Sole 24 Ore, Delta verso la ristrutturazione dei debiti, Stefano Elli

Sole 24 Ore, Delta verso la ristrutturazione dei debiti, Stefano Elli

Sole 24 Ore
Delta verso la ristrutturazione dei debiti
Stefano Elli
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I commissari vogliono applicare L’articoto 182 bis – Trattative ancora aperte con Intesa
Dopo Fingruppo, dopo Risanamento, anche il gruppo bancario Delta potrebbe finire nell’alveo del nuovo diritto fallimentare, nella procedura prevista dall’articolo 182 bis. L’ipotesi formulata dai commissari Bruno Inzitari, Antonio Taverna ed Enzo Ortolan, prevede infatti il raggiungimento di un accordo per la ristrutturazione del debito (oltre 3 miliardi di euro) da trovare con almeno il 60% dei creditori (tra cui Barclays, Natixis, Bnp Paribas, Banco popolare, UniCredit, Deutsche Bank Fortis e Dresdner). Il piano, in seguito, dovrà essere asseverato da un professionista terzo e, successivamente, presentato in Tribunale che lo dovrà omologare ed eventualmente sdoganare. Un iter identico rispetto a quello già visto nei caso di Risanamento, la holding di Luigi Zunino e della Fingruppo di Emilio Gnutti.
Ma non è detto che questo accada. A quanto risulta a «IlSole24ore», infatti, il tavolo delle trattative tra il gruppo bancario controllato dalla Cassa di risparmio di San Marino e il «cavaliere bianco» Banca Intesa Sanpaolo non sembra essere ancora stato definitivamente sparecchiato. Ca’de Sass, anzi, potrebbe ammorbidirsi, spiegano fonti vicine a Intesa: «se fosse scongiurato il rischio che le problematiche prodotte dalle gestioni passate non dovessero riverberarsi su quelle future». Spiraglio aperto, dunque, e il «lavorone» (come Corrado Passera ebbe a definire la due diligence sugli asset del gruppo Delta) potrebbe non essere ancora finito.
Ma la Cassa di Risparmio di San Marino sembra non avere intenzione di stare a guardare. Anche sulla Rocca pensano a un piano B. Un piano che, oltre al rafforzamento patrimoiale da 350 milioni già deciso dalla Cassa guidata da Leone Sibani e dalla Fondazione presieduta da Tito Masi, prevede l’entrata in scena di un altro partner bancario (straniero) con cui ricominciare da zero. Sull’intera situazione, poi, sembra avere pesato anche un aspetto meno legato alla finanza e più alla politica. L’azzeramento dei vertici della Banca Centrale di San Marino (ente omologo alla Banca d’Italia), avrebbe non poco influito sull’irrigidimento della banca centrale italiana nei confronti del governo del Titano.
In particolare le dimissioni del presidente Biagio Bossone, del direttore generale Luca Papi, e l’allontanamento del capo dell’ispettorato Stefano Caringi (tutti vicini a Banca d’Italia) hanno di fatto lasciato senza vertici l’Authority locale proprio nel momento più intenso delle pressioni sulla piccola repubblica, colpita con un uno-due micidiale prima dagli effetti dello scudo fiscale e poi dagli sviluppi del caso Delta.
La sostituzione di Bossone, poi, con un manager di vasta esperienza, ma con un curriculum prevalentemente assicurativo, come Ezio Paolo Reggia, ha lasciato perplessi molti osservatori. Ora si sta cercando un nome per la sostituzione del direttore generale Papi. Sembra che questa volta ci si stia orientando su un manager bancario: il nome del candidato è quello di Mario Giannini. Un passato prima a Fineco, poi a Capitalia e infine a UniCredit. Sembra che la nomina sia imminente.

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