San Marino. Strasburgo: intervento del Segretario Nicola Renzi a ‘Freedom of Religion in Europe’

San Marino. Strasburgo: intervento del Segretario Nicola Renzi a ‘Freedom of Religion in Europe’

Intervento del Segretario di Stato Nicola Renzi al Seminario di alto livello ‘Freedom of Religion in Europe: achievements and perspectives’

Strasburgo, 28 aprile 2017

La libertà religiosa, i fenomeni migratori, l’arrivo in Europa di rifugiati, l’educazione. Questioni che potrebbero sembrare, a prima vista, lontane tra loro. Riflettendoci, tuttavia, si percepiscono rapidamente i legami che esistono e che pongono a loro volta domande su diversi aspetti giuridici, politici, sociali e culturali.
In questo seminario si parte dalla libertà religiosa come aspetto principale nel cui contesto analizzare la condizione dei migranti e dei rifugiati e l’importanza dell’educazione, avendo come scopo essenziale il necessario e reale rispetto dei diritti umani negli Stati membri del Consiglio d’Europa.
Una delle prime questioni che si pongono quando un migrante, rifugiato o meno, arriva in un Paese europeo è come potergli garantire l’esercizio del suo culto, spesso minoritario rispetto a quello professato dalla maggioranza della popolazione. La dimensione religiosa diventa quindi un elemento non trascurabile nell’accoglienza e in seguito, nel corso del processo di integrazione di coloro che rimangono in Europa.
La questione dell’educazione, poi, riguarda soprattutto gli immigrati e i rifugiati minorenni, che hanno la necessità immediata di essere integrati nel sistema educativo nazionale del Paese europeo che li accoglie. Tale sistema educativo, ovviamente, pur avendo natura laica, dovrà tener conto dell’appartenenza religiosa di tali minori, oltre che degli aspetti connessi, culturali e linguistici. Si tratta, in altre parole, di conciliare le aspettative di tali minorenni o delle loro famiglie con il necessario rispetto delle regole di vita basate sulla cultura e le tradizioni del Paese di accoglienza. In tale valutazione, spesso difficile, la Corte europea dei diritti umani si riferisce al “margine di apprezzamento” (marge of appreciation) di cui dispongono gli Stati membri, con un’analisi nella quale si deve sempre tener conto del necessario equilibrio tra i diversi interessi esistenti, potenzialmente in conflitto.
Credo poi che sia utile, in questo contesto, precisare che la libertà religiosa comprende anche il diritto di ogni individuo di non rivelare le sue convinzioni religiose o non religiose. La situazione talvolta risulta particolarmente complessa. Sappiamo tutti, ad esempio, che nei Paesi del medio oriente, una parte della popolazione è di fede cristiana. Per questo sarebbe opportuno essere all’ascolto di coloro che intendano esprimere la loro appartenenza religiosa per gestirne le conseguenze sul piano dell’esercizio dei riti, delle prescrizioni alimentari e di tutti gli altri aspetti che ne derivano.
Sul piano dell’educazione è poi necessario tener conto dell’aspetto linguistico, predisponendo le strutture necessarie perché tutti i migranti e i rifugiati, a prescindere dalla loro età, dal sesso o da altre condizioni personali, possano accedere all’insegnamento della lingua del Paese d’accoglienza, per diventare il più rapidamente possibile autonomi e capaci di interagire con il resto della società.
In generale, si pone la questione del relativismo culturale e dei limiti che devono essere necessariamente posti a certe pratiche religiose, quando producono inaccettabili violazioni di diritti umani. Si tratta, in altri termini, di riferirsi alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani per capire quando le limitazioni della libertà religiosa vanno oltre il margine di apprezzamento dello Stato in questione.
In tale contesto sarebbe utile riflettere, a livello europeo, sugli effetti negativi legati al fenomeno del comunitarismo, ribadendo che i diritti umani appartengono all’individuo e non possono essere sacrificati in nome di logiche di gruppo. Ciò non toglie, ovviamente, che gli interessi di gruppi minoritari della società debbano essere sempre presi in considerazione, soprattutto quando si tratta di gruppi vulnerabili. È noto che uno dei fondamenti della democrazia è il rispetto delle minoranze, intese in senso lato, quindi non sarebbe accettabile creare discriminazioni fondate semplicemente sull’appartenenza a un gruppo determinato. Sarebbe dunque possibile prevedere delle differenze di trattamento soltanto se fossero necessarie in una società democratica, da concepire come una “società aperta” (Open Society), sempre sulla base incontestabile dell’interpretazione offerta dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani.
Vorrei approfittare dell’occasione per ricordare che il 6 e 7 novembre prossimi si terrà a Strasburgo un’iniziativa del Consiglio d’Europa di grande rilievo, ossia il 10° “Incontro annuale sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale”, dove verrà esaminato proprio il ruolo dei gruppi religiosi presenti in Europa riguardo all’accoglienza di migranti e rifugiati. Tale iniziativa permetterà di analizzare la situazione esistente e di lanciare nuove piste di riflessione e d’azione concreta in questo campo, per promuovere un sempre maggior rispetto dei diritti umani.
Vorrei poi esprimere l’auspicio che il notevole impegno del Consiglio d’Europa nel settore dei diritti dei migranti e dei rifugiati possa produrre un effetto sempre maggiore, con particolare riguardo alla condizione dei minori e delle donne.
In conclusione, vorrei citare alcune parole di Papa Francesco, che a proposito dei migranti e dei profughi ha affermato che “non di rado […] incontrano la carenza di normative chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione ai diritti e ai doveri di tutti” (*).

Grazie della vostra attenzione.

(*): http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-17/cari-migranti-il-messaggio-papa-francesco-rifugiati-124608.shtml?refresh_ce=1

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