Segreteria interni risponde ad Associazione ‘Dirigere’

Segreteria interni risponde ad Associazione ‘Dirigere’

Dispiace il recente comunicato dell’Associazione Dirigere, a cui aderisce una parte dei dirigenti pubblici, in cui sono travisati gli obiettivi della riforma della pubblica amministrazione e criticate tutte le norme. Per difesa della categoria o per incomprensione?
La  riforma presuppone la convinzione, in chi la presenta e la approva, che la PA abbia la capacità di rinnovarsi anche dal suo interno, dati gli strumenti. Per questo abbiamo fatto non solo nuove regole ma anche dato supporto ai dirigenti  con appositi corsi, incontri individuali con esperti, ed assistenza sul campo. Stessa cosa per la semplificazione amministrativa. Di conseguenza è innegabile una certa delusione per la lentezza e le difficoltà opposte da alcuni all’ammodernamento delle attività. Dove l’innovazione è stata applicata, ha dato soddisfazione non solo agli utenti ma anche ai dipendenti.
Purtroppo,  alcuni dirigenti preferirebbero continuare a gestire il proprio ufficio in modo antiquato, o senza badare a spese, o senza innovazioni e progetti anche se già avviati da qualche anno, o senza dover rendere conto o senza applicare standard in uso da tempo anche nei più piccoli Comuni italiani.  
Ciò vale ad esempio per le leggi sul procedimento amministrativo e  sulla semplificazione. Da molto tempo e cioè fin dalla stesura del loro articolato,  abbiamo chiesto a tutti i dirigenti suggerimenti e collaborazione. Se nell’applicazione qualche ufficio rileva la necessità di integrazioni e modifiche, massima disponibilità anche ora. Tuttavia non sono pervenute richieste e siamo in attesa del lavoro di tutti gli uffici per poter eliminare completamente il bollo. Per cui è inaccettabile il comportamento di chi  usa le nuove norme per complicare le cose all’utente!
Il Decreto sulle nuove retribuzioni dirigenziali non piace ad alcuni dirigenti perché ha tolto le indennità “ad personam” e ha diminuito l’importanza della sola anzianità di servizio.  Inoltre, ha tolto ad alcuni dirigenti il potere di contrattare direttamente con i singoli Segretari di Stato le proprie personali regole e retribuzione. Togliere discrezionalità al Governo significa anche togliere  potere contrattuale al singolo dirigente o impiegato per il suo personale incarico. Quando qualcuno si accorge che l’una cosa comporta anche l’altra, allora preferirebbe tornare alla discrezionalità politica. Così come preferirebbe non essere controllato e valutato dal Direttore di Dipartimento perché non è il Segretario di Stato.  
Un’altra cosa che non piace del Decreto è la differenziazione degli uffici in base alla loro complessità, misurata secondo criteri oggettivi, allo scopo di differenziare una parte della retribuzione dirigenziale. Si fa finta che non vadano bene i criteri usati, mentre in realtà qualunque criterio andrebbe bene se raggiungesse l’obiettivo di collocare questo o quell’ufficio nella fascia più alta.
Rimandare la ratifica del decreto ha alimentato aspettative di modifica e pressioni quasi sempre non giustificate,  ma utili a mantenere elevato il livello della conflittualità politica.
Le contrarietà  dell’Associazione Dirigere si basano anche sui “risparmi”, obiettivo imposto alla Segreteria degli Affari Interni dai partiti di maggioranza ed anche da alcuni di quei consiglieri che con i dirigenti fingono  di non aver condizionato le scelte della riforma e del decreto. Ad esempio, la Segreteria AAII aveva  proposto un solo direttore generale della Funzione Pubblica (e non tre), e un minor numero di  uffici e di dipartimenti. Ciò anche per semplificare. Così come nel 2009 aveva proposto che la durata degli incarichi dirigenziali potesse essere quinquennale (e non solo triennale).
Il pressing dei consiglieri di maggioranza ed il cospicuo lavoro svolto per conseguire risparmi sta producendo effetti molto positivi, apprezzati anche in questi giorni dall’intero Consiglio Grande e Generale. Non solo dirigenze, ma anche contratto collettivo e nuove regole.
Il percorso deve naturalmente proseguire ed investire tutti i settori, cosa sostenuta da tempo in ogni occasione e sede, e che deve essere realizzata non solo dagli Affari Interni ma anche da chi ha la competenza politica ed amministrativa di altri  settori.

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