Sottosegretario Sonia Viale risponde ad Elisa Marchioni

Sottosegretario Sonia Viale risponde ad Elisa Marchioni

[Camera.it – Resoconti dell’Assemblea – Bozze non corrette in corso di seduta] (…) ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, illustro brevemente l’interpellanza che va proprio al cuore della domanda che vogliamo porre al Governo, che riguarda la situazione dei 6.500 lavoratori frontalieri italiani che lavorano a San Marino, che ogni giorno vanno a San Marino e lì prestano la loro opera lavorativa. Come dicevo sono circa 6.500, in gran parte residenti nelle province di Rimini, di Forlì e di Pesaro e sono lavoratori che con l’ultima finanziaria varata dal Governo sammarinese si sono ritrovati gravemente penalizzati da una mancata detrazione del 9 per cento prevista dall’articolo 56. Sono quindi lavoratori che da gennaio in busta paga si ritrovano una cifra che va da 150 a 400 euro in meno.
Questa norma, ossia la mancata detrazione del 9 per cento, è riservata ai soli lavoratori italiani che lavorano a San Marino. Quindi, è una tassa che presenta un’evidente discriminazione che ha creato una distinzione tra tutti i lavoratori, tra quelli sammarinesi e quelli italiani, e che ha creato ovviamente una serie di tensioni. Pertanto, il tema che poniamo in questo momento riguarda proprio il modo in cui. il Governo intenda tutelare e difendere i cittadini italiani che si sono trovati in questa situazione penalizzante e discriminante.
Questa situazione non sfugge nemmeno ai sammarinesi e al Governo sammarinese, che ha varato una manovra di rilancio. I sammarinesi conoscono bene anche il lavoro all’estero e sicuramente sanno cosa significhi trovarsi all’estero, produrre reddito in un Paese straniero e poi rientrare nella propria realtà.
La disposizione di questo articolo 56, peraltro, è sottoposta anche ad un giudizio di legittimità costituzionale. Proprio in questi giorni è stata infatti presentata al collegio dei garanti sammarinesi per verificare se sia costituzionale; avremo una risposta entro sessanta giorni, quindi entro la prima metà di maggio. Nel frattempo, questa norma è vigente e sottolineiamo che il Governo italiano si è mosso con grande lentezza, lasciando soli questi lavoratori che si sono trovati da subito discriminati, con differenze in busta paga già da gennaio.
Nel frattempo, da quando abbiamo presentato questa interpellanza urgente, ossia da circa un mese fa, si è mosso qualche cosa. Noi abbiamo già espresso il nostro punto di vista in altre sedi parlamentari e, proprio martedì, è stata data risposta all’interrogazione del collega Narducci in Commissione affari esteri dal sottosegretario Craxi, che ha dichiarato che la questione del trattamento fiscale dei frontalieri è al centro da tempo di un complesso negoziato bilaterale con le controparti sammarinesi e ha ipotizzato anche che si possa attivare un tavolo tecnico bilaterale per affrontare la situazione. Sempre in questa settimana si è tenuto un altro vertice tra il Ministro Frattini e il Ministro degli esteri di San Marino, Antonella Mularoni, e il Ministro Frattini – riferiscono le agenzie – ha espresso preoccupazione – leggo testualmente – «per le nuove disposizioni, che rischiano di ledere i diritti dei nostri frontalieri».
Per cui, qualcosa si è mosso, però dobbiamo anche ricordare che ci sono rapporti di grande problematicità sullo sfondo di questa difficoltà attuale dei frontalieri. Se, quindi, il punto da cui partiamo è l’ultimo punto, cioè la discriminazione introdotta da questo articolo 56 dell’ultima finanziaria ci troviamo di fronte a frontalieri che da anni vedono prorogata la franchigia degli 8 mila euro annualmente – quindi con uno stillicidio di attesa – aspettando una legge ordinaria che possa ridisegnare la situazione rendendola più stabile, legge ordinaria la cui approvazione è resa particolarmente difficile a causa delle relazioni così tese e piene di nodi da sciogliere tra Italia e San Marino. Lo dimostra la lunga serie di trattati che sono stati firmati e sottoscritti da tutte e due gli Stati, ma non ratificati dall’Italia e quindi, di fatto, mai entrati in vigore.
Il sottosegretario Craxi martedì ricordava la Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni, firmata nel 2002 e non ancora ratificata. Voglio ancora ricordare l’accordo, firmato dai due Governi il 26 novembre 2009 in materia di collaborazione finanziaria. Si tratta di un accordo che impegna le parti a favorire lo sviluppo e l’integrazione dei rispettivi sistemi finanziari, che è stato sottoscritto, ma anche questo non ratificato dall’Italia, così come non è ancora entrato in vigore l’accordo bilaterale di cooperazione economica, sottoscritto il 3 marzo del 2009.
Quello che ha affermato l’onorevole Craxi, ossia che fosse necessario favorire questi rapporti, ma che prima fosse necessario firmare e ratificare un protocollo per adeguare i testi ai nuovi standard internazionali sulla trasparenza finanziaria è un nodo importante. Infatti, il nodo che concerne freni e rapporti tra Italia e San Marino è il nodo della trasparenza finanziaria e quindi della collocazione di San Marino nella lista nera dell’OCSE perché manca un allineamento alle regole di trasparenza internazionale. Questo è un nodo sicuramente fondamentale, lo ha dichiarato più volte anche il Ministro Tremonti, che ha chiesto, in previsione di qualsiasi incontro bilaterale con le controparti, che fosse preceduto dalla definizione di una serie di obiettivi mirati a porre fine a livello formale e sostanziale al segreto bancario, attraverso lo scambio automatico di informazioni di modello europeo e quindi ha avanzato la richiesta di un allineamento agli standard OCSE da parte di San Marino.
Se ovviamente da parte nostra non c’è alcuna intenzione di difendere tutta la parte grigia o il mancato allineamento di San Marino agli standard OCSE, c’è anche la necessità di rilevare che non si può negare che il Governo sammarinese negli ultimi tempi abbia fatto degli sforzi per rientrare nella legalità, avviando un percorso di riforme normative che vanno nella direzione di una maggiore trasparenza, con l’approvazione di leggi nel novembre scorso che cercano proprio di perseguire l’allineamento agli standard OCSE.
Quindi, ritenendo che rimanga al centro per noi il tema dei frontalieri, ma che esso, per essere risolto nella situazione attuale, nella tensione dovuta all’applicazione dell’articolo 56 della scorsa legge finanziaria, ma anche con lo sfondo di una franchigia che è stata prorogata per l’anno in corso, ma non per il prossimo, necessiti di una legge ordinaria come soluzione più definitiva, che proietti una maggiore stabilità sulla situazione dei frontalieri, dobbiamo affrontare anche questa difficoltà dei nodi dei rapporti tra i due Stati.
Mantenendo al centro il tema del peggioramento delle condizioni economiche dei lavoratori frontalieri italiani occupati a San Marino, che si trovano con retribuzioni differenziate, con una discriminazione che davvero sui luoghi di lavoro si traduce in una differenza che fa sentire i lavoratori italiani come lavoratori di serie B, è molto importante chiarire anche il contesto delle relazioni intorno.
Per questo, chiediamo al Governo come intenda affrontare con urgenza e dare risposta agli attuali problemi che coinvolgono i nostri cittadini lavoratori frontalieri a San Marino, quali azioni intenda promuovere per riprendere il dialogo con la Repubblica di San Marino, al fine di individuare soluzioni di positiva e leale collaborazione, e se il Governo italiano intenda affiancare San Marino in questo percorso verso un definitivo e chiaro allineamento agli standard OCSE, proprio pensando che una crisi di San Marino, una difficoltà economica permanente di questo Stato, che si trova nel cuore dell’Italia, abbia ripercussioni ed effetti anche sull’economia italiana.
È molto difficile immaginare che, qualora San Marino arrivasse ad una crisi permanente, questo non avrebbe alcun riflesso sull’economia italiana. Chiediamo quindi se il Governo intenda affiancare San Marino in questo percorso di allineamento agli standard OCSE e in quale modo, proprio per far crescere ed affermare definitivamente quella parte sana dell’economia sanmarinese che riteniamo meriti di essere riconosciuta nel suo percorso verso un definitivo allineamento.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze, Sonia Viale, ha facoltà di rispondere.
SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti, nel rappresentare che le relazioni intercorrenti tra lo Stato italiano e la Repubblica di San Marino sono divenute particolarmente tese, chiedono di conoscere quale sia la strategia del Governo per affrontare con urgenza gli attuali problemi.
Al riguardo, in via preliminare, si osserva che il Governo italiano, tramite il Ministero degli affari esteri, segue con la massima attenzione gli sviluppi interni alla Repubblica di San Marino, in vista dell’auspicato superamento degli ostacoli che ancora si frappongono al raggiungimento di un livello di trasparenza europeo, e di conseguenza alla piena normalizzazione dei rapporti bilaterali in questo importante settore.
Nel più ampio quadro delle relazioni tra Italia e San Marino si può peraltro fare stato di una buona collaborazione in numerosi ambiti tecnici, che ha consentito la recente firma di quattro intese bilaterali e la definizione di altri accordi e programmi in campo culturale ed ambientale, in via di finalizzazione.
A livello locale, inoltre, la Farnesina segue attentamente anche i negoziati in corso tra la Repubblica del Titano e la regione Emilia-Romagna. Il dialogo non si è mai interrotto e il canale diplomatico è rimasto sempre aperto, come testimoniato dall’impegno della Farnesina ad agevolare contatti per favorire utili chiarimenti in occasione del tavolo tecnico italo-sanmarinese riunitosi presso il Ministero degli affari esteri il 16 settembre scorso e, da ultimo, durante l’incontro svoltosi il 27 gennaio scorso tra il Ministro degli affari esteri Frattini e il Segretario di Stato agli esteri sanmarinese, accompagnato dal Segretario di Stato alle finanze Valentini.
In tale circostanza, i rappresentanti di San Marino hanno sottolineato i passi in avanti compiuti in termini di legislazione adottata o in via di adozione in materia fiscale e finanziaria. Hanno, altresì, manifestato il vivo auspicio di risolvere tutte le questioni bilaterali ancora pendenti per giungere all’auspicata cancellazione dalla lista nera del Ministero dell’economia e delle finanze italiano e alla firma del Protocollo bilaterale sulle doppie imposizioni.
Tutto ciò rappresentato, relativamente alle specifiche questioni di carattere finanziario e fiscale, il Dipartimento del tesoro ha riferito che, nel corso degli ultimi mesi, le autorità di San Marino hanno adottato una serie di misure tese a dare credibilità e trasparenza al sistema finanziario. Tra queste, spicca la legge 4 novembre 2010, n. 178, contenente «disposizioni per il rafforzamento dell’autonomia della Banca centrale ed aggiornamenti statutari».
Quasi contemporaneamente è stato nominato il presidente della Banca centrale, posto vacante da febbraio 2010. Con il nuovo statuto della Banca centrale è stato eliminato il gradimento del Comitato credito e risparmio – organo politico che ha, tra l’altro, la funzione di indirizzo e orientamento dell’attività di vigilanza bancaria, finanziaria e assicurativa – nella nomina degli ispettori del coordinamento della vigilanza. Il nuovo statuto prevede ora i casi nei quali i componenti del coordinamento della vigilanza, nei quali rientra il direttore della banca, possano essere rimossi.
Accanto a queste positive novità permangono, tuttavia, alcune zone grigie, in relazione alle quali sarà importante vedere l’applicazione pratica. Il primo punto sul quale si attendono iniziative da parte dell’autorità di San Marino è quello dei controlli sulle banche e sulle società finanziarie sanmarinesi nonché sulle sanzioni per i comportamenti illegali. Si ricorda, in proposito, che la Banca d’Italia è dovuta intervenire ripetutamente per bloccare i tentativi di alcune banche e società finanziarie sanmarinesi di operare in Italia aggirando ed eludendo la normativa italiana in materia. In nessuna occasione vi è stata alcuna collaborazione da parte della Banca centrale di San Marino la quale, pertanto, dovrà dimostrare di avere l’indipendenza e le capacità per potere intervenire sui soggetti sottoposti alla sua vigilanza.
Per quanto concerne la normativa sul segreto bancario sanmarinese, il Dipartimento del tesoro ha rappresentato che essa è stata di ostacolo all’identificazione del beneficiario effettivo e allo scambio di informazioni tra banche dello stesso gruppo. Nonostante le modifiche apportate da parte sanmarinese con la legge sulle imprese e sui servizi bancari, finanziari ed assicurativi, permangono forti perplessità sull’istituto in quanto subordina, in deroga alla disciplina del segreto bancario, lo scambio di informazioni tra controllate sanmarinesi e capogruppo straniere alla condizione che tra la Repubblica di San Marino e lo Stato della capogruppo sussista un accordo internazionale vigente. Peraltro, la nuova disciplina del segreto bancario subordina la trasmissione delle informazioni al rispetto della normativa sanmarinese in materia di vigilanza consolidata piuttosto che ai principi costituenti standard nella materia a livello internazionale.
Per quanto attiene l’individuazione del titolare effettivo in caso di partecipazioni societarie, l’adozione della legge concernente la conoscibilità degli assetti proprietari effettivi delle società di diritto sanmarinese, nel creare un archivio delle partecipazioni fiduciarie presso la Banca centrale, limita gli obblighi di comunicazione sul titolare effettivo ai soli mandati aventi ad oggetto partecipazioni in società sanmarinesi, così eludendo i controlli sulla gran maggioranza delle società fiduciarie che lavorano con soggetti non sanmarinesi.
Relativamente alle problematiche di carattere fiscale, il Dipartimento delle finanze ha fatto presente in via preliminare che tra la Repubblica italiana e quella di San Marino non vi sono, allo stato accordi che consentano lo scambio di informazioni in materia fiscale. Ciò costituisce una delle ragioni per cui, secondo la vigente normativa, la Repubblica di San Marino è uno degli Stati facente parte della lista di cui al Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 4 maggio 1999 con il quale sono stati individuati gli Stati e i territori aventi un regime fiscale privilegiato ai fini della presunzione di residenza in Italia stabilita dall’articolo 2, comma 2-bis, del Testo unico delle imposte sui redditi.
L’Italia partecipa attivamente al Global forum sulla trasparenza e lo scambio di informazioni ai fini fiscali istituito in seno all’OCSE. In tale ambito, la Repubblica di San Marino, come tutti i membri del Global forum, è oggetto di peer review, un esame tra pari sull’adeguatezza degli strumenti relativi allo scambio di informazioni. Il rapporto di peer review, pubblicato il 27 gennaio 2011 sul sito OCSE, ha posto in luce numerose lacune dell’ordinamento sanmarinese, che non consentono uno scambio di informazioni ai fini fiscali in linea con gli standard OCSE. Per tale motivo la Repubblica di San Marino non è stata messa alla seconda fase della peer review.
Per quanto attiene la cooperazione internazionale in materia giudiziaria il Dipartimento del tesoro ha fatto presente che sono state apportate modifiche alla legge sulle rogatorie internazionali in materia penale ad opera della legge 23 luglio 2010, n. 128. Tuttavia due importanti indagini legate al riciclaggio condotte dalla procura di Roma e di Forlì, risultano ancora assoggettate alla pregressa normativa sanmarinese, che subordina la cooperazione a meccanismi processuali eccessivamente gravosi. Inoltre permane nella nuova normativa l’esclusione della presenza, nello svolgimento delle rogatorie, delle figure ausiliare del magistrato, riducendo l’efficacia pratica delle stesse.
Nei prossimi mesi la Repubblica di San Marino sarà valutata dal Fondo monetario internazionale per gli aspetti relativi al sistema finanziario e dalla Moneyval per la normativa di prevenzione del riciclaggio.
È, quindi, importante acquisire tali valutazioni internazionali. Tuttavia, al momento, si ritiene che i progressi che pure si sono registrati non siano tali da assicurare la trasparenza e la cooperazione necessaria a combattere la criminalità. Si ricorda, a tal proposito, che le frodi carosello e gli altri episodi di evasione fiscale non danneggiano solamente le finanze pubbliche, ma costituiscono forme di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane. Inoltre, la fuga di capitali verso la Repubblica di San Marino non dipende solamente dalla più bassa tassazione degli interessi, ma, soprattutto, dalla discrezione sul titolare effettivo del denaro. Pertanto, la Repubblica di San Marino è sempre più rifugio per i capitali di origine illecita e, da ciò, deriva il timore che sia anche meta per la malavita organizzata, sia italiana che estera.
Per quanto riguarda, infine, le problematiche dei cittadini italiani che svolgono attività lavorativa nel territorio di San Marino, ma vivono stabilmente in Italia (circa 6 mila persone), esse sono oggetto, sin dal marzo 2002, di un negoziato con la controparte sanmarinese. Nel contesto, l’ambasciata d’Italia a San Marino, in stretto raccordo con i rappresentanti della collettività italiana, assicura protezione ed assistenza ai lavoratori frontalieri, anche attraverso opportuni contatti con le autorità sanmarinesi.
PRESIDENTE. L’onorevole Marchioni ha facoltà di replicare.
ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, ringrazio la signora sottosegretario per l’ampiezza del quadro che ci ha prospettato. Non mi dichiaro soddisfatta perché, in merito alla situazione dei frontalieri, che resta il nodo della domanda che noi abbiamo posto, so bene che, dal 2002, questa situazione si propone. Mi pare, però, che, nei quasi dieci anni intercorsi, non siamo ancora riusciti a trovare una stabilità di situazione che dia serenità a queste persone che sono 6.500. Si tratta, dunque, di 6.500 famiglie, di persone che si alzano la mattina e vanno a lavorare creando reddito anche per l’Italia. Sul resto del quadro che lei ha illustrato, la ringrazio per l’ampiezza dell’esposizione. Ovviamente, lungi da noi l’idea di scusare, giustificare, sottotacere o sottovalutare l’ampiezza dei problemi e delle situazioni che legano i due Paesi e, anzi, di non valutare adeguatamente anche le situazioni parallele all’illegalità di cui lei ha esposto con ampiezza.
La situazione che noi pensiamo è che San Marino non possa farcela senza un affiancamento dell’Italia che delinei con chiarezza una exit strategy e, quindi, le condizioni per allinearsi agli standard OCSE in modo che questa piccola Repubblica abbia la capacità, insieme anche allo Stato italiano, di lasciarsi definitivamente alle spalle tutte queste zone grigie dell’economia. Encomiando tutte le forze dell’ordine e la guardia di finanza che stanno facendo un ottimo lavoro di controllo e di verifica proprio perché questo accada, pensiamo che un crollo totale di San Marino, compresa tutta la parte sana dell’economia sanmarinese, sia un dramma per San Marino medesimo, ma anche, appunto, per l’economia italiana.
Lei ha usato molte volte la parola «auspicio» nel corso della sua esposizione ed ha detto che ci sono auspici e percorsi intrapresi su trattati scritti, firmati e mai ratificati. Noi, allora, auspichiamo davvero che questo percorso di legalità, di trasparenza e di definitivo allineamento agli standard OCSE di San Marino ci sia, con una ferma volontà da parte della Repubblica, e con la capacità da parte dell’Italia di affiancarla in tutto il percorso positivo che si possa svolgere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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