San Marino, un nuovo scrigno per il suo ’900. Ii Resto del Carlino

San Marino, un nuovo scrigno per il suo ’900. Ii Resto del Carlino

IL Resto del Carlino, Nazionale

Musei Collezione d’arte moderna
San Marino, un nuovo scrigno per il suo ’900

Claudio Spadoni

Sandrina Bandera, già direttrice della Pinacoteca di Brera e ora Presidente del Museo Maga di Gallarate, introducendo la guida del nuovo Museo Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea della Repubblica di San Marino ora inaugurato, ricorda lontani trascorsi, a partire dal ‘Premio d’arte figurativa del Titano’ del 1956, con una giuria di artisti di ‘chiara fama’ , da Casorati a Guttuso, tutti di orientamento figurativo, con l’eccezione di Birolli. Poi, con un cambiamento di formula e critici autorevoli come Valsecchi, Russoli, Carluccio e il giovane Calvesi, nel ‘59 il Premio ‘Biennale per la pittura’ vide una prevalenza di informale e astrattismo lirico. Quasi in sintonia, forse inconsapevole, con una memorabile edizione di ‘Documenta’ di Kassel. Ma fu la Biennale del ‘63 ad avere grande eco, suscitando anche vivaci polemiche.

Questa volta  con la regia di Filiberto Dasi, creatore, quasi a due passi, del Centro Pio Manzù, e un presidente come Giulio Carlo Argan, sostenitore delle tendenze di ispirazione razionalista – ricerche cinetiche e visuali, arte programmata – opposte rispetto alla temperie romantico esistenziale degli anni ‘50. Non a caso la manifestazione si diede il titolo programmatico ‘Oltre l’Informale’, intendendo documentare le ultime tendenze sulla scena internazionale: dal ‘Nouveau réalisme ‘ sostenuto da Pierre Restany, all’omologo statunitense New dada e alla Pop Art, soprattutto nella versione italiana, ma anche il Realismo esistenziale debitore di Bacon e Giacometti. Qualche anno dopo Francesco Arcangeli, alludendo alla teorizzazione dell’egheliana ‘morte dell’arte’ ripresa da Argan, si chiedeva se a San Marino il grande critico fosse andato ad inaugurare un cimitero. In realtà fin da allora sul Titano si preparava il terreno per la costituzione di una Galleria d’Arte Contemporanea. E nel decennio successivo furono organizzate antologiche di artisti come Guttuso, Cagli, Vedova, Perilli; quindi, nei primi anni ‘80, le partecipazioni alla Biennale di Venezia e la mostra della Transavanguardia tedesca curata da Bonito Oliva, allora molto in auge; e ancora, la personale di Mario Merz al Palazzo dei Congressi, per ricordare le iniziative di maggior rilievo.

Un lungo e anche discontinuo percorso, dunque, per giungere all’apertura di questa Galleria Nazionale nelle ristrutturate Logge dei Volontari. Con oltre un migliaio di opere nei depositi, fra dipinti, sculture, installazioni, foto, opere grafiche e di design. La scelta di quelle ora esposte è molto parca, ma tale da offrire la sintesi significativa di una lunga storia. Una prima sezione documenta il secondo dopoguerra, tra realismo e astrattismo, con Guttuso e Vedova contrapposti, assieme a Birolli, Cagli, Perilli e la sammarinese Busignani Reffi. Segue la sezione dei ‘Linguaggi sperimentali’, con Spagnulo, Jodice, Taddei; quindi ‘Un nuovo classicismo, con i ‘transavanguardisti’ Chia e Cucchi, un impareggiabile eclettico come Ontani, ed Enzo Mari con una complessa installazione, esposta proprio a San Marino trent’anni fa. 

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