San Marino. “Titani”, la legge prevedrà subito conversione del borsellino Smac da euro in Ccfs

San Marino. “Titani”, la legge prevedrà subito conversione del borsellino Smac da euro in Ccfs

“Titani”, la legge prevedrà subito la conversione del borsellino Smac da euro in Ccfs

Antonio Fabbri

Sta facendo discutere il progetto di legge, che entrerà in prima lettura nel Consiglio Grande e Generale che si apre domani, sui Certificati di compensazione fiscale, la moneta virtuale che si vorrebbe introdurre, secondo l’intenzione dei proponenti, per fare circolare liquidità ed erogare sussidi a persone fisiche e imprese in difficoltà.

Tra i punti fermi dei proponenti c’è il fatto che l’adesione alla moneta fiscale sia “su base volontaria”.

Se così effettivamente fosse, c’è da chiedersi che vantaggio avrebbe chicchessia a preferire “volontariamente” di essere pagato con dei certificati fiscali spendibili in un’area di 61,2 chilometri quadrati con circa 34mila abitanti, piuttosto che riscuotere una valuta che ha corso legale ed è spendibile in un’area di 4.476.000 chilometri quadrati e in 27 stati, con una comunità di 446 milioni di persone. Probabilmente nessuno. Va allora da sé che tutta questa “volontarietà”, parole che compare tre volte nel progetto di legge, in realtà si trasformi in una opzione favorita, però, da una sorta di incentivazione obbligante.

Gli euro sulla Smac da subito diventano Ccfs

Se è vero che l’articolo 1 prevede che “L’accettazione di pagamenti in Ccfs avviene su base volontaria”, è altrettanto vero che, per l’articolo 4, “la scontistica sugli acquisti ottenuta tramite San Marino Card è accreditata in Ccfs” e “gli acquisti effettuati pagando in Ccfs tramite la San Marino Card non generano accrediti di cui al comma l del presente articolo”.

Il quadro, poi, si completa con la norma transitoria dell’’articolo 19: “L’ammontare del valore monetario presente sul circuito

San Marino Card è convertito in CCFS equivalenti al valore stabilito”, di un euro ogni Ccfs, sulla base dei saldi in euro presenti alla data da stabilirsi mediante apposito Decreto Delegato”.

Quindi, da subito, obbligatoriamente e non volontariamente, anche il saldo che ognuno ha sulla Smac si trasforma da euro in Ccfs o “Titani”. Non solo. Dall’entra in vigore della legge, si pagherà in euro e si riceverà ricarica-sconto sulla Smac in “Titani”.

Manca un proiezione sugli effetti dei Ccfs

Quanto questo gioverà ad incentivare gli acquisti a San Marino è da valutare. Tra l’altro la relazione al progetto di legge è una mera elencazione di principi e una esposizione di sintesi degli articoli di legge, ma non fa proiezioni su quanti, presuntivamente, potrebbero accettare di essere pagati in “Titani”; in che quantità la Pubblica Amministrazione potrebbe pagare i suoi dipendenti in Ccfs; se si preveda un incremento dei consumi interni e in che misura; quale limite – magari da calibrare percentualmente in base al Pil – all’emissione di “Titani”; come impatterà sulle banche che, da Pdl, sono i soggetti tenuti a convertire i Ccfs in euro; se questa nuova tipologia di scontistica Smac incentiverà o disincentiverà dal circondario a venire a fare spesa a San Marino. Molti, dai primi commenti, sono convinti di no. La relazione al Pdl, insomma, tutto questo non lo dice, nemmeno prova ad abbozzarlo o ipotizzarlo. Insomma bene lo “sforzo di creatività politica ed economica”, ma se mancano i dati diventano complicate le valutazioni sull’opportunità o meno di tale strumento che potrebbe generare più rischi che vantaggi, creando, tra l’altro, debito su debito e viaggiando al limite della conformità con la Convenzione monetaria che San Marino ha per l’uso dell’euro.

L’inversione dell’onere di comunicazione

Si è detto che l’accettazione del pagamento in “Titani” è su base volontaria. Verrebbe da pensare che, quindi, chi vuole aderire debba chiederlo. Invece no. Si inverte l’onere della comunicazione. Infatti, con l’entrata in vigore della legge, di default il 30% dell’eccedenza dei mille euro netti di stipendio – facendo l’esempio della remunerazione dei lavoratori – potrà essere pagato in Ccfs, salvo che, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge, il dipendente comunichi al suo datore di lavoro e all’Ufficio tributario che non intenda essere pagato in “Titani” sulla Smac. E se non lo comunica entro i trenta giorni è destinato per sempre a percepire “Titani” in busta paga nella percentuale prevista? Pare di sì, dato che al momento la legge è silente su una eventuale disdetta successiva, anche se, quanto meno per gli operatori economici, demanda ad un regolamento della Segreteria Finanze per i dettagli sulla non accettazione dei Ccfs.

L’incentivazione obbligante

Comunque, perché i Ccfs funzionino, occorrerà che i “Titani” circolino. Come si incentiverà, allora, la circolazione dei “Titani”?

Con dei meccanismi che renderanno pressoché obbligatorio accettarli, a partire dalla Pa. A titolo di esempio si può citare l’utilizzo di Ccfs, previsto dalla norma all’articolo 8, nel pagamento dei pubblici appalti ad operatori sammarinesi. Anche qui la norma prevede che gli appalti possano essere pagati in “Titani” fino al 30% dell’importo appaltato in euro.

L’articolo prevede che la percentuale di pagamento in Ccfs dovrà essere specificata nei bandi. Ora, è ovvio che chiunque aspiri ad ottenere un pubblico appalto debba accondiscendere a ricevere una parte dei pagamenti in Ccfs. E l’impresa appaltatrice di che lavoratori si avvarrà? Di dipendenti che siano disponibili ad ottenere una parte del loro salario erogato in Ccfs. E i dipendenti dove andranno a fare spesa? In quei negozi nei quali gli operatori economici accettano pagamenti in Ccfs. Tra l’altro è proprio previsto nella legge (articolo 13) che le imprese appaltatrici che accettino in pagamento “Titani” avranno corsie preferenziali per ottenere gli appalti pubblici. Ecco come la “volontarietà” diventa una “incentivazione obbligante”. Se sia stato calcolato quanto questo sistema rischi di causare una involuzione dell’economia, però, non è dato sapere, né è spiegato dalla relazione al progetto di legge. Questo senza contare che il datore di lavoro Stato potrà decidere se erogare parte degli stipendi in Ccfs facendoli digerire ai dipendenti con meccanismi incentivanti. Tutti strumenti che, probabilmente, scontano il timore della impopolarità di riforme atte al contenimento della spesa o tagli degli stipendi pubblici, soprattutto dei livelli più alti e degli enti intoccabili. Non ritenendo quindi proficuo e opportuno, quanto a popolarità, mettere mano al contenimento della spesa pubblica, si utilizza l’espediente dei Ccfs.

I sussidi

C’è poi l’aspetto dei sussidi, che però non chiarisce se questi “Titani” siano a fondo perduto, nella relazione si parla di sostengo a fondo perduto per le imprese, ma non è chiarito neppure se abbiano un sottostante economico reale – e non pare – o siano, comunque, titoli di debito che ricadranno comunque sullo Stato e sulla collettività, in termini di mancate entrate fiscali. L’impressione è: lo Stato non ha soldi per sostenere chi è in difficoltà. Per questo si crea una nuova moneta e si mette in circolazione debito, riuscendo così a erogare un mezzo di pagamento che poi, però, ricadrà sullo stesso Stato in termini, par di capire, di mancate entrate fiscali.

Il dematerializzato si materializza da collezione

Una ipotesi, sull’esito per le Casse dello Stato e dell’economia in generale di un tale progetto che appare molto più complesso dei 21 articoli che lo istituiscono, andrebbe messa nero su bianco, ma al momento non c’è. Se dovesse andar male, comunque, rimarrebbero, per consolarsi, i Ccfs da collezione, che l’articolo 17 prevede possano essere materialmente emessi, e posti in vendita dall’ufficio Filatelico e Numismatico.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy