David Oddone di L’Informazione di San Marino: “Titan flags”, lo Stato rischia di perdere grosse entrate
Il governo pare non avere colto la portata dell’operazione “Titan flags” portata a termine dagli uomini di Enrico Cecchi e scaturita nella denuncia di finanziarie e soggetti sammarinesi. Dal punto di vista tecnico, la teoria delle Fiamme Gialle non fa una grinza, nonostante gli avvocati vogliano sostenere il contrario. Si parte dal presupposto che il Titano è uno Stato extra-Ue e che dunque non rientra negli accordi doganali europei, che superano gli accordi di buon vicinato. Il succo della questione è che il proprietario di una imbarcazione deve pagare o la monofase, oppure l’Iva. Essendo “targata” Rsm, si dava per scontato che tra le due, si dovesse pagare la sola monofase. In realtà a San Marino non c’è il mare, dunque appare scontato che questi beni stiano esclusivamente in Italia. La Gdf dunque pretende che si paghi l’Iva. Iva che non pagata fa scattare il reato di contrabbando. Una teoria che evidentemente ha il benestare della stessa Procura di Rimini, tendenzialmente sempre molto scrupolosa. Per questo la vicenda potrebbe assumere proporzioni vastissime ed altre Procure e compagnie della Gdf in tutta Italia potrebbero seguire l’esempio riminese. Si è partiti con gli elicotteri, poi si è passati agli yacht. Presto potrebbe toccare alle automobili: perché mai un milanese che non lavora, né risiede a San Marino dovrebbe avere un Ferrari – che usa prevalentemente in Italia – con targa Rsm? E perché mai non ci dovrebbe pagare sopra l’Iva?
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