San Marino. Non è vero che davanti al modo di procedere del gruppo criminale
nessuno ha reagito. E’ quanto
ha tenuto a ribadire Marino Cecchetti, giovedì scorso a Domagnano, nel
partecipato incontro pubblico organizzato dal Movimento Rete: Come uscire dalla ‘era Gatti’ (illustrazione dei 5 ordini del giorno presentati in Consiglio).
C’è chi, per aver parlato di ‘sottobosco politico affaristico’, è stato trascinato in Tribunale da 9 consiglieri ed apostrofato come “Nemico della Repubblica“!
Non è vero che tutti, davanti a questi fatti,
tutti hanno taciuto. Come dire tutti responsabili, quindi nessuno responsabile;
chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, e chiudiamola qui. Nossignori.
A metà degli anni Novanta hanno depenalizzato reati come l’evasione
fiscale, per proteggere i delinquenti dalle rogatorie. Una scelta criminale che
avrà poi effetti disastrosi a Roma e a Strasburgo.
Non tutti hanno taciuto. Lo dimostrano gli articoli di giornale
riportati in questo libretto (“Quando
non tacere è un dovere”) uscito nel 2003.
Si legge nella introduzione: “Al governo si è avuto un girotondo
di politici” che
“brillano … per la scandalosa disponibilità a farsi corrompere”. Ripeto: “scandalosa
disponibilità a farsi corrompere”. Maggio
2003.
Fra gli articoli, cito un
intervento al Congresso
della Democrazia Cristiana del 2002, nel
quale si denunciava l’esistenza di un “sottobosco politico affaristico pronto a
sfruttare ogni occasione di tornaconto”. Un sottobosco dipinto come “un mostro dalla fame insaziabile”, che
sfruttava “la sovranità” dello Stato
“ in presa diretta”.
E
non ci si è limitati a parlare e a scrivere.
Erano,
quelli, gli anni della devastazione del
territorio. Nascevano i primi ecomostri sulla superstrada.
Bisognava
portare allo scoperto i nomi dei
proprietari celati dietro le società anonime. Furono presentate due istanze d’arengo: nel 1997
e nel 2002.
Entrambe bocciate. Ci si è organizzati,
allora, per presentare un referendum, nel 2004.
Bocciato anche quello. Non ammesso. Nonostante
le firme raccolte.
Allora
abbiamo cercato un’altra strada.
Con
Giovanni Giardi, e altri dell’associazione
Ephedra, il
chiesto udienza alla Reggenza per sollecitare l’adesione alla
Corruzione adottata del Consiglio d’Europa ed
alla Convenzione Contro la Corruzione
delle Nazioni Unite.
Vista la lentezza nelle
risposte, nell’aprile 2008 abbiamo
presentato, sulla stessa materia, 2 istanze d’Arengo. E abbiamo cominciato a tampinare i governi per l’adesione al GRECO, il gruppo degli Stati del Consiglio d’Europa, impegnati al loro interno nella lotta alla
corruzione. Oggi, 2016, l’adesione al GRECO avvenuta nel 2010 è
ancora da completare. Siamo arrivati ultimi fra gli Stati
del Consiglio d’Europa.
Nel 2010, pressati da Roma e da Strasburgo, i
politici abolirono davvero (dopo una abolizione finta) le società anonime. Ma non abolirono
l’anonimato. Trasferirono semplicemente le partecipazioni nelle società
fiduciarie.
Una presa in giro
megagalattica.
Chi osò scriverne si beccò una denuncia, firmata da 9 consiglieri.Insomma, la trasparenza, no.
Temuta dai politici, come il diavolo l’acqua santa. Non la volevano allora, come non la vogliano ora.
È ciò che più temono, la
trasparenza.
Ed allora …. trasparenza
sia.
Facciamo, della trasparenza,
un grimaldello, anzi la ruspa per abbattere il sistema. Ormai occorre la ruspa tanto il sistema è consolidato.
Portiamo allo scoperto i
loro affari.
Inseguiamo i delinquenti, sulla strada dei soldi, dato che capiscono solo di soldi.
E senza colpi di spugna. Devono tirarli fuori i
soldi quei signori, davvero. E adesso. Prima
di voltare pagina.
Dopo che hanno tirato fuori i soldi,
volteremo pagina. Anzi, siamo disposti a chiudere tutto
il libro.
Prima, però, vogliamo i soldi che hanno rubato alla comunità. Tutti, restituiti alla comunità. Tutti. Senza sconti.
Leggi l’intero intervento di Marino Cecchetti