimenti già in corso. Tanto che l’opposizione, ma anche qualcuno dai banchi della maggioranza, ha chiesto esplicitamente al segretario alla Giustizia se queste interpretazioni avessero efficacia retroattiva.
La risposta del segretario alla Giustizia, Massimo Andrea Ugolini, nella notte, è stata tanto allarmante quanto disarmante: “Questo non lo so”, ha detto.
“Ma come, vengono presentati provvedimenti e interpretazioni autentiche di tale portata e non se ne conoscono gli effetti?”, ha rilevato il consigliere di Rf, Nicola Renzi. “Facciamo una interpretazione autentica – ha detto il segretario alla Giustizia -, ma non sappiamo come verrà interpretata”.
E su questa linea anche diversi consiglieri di maggioranza gli hanno dato man forte.
Quindi una interpretazione autentica che non si sa come verrà interpretata. In realtà qualcuno, come verrà interpretata lo sa bene e addirittura adombra, neppure troppo velatamente, che in funzione di questo gli avversari politici possano pure finire sotto processo. A proposito di norme contra personam e conflitti di interessi. Quello che c’è da aspettarsi è che venga utilizzata nelle sedi e nei procedimenti in cui verrà utile.
La questione non si pone solo sul primo articolo della nuova norma, ma anche relativamente al terzo. Tanto che la maggioranza, oltre all’interpretazione autentica, ci appoggia un articolo tre bis, che cambia la legge sulla composizione del Consiglio giudiziario plenario. Nella sostanza le questioni che possono apparire complesse, sono in realtà semplici.
La maggioranza propone norme interpretative, con effetto anche retroattivo – si vedrà probabilmente in futuro quanto legittimo e quanto no – che a detta della maggioranza dovrebbero chiarire composizione e funzionamento del Consiglio Giudiziario Plenario, togliendo tra le altre cose il voto in quell’assise al Dirigente del tribunale ed estromettendo i giudici di appello che diversamente ne avrebbero avuto diritto. L’opposizione rileva come quei tre articoli di Legge Qualificata, che poi sono diventati quattro, hanno nome e cognome – pro Pierfelici il primo e il terzo; contro Guzzetta il secondo e contro i nuovi Giudici di Appello e il Giudice di Appello del Mazzini il terzo – e sovvertono la separazione dei poteri, minano il potere giudiziario e l’indipendenza del tribunale perché la politica mette direttamente le mani sulla giustizia.
L’obiettivo che emerge da parte della maggioranza è insomma, rilevano le opposizioni, quello di eliminare decisioni assodate, un percorso consolidato, influire su procedimenti in corso, mettere in discussione le decisioni prese dal Consiglio Giudiziario ordinario e plenario sull’ex magistrato dirigente Valeria Pierfelici nel cui ufficio, è stato rilevato in Consiglio, l’andirivieni di politici e non solo non è risultata essere visita di cortesia. Oltre a ciò si cerca in ogni modo di fare fuori il Dirigente del tribunale Guzzetta, al quale intanto si è tolto il diritto di voto in Consiglio Giudiziario Plenario, così come si sono tolti di mezzo da quel consesso i giudici di appello, stravolgendo una norma del 2011 che prevedeva il Consiglio giudiziario fosse composto da due Giudici di terza istanza, tre di appello e cinque Commissari della legge. Numeri per le varie categorie di magistrati che prima vengono interpretati – e già il fatto che si interpreti un numero fa sobbalzare – e poi, con la nuova norma, rimossi del tutto, cosicché i magistrati dei vari gradi potrebbero non essere più rappresentati in Consiglio Giudiziario Plenario.
Tutta questa operazione viene fatta con una Legge Qualificata, approvata con 36 voti favorevoli e 11 contrari. E c’è pure chi si mostra scocciato perché se n’è dibattuto troppo. Respinti tutti gli emendamenti dell’opposizione.
Prima della votazione le dichiarazioni di voto. Per Rete si esprime Alberto Giordano Spagni Reffi: “Vorrei fare un intervento non tecnico”. E in effetti l’intervento non è tecnico, ma spocchioso e canzonatorio, oltre che con diverse imprecisioni. Comunque, riportando solo le cose politicamente degne di nota, sostiene: “Abbiamo un codice di procedura penale che ha 150 anni e non rispetta tanti standard della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Le questioni della giustizia sono tante, abbiamo tanto da lavorare e tante riforme da fare, in quella riforma ci sarà la condivisione, non in queste modifiche fatte per necessità e di urgenza. In questo momento si sta approvando un progetto di legge che servirà primariamente a far funzionare un organo e gli permetterà di svolgere il proprio lavoro tranquillo e di essere convocato senza problemi”.
Eva Guidi (Libera): “Abbiamo subito una vera e propria forzatura che si aggiunge a quella già subita con i Garanti. Per questo esprimiamo tutto il nostro disappunto. Manifestazione da parte della maggioranza non tanto di riequilibrare, ma di squilibrare il Consiglio giudiziario senza la partecipazione dei giudici di appello. L’interpretazione autentica porterà ulteriore confusione. Una legge che viene fatta con una procedura d’urgenza con l’impossibilità di fare ulteriori approfondimenti. Porterà ulteriore confusione in un tribunale in cui ci sono già problemi”.
Mostra la sua insofferenza dalla maggioranza Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): “Ci abbiamo messo tre giorni per dibattere tre articoli di un progetto di legge. Voteremo a favore”. Come se l’argomento fosse di poca importanza da liquidare senza discutere troppo. Denise Bronzetti di (Npr) – che nel corso del dibattito ha fatto diversi interventi con molte insinuazioni, sottintesi, non detti, senza mai chiarire chi abbia fatto cosa, quando e dove – nella dichiarazione di voto sostiene: “Un fatto abbastanza chiaro che emerge alla fine di questo lungo dibattito è che si è assistito a una mancata presa di coscienza di quanto fatto di sbagliato nella precedente legislatura nel settore della giustizia. Se questo non è ancora possibile ammetterlo credo che i fatti parleranno per nostro conto e per quanto non è stato possibile capire fino a questo momento. Difficile indubbiamente per chi ci ascolta sopportare un dibattito tecnico”. Per la verità un paio di cose molti le hanno capite: si sono approvati quattro articoli, ad personam e contra personam. Questo è risultato chiaro a molti.
Quindi Nicola Renzi (Rf): “Ridurre la discussione di questa legge ad un aspetto temporale non rende ragione di cosa stiamo facendo. Nella passata legislatura abbiamo fatto passaggi difficilissimi e li abbiamo fatti in svariati mesi prima di arrivare a maturare decisioni. La nuova maggioranza è arrivata e ha deciso nella prima seduta del Consiglio di procedere all’integrazione del Collegio garante. Se questo fosse accaduto nella passata legislatura ci sarebbero state delle accuse enormi. Io credo che questo sia stato il passo peggiore con cui partire per una maggioranza che ha la forza dei numeri. Dove sono le forzature della passata legislatura? Ce ne sono state? Questa è una forzatura molto più grande. Battezziamo un Consiglio dove ci saranno 9 e forse 10 commissari della legge e un giudice d’appello. Una cosa che assolutamente non va bene. Perché nel 2011 questa cosa è stata votata? Questo è un tema fondamentale per noi”.
Chiude Francesco Mussoni (Pdcs): “C’è stato un dibattito serrato e serio su tutti gli articoli anche se proveniente da posizioni diverse, ma il periodo temporale è abnorme. Dovremo dare avvio a un forte lavoro di riforma per scrivere questo equilibrio aggiornato dei poteri anche alla luce delle richieste dei molti organismi. Lo dobbiamo fare con ordine e determinazione politica. La volontà del nostro gruppo è di lavorare di più, con più ordine e più impegno per le riforme”. Lo stesso Segretario alla Giustizia, Massimo Andrea Ugolini, ha annunciato la volontà di mettere mano alla riforma.
Certo che, in linea generale, se i concetti espressi, il buon senso, l’assenza di conflitti di interesse e le competenze in tema giustizia sono come quelli espressi nel dibattito appena concluso, non c’è tanto da sperare.