San Marino. Sospeso Buriani; giudici appello nel mirino

San Marino. Sospeso Buriani; giudici appello nel mirino

Votata la sospensione di Buriani, la mannaia ora pende sui giudici di appello

La decisione arrivata di notte. Votata da meno della metà dei membri del Plenario La minoranza è uscita dall’aula

Hanno agito nottetempo, come quando si mettono in atto azioni delle quali non c’è molto di cui vantarsi. La causa, o la scusa, dell’azione notturna è stato il lungo dibattito, per una ostentata ponderazione di quello che in realtà era già stato deciso. D’altra parte la maggior parte di quelli che hanno deciso per la sospensione erano gli stessi che già avevano votato la richiesta di azione di sindacato contro il giudice Alberto Buriani, e ne hanno votato anche la sospensione che tra l’altro avevano caldeggiato. Il tutto con l’ausilio di qualche magistrato notoriamente inquadrato nella fazione ostile al commissario della legge da fare fuori. Così per la parte politica, a votare per la sospensione di Buriani sono stati: Gian Matteo Zeppa, Adele Tonnini di Rete; Manuel Civatta, Aida Selva, Mariella Mularoni del Pdcs; Carlotta Andruccioli; e il Segretario alla Giustizia Massimo Andrea Ugolini. Dei membri togati hanno votato per sospendere il collega Giovanni Belluzzi, Fabio Giovagnoli e Isabella Pasini. Si sono astenuti Valeria Pierfelici e Simon Luca Morsiani.

E’ stato sospeso, quindi, il magistrato scomodo che ha coordinato il pool delle indagini sulla Tangentopoli sammarinese-conto Mazzini, inviso alla presidente di Bcsm e ai suoi sottoposti di Via del Voltone per la lesa maestà di avere indagato – e archiviato – Catia Tomasetti; inviso al governo di cui ha indagato e rinviato a giudizio un paio di esponenti; inviso ai “mazziniani” e a quelli della tangente del Centro uffici; inviso al “Re Nero” Stefano Ercolani e al suo avvocato consigliere di maggioranza – nonché avvocato anche di Gabriele Gatti e Valeria PierfeliciGian Nicola Berti. Pure lui ha presentato il suo esposto disciplinare dopo che ben due pronunce giurisprudenziali gli avevano dato torto. C, così ambivano a fare i “mazziniani”, con una maggioranza che ha supinamente accolto gli esposti ricalcandone pedissequamente le motivazioni nella delibera che ha sancito l’azione di sindacato.

Una maggioranza che così ha attuato i disegni di restaurazione dei “mazziniani”, già ben descritti nelle carte del procedimento e che oggi si realizzano a pieno. 

Fatto fuori, quindi, il magistrato inviso a tutte queste persone perché ha fatto il suo dovere. Adesso, sulla azione di sindacato dovrà pronunciarsi il Collegio Garante, che si spera non ceda alle pressioni politicizzazanti di una maggioranza che già quando era all’opposizione è stata rimproverata più volte dal Collegio Garante nella precedente composizione, per un uso politico della giustizia. Durante la votazione sulla sospensione di Buriani sono usciti i membri di opposizione, Luca Boschi, Vladimiro Selva e Nicola Renzi. Ed è qui che sorgono ancora dubbi sul numero legale della votazione, se si pensa che per la sospensione hanno votato meno della metà dei membri del Consiglio Giudiziario plenario, solo 10 (di cui 7 politici) su un totale di 22 membri del Plenario. Inevitabili i dubbi di legittimità, uniti al fatto che, al rientro delle opposizioni in aula, la Reggenza non ha voluto riferire agli esponenti di opposizione quale fosse stato l’esito della votazione, adducendo che il comma era chiuso. Diniego che fa il paio, con la mancata consegna, ancora oggi, della famigerata riunione del Plenario del 24 luglio. Verbali mai consegnati nonostante le reiterate richieste dei membri di opposizione del Consiglio giudiziario. C’è da chiedersi davvero cosa ci sia da nascondere.

 

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