Stefano Caringi a Forli’ di fronte a Di Vizio contro Fingestus

Stefano Caringi a Forli’ di fronte a Di Vizio contro Fingestus

Stefano Caringi –  già dimissionato dal Governo Sammarinese -, il 7 aprile 2010 ha deposto  a  Forlì  nell’ambito della indagine Varano (Carisp San Marino Delta). Nell’occasione ha   spiegato    al  pm Fabio di Vizio, perché Luca Papi e Biagio Bossone, nella  loro lettera di dimissioni, hanno  parlato  di interferenze di politici sulla loro attività. Ed  a supporto delle sue accuse,   a mo’ di esempio  di tali pressioni,  ha parlato a lungo  della  Fingestus, cioè di un soggetto vigilato in merito al quale era  certamente vincolato dal segreto d’ufficio,  dato  che Fingestus  n on c’entra niente  con le indagini aperte presso detta Procura, Re Nero  (Asset Banca ) compresa .  
Accanto a Di Vizio,  sono presenti Marco Forte, pm,   Giancarlo Ferruccini,   consulente,  e Claudio Cagnini , Donato Ungaro e  Sauro Carfagna,  Squadra Mobile
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(…)
CARINGI STEFANO: Io le racconto i fatti, poi mi dica lei se le devo dire anche i nomi. Mi dica lei. Comunque non sono nomi di soggetti intermediari; diciamo non sono né Asset, nè la Cassa, cioè per quanto io sappia oggetto delle indagini a me note. Le posso intanto raccontare i fatti.
PUBBLICO MINISTERO: Sì, parliamo dei fatti.
CARINGI STEFANO: Il primo fatto: c’è stata diciamo una pressione piuttosto rilevante da parte di un Segretario di Stato affinché delle problematiche finanziarie ed economiche molto rilevanti emerse in una società finanziaria fossero gestite con il minor clamore possibile, ma soprattutto con delle forme le meno traumatiche possibili, perché c’era una preoccupazione forte che notizie allarmate su questa finanziaria potessero coinvolgere un gruppo industriale che ha collegamenti molto stretti con questa finanziaria.
In questo senso noi abbiamo denunciato in questa lettera queste pressioni, che sono del tutto atipiche.
PUBBLICO MINISTERO: Come si erano estrinsecate queste pressioni? C’era stata una convocazione? Eravate stati chiamati negli uffici di questo Segretario di Stato?
CAR1NGI STEFANO: Le ripeto, noi siamo stati chiamati dal Segretario dicendo “Sono a conoscenza che c’è una vis[ita, ndr] in questa finanziaria, cercate di gestirla diciamo al meglio”.
PUBBLICO MINISTERO: Potrebbe essere anche una cosa diciamo…
CARINGI STEFANO: Diciamo che fin qui la cosa poteva essere anche inquadrata nell’ambito di una normale prassi di relazioni istituzionali, poi questa vicenda è andata avanti per molti mesi. Ci sono stati dei punti di vista differenti fra noi.
PUBBLICO MINISTERO: Questa finanziaria sammarinese fa riferimento ad un imprenditore sammarinese?
CARINGI STEFANO: Sì, ad un gruppo industriale sammarinese.
PUBBLICO MINISTERO: Che opera nell’ambito dell’edilizia, se non degli immobili?
CARINGI STEFANO: No.
PUBBLICO MINISTERO: Questa finanziaria come si chiama? Facciamo prima.
CARINGI STEFANO: La finanziaria è la FINGESTUS, il gruppo è la Karnak,
PUBBLICO MINISTERO: Ah, la Karnak ho capito. La finanziaria è la FINGESTUS? Perché avevo in mente un’altra situazione, che forse era quella dell’altro immobiliarista sammarinese. Forse fa parte della stessa cosa.
CARINGI STEFANO: Mi dica lei. Lei sa che ho avuto dei problemi su San Marino per tutte queste cose.
PUBBLICO MINISTERO: Lo so. Questo verbale non verrà subito depositato, nel senso che si manterrà ampiamente diciamo nella disponibilità di questo Ufficio. Poi, quando sarà necessario, lo dovremo depositare.
UNGARO DONATO: Laddove queste che chiamano fra virgolette pressioni non ci fossero state, quali sarebbero state le iniziative che avrebbe assunto in suo Ufficio nei confronti di questa finanziaria?
CARINGI STEFANO: Questa società è andata in liquidazione volontaria, dopo una gestazione della crisi che è durata circa sei mesi, dalla primavera fino all’autunno dello scorso anno.
In alcuni passaggi di questa gestazione noi avevamo ipotizzato anche delle soluzioni diverse. Ovviamente, noi come organo di vigilanza poi abbiamo accettato questa soluzione, perché ci è sembrata confacente in relazione alle soluzioni prospettate in concreto, però il tutto si è svolto con una pressione molto forte del Segretario delle Finanze per sostenere le ragioni prospettate.
PUBBLICO MINISTERO: Un momento solo su questo aspetto. Parliamo di un dissesto, adesso vogliamo parlare di crisi, cioè questa impresa non era in grado di fare fronte agli impegni assunti?
CARINGI STEFANO: C’era una crisi finanziaria connessa a delle perdite rilevanti su crediti che ha costretto a proporre agli istituti bancari…
PUBBLICO MINISTERO: Un piano di rientro?
CARINGI STEFANO: A creditori che avevano finanziato la FINGESTUS, sia italiani, che sammarinesi, sostanzialmente a delle transazioni.
PUBBLICO MINISTERO: Per capirci, la FINGESTUS è una finanziaria e quindi fa finanziamenti?
CARINGI STEFANO: Fa finanziamenti. Ha avuto difficoltà.
PUBBLICO MINISTERO: Ha avuto problemi a rientrare dei crediti.
CARINGI STEFANO: E ha dovuto chiedere delle transazioni ai suoi finanziatori.
PUBBLICO MINISTERO: Per dirla in sintesi, qual è il buco di cui stiamo parlando? C’è un buco insomma, un disequilibrio chiamiamolo così.
CARINGI STEFANO: C’era un disquilibrio di varie centinaia di milioni.
PUBBLICO MINISTERO: Varie centinaia sono 200, 300, 800?
CARINGI STEFANO: Si, in questo ordine di cifra.
PUBBLICO MINISTERO: 200 o 300.
CARINGI STEFANO: Ha trovato soluzione nell’ambito di transazioni concordate con il ceto bancario italiano e sammarinese.
PUBBLICO MINISTERO: Le banche italiane quanto hanno perso in queste transazioni a fronte di un disequilibrio di circa 300 milioni? Perché c’è la transazione e non ti pago tutto quello che dovresti avere, immagino.
Per avere un’idea, per capire quanto sono state comprensive le banche italiane.
CARINGI STEFANO: Ma non sono sicurissimo delle cifre che le ho detto. Mi pare che la transazione si sia concretata nella rinuncia agli interessi per l’ultimo anno, se ricordo bene, ed una transazione mi pare intorno al 15%, 20% per alcune banche che non avevano garanzie. Sono state perdite sopportabili.
Noi nella fattispecie ci siamo lamentati non perché alla fine siamo stati costretti ad accettare soluzioni che noi non gradivamo, che non avremmo mai accettato, abbiamo sempre resistito sostanzialmente alle pressioni, ma volevamo sindacare il fatto che è assolutamente improprio che anche in situazioni di questo tipo il Governo faccia pressioni che vanno a ledere l’autonomia della Banca Centrale.
PUBBLICO MINISTERO: Però diceva giustamente il Tenente: ma voi alla fine di questa vicenda, di questa ispezione, di questa vostra verifica, rilevando che c’era questa situazione cosa avreste fatto concretamente?
Qual era il provvedimento che si temeva che voi avreste adottato? Sì da determinare l’intervento del Segretario alle Finanze, se ho capito. Che poi si chiama Gabriele Gatti, che forse oggi si è dimesso definitivamente… Poi definitivamente, come dice lei…
CARINGI STEFANO: Oggi?
PUBBLICO MINISTERO: Sì, sembra che oggi abbia rassegnato ufficialmente… Prima che lei si sedesse è risultato questo atto della dimissione di Gabriele Gatti.
CARINGI STEFANO: C’è stata una trattativa piuttosto lunga. Noi avevamo delle difficoltà ad accettare che una banca sammarinese proponesse soprattutto a banche italiane una transazione con delle perdite. Sembrava lesivo anche dell’immagine del sistema, quindi configurava una situazione di potenziale, sia pur parziale, insolvenza.
Noi a fronte di questa situazione avremmo potuto anche immediatamente imporre una gestione straordinaria, una gestione provvisoria. Non l’abbiamo fatto, perché ritenevamo che la soluzione che in concreto poi si è trovata, se avesse ottenuto come poi ha ottenuto (ma dopo parecchi mesi di trattative) il consenso del sistema bancario italiano, sarebbe stata accettabile.
UNGARO DONATO: Quindi il commissariamento sarebbe stato proprio…?
CARINGI STEFANO: Poteva essere una delle misure.
UNGARO DONATO: Però avrebbe creato delle ripercussioni?
CARINGI STEFANO: Certo. Ripeto, alla fine abbiamo portato avanti la soluzione della crisi in modo per noi accettabile, quindi non abbiamo avuto delle pressioni che ci hanno condizionato.
PUBBLICO MINISTERO: Io non ho capito una cosa Dottore, ma le transazioni da parte della FINGESTUS con il sistema bancario sammarinese o italiano voi le avete seguite, monitorate, o ne avete preso atto perché si erano già svolte?
Giustamente, come dice lei, quando un soggetto economico bancario, o addirittura finanziario va in fibrillazione in questi termini, scattano quelli che sono gli istituti della crisi. Quindi l’organo di vigilanza fa quello che è previsto per legge che debba fare in sostanza.
CARINGI STEFANO: Certo, assolutamente.
PUBBLICO MINISTERO: Sembra che voi vi siate sentiti, come dire, saltati; diciamola così. Nel senso che non si sono posti il problema di relazionare con voi, ma hanno relazionato direttamente con il sistema bancario e poi voi vi siete trovati la situazione già definita.
CARINGI STEFANO: No, noi siamo stati al corrente giorno per giorno delle proposte che la FTNGESTULS faceva al sistema bancario.
Quindi l’abbiamo accettato passo passo, abbiamo seguito queste proposte, abbiamo partecipato anche ad alcune riunioni con il ceto bancario e quindi l’abbiamo gestita. Però rimane il fatto che la FINGESTUS vedeva come interlocutori, come propri interlocutori istituzionali, più che noi, il Governo.
E’ questa l’anomalia delle relazioni istituzionali, che non sono state nella fattispecie sufficientemente rispettose del ruolo della Banca Centrale. Quindi con questa lettera non abbiamo su questo punto denunciato un reato, abbiamo denunciato delle improprie pressioni.
PUBBLICO MINISTERO: Però qual era la direzione verso cui premeva questo esponente governativo? Che cosa avrebbe voluto in sostanza? Gestire lui quasi un rapporto diretto con questa crisi di questa finanziaria, o che cosa voleva fare sostanzialmente? Oppure quali comportamenti esigeva da voi sul punto? Nessuno in particolare?
CARINGI STEFANO: Noi abbiamo avuto, ripeto, dei contrasti con la FINGESTUS, o meglio delle diverse opinioni sulle modalità più opportune per ottenere il consenso.
PUBBLICO MINISTERO: Il consenso del sistema?
CAR1NGI STEFANO: Il consenso del sistema bancario, e italiano, che ci interessava sotto il profilo istituzionale, e sammarinese, perché dall’altra parte avevamo banche da noi…
PUBBLICO MINISTERO: Voi che cosa proponevate in sintesi, se si può dire? Qual era la modalità?
CARINGI STEFANO: Noi auspicavamo un accordo, però che fosse un accordo sostanzialmente gestibile. Il punto fondamentale è questo: a FINGESTUS era emerso un disordine amministrativo che rendeva poco chiare e poco trasparenti le relazioni di credito da un lato e anche i relativi finanziamenti tenuti da banche che erano garantiti dai crediti erogati. Quindi noi volevamo che nelle soluzioni che si prospettassero…
PUBBLICO MINISTERO: Cioè non si sapeva se erano crediti veri, per dirla in sintesi?
CARINGI STEFANO: Ma più che altro il problema fondamentale è che sembra ci fosse un grosso disordine nella cessione dei crediti alle banche finanziatrici. FINGESTUS faceva i crediti, questi crediti venivano ceduti alle banche finanziatrici con un mandato all’incasso, o con una cessione. Sembra che non tutti i crediti fossero stati notificati ai debitori, e questo creava delle incertezze in termini di recuperabilità. Addirittura c’era un disordine amministrativo tale che sembrava che ci fossero dei crediti che erano stati ceduti contestualmente a più banche. Quindi c’era una situazione di disordine.
PUBBLICO MINISTERO: Quella si chiama quasi truffa direi, quando c’è il dolo.
UNGARO DONATO: Un’ultima cosa, una curiosità mia. Ma la crisi di questa FINGESTUS ha nulla a che fare con l’intervento dell’Agenzia delle Entrate su Karnak?
CARINGI STEFANO: Non credo.
UNGARO DONA TO: Quindi è successivo?
CARINGI STEFANO: Tra l’altro, un altro dei punti particolarmente delicati era legato alle irregolarità che avevano dato luogo ad erogazioni di crediti su cui si erano presentate delle perdite.
Noi nel corso di questi mesi abbiamo fatto un’ispezione, l’abbiano fatta a settembre scorso, e abbiamo accertato che questi crediti erano stati erogati in maniera irregolare. Ad esempio in molti casi non c’erano le garanzie, in alcuni casi non c’erano le garanzie previste e quindi si poteva ipotizzare che ci fossero anche delle responsabilità.
PUBBLICO MINISTERO: Quanto era diffusa questa situazione? Per preoccuparvi così tanto, dico io, non erano casi sporadici se capisco. Qui c’era il problema dei crediti che venivano a volte ceduti a più banche.
CARINGI STEFANO: Sì.
PUBBLICO MINISTERO: E venivano erogati con carte un po’ striminzite, se capisco bene, detto in sintesi.
CARINGI STEFANO: C’erano dei finanziamenti con delle grosse perdite, e questo qui determinava delle difficoltà finanziarie e quindi in termini di impossibilità di rimborso.
Il nostro primo problema era di capire perché c’erano le perdite, quindi abbiamo fatto un’ispezione per verificare la regolarità dei finanziamenti erogati e abbiamo trovato delle irregolarità.
PUBBLICO MINISTERO: La domanda è questa, cioè era una situazione sistematica oppure…?
CARINGI STEFANO: In questa azienda c’era una gestione gravemente irregolare.
PUBBLICO MINISTERO: Gravemente?
CARINGI STEFANO: Assolutamente.
PUBBLICO MINISTERO: Quindi una situazione gravemente ed estesamente irregolare.
CARINGI STEFANO: Sì, assolutamente irregolare nell’ambito di questa azienda.
Tenga presente che poi l’impatto delle perdite sui crediti era stato in parte ridimensionato da interventi diretti che aveva fatto la proprietà.
PUBBLICO MINISTERO: La proprietà?
CARINGI STEFANO: La proprietà FINGESTUS è la famiglia Bianchini.
Questa famiglia Bianchini sostanzialmente ha fatto fronte a queste perdite in parte con aumenti di capitale che noi abbiamo richiesto e in parte rinunciando a propri crediti.
PUBBLICO MINISTERO: Quant’è l’aumento di capitale?
CARINGI STEFANO: Abbiamo fatto un aumento di capitale di pochi milioni, ma soprattutto è stato rilevante l’impatto in termini di accollo da parte della famiglia Bianchini di passività nei confronti di terzi.
Erano stati emessi dei prestiti obbligazionari dalla FINGESTUS e la famiglia Bianchini se li è di fatto accollati, nel senso che li ha acquistati diventando creditrice.
Poi ci risulta che anche una parte dei crediti di più problematico realizzo siano stati acquistati indirettamente tramite società finanziarie dalla famiglia Bianchini a valori di carico. Quindi si è fatta carico delle perdite.
PUBBLICO MINISTERO: Questo l’avete sollecitato voi?
CARINGI STEFANO: Questa era una delle misure che loro stessi ci hanno proposto. Anzi, l’avevano già realizzata quando abbiamo preso atto della cosa.
PUBBLICO MINISTERO: Ma l’interesse da parte di questo Segretario alle Finanze in questa vicenda…?
CARINGI STEFANO: Ecco, l’interesse secondo noi poteva essere giustificato proprio dal fatto che la Karnak è uno dei più grossi soggetti industriali che lavorano su San Marino.
Questa Karnak e la famiglia Bianchini in particolare si attendeva che le proprie proposte venissero accettate, perché aveva un particolare interesse a non fare emergere questa situazione.
PUBBLICO MINISTERO Dott. FORTE: E’ quotata in borsa la Karnak?
CARINGI STEFANO: Non credo. Quindi c’era questo interesse specifico.
PUBBLICO MINISTERO: Però siamo in presenza di un interesse istituzionale da un certo punto di vista, lasciando stare poi le forme in cui esso si esprime. Oppure c’era un conoscenza?
CARINGI STEFANO: Noi l’abbiamo poi gestita al meglio e la soluzione che è stata trovata ha trovato il nostro consenso.
Rimane il fatto che tutta questa gestione, che è durata mesi, si è svolta con interventi diretti.
PUBBLICO MINISTERO Dott. FORTE: L’intervento è istituzionale per salvaguardare una parte degli interessi dello Stato?
CARINGI STEFANO: Io ritengo che la finalità fosse legittima, cioè che un Segretario delle Finanze che si preoccupa sostanzialmente dell’impatto di una crisi sul sistema…
Tenga presente che San Marino anche in quel momento aveva dei grossi problemi di immagine sull’esterno. Una crisi della Karnak avrebbe sicuramente reso tutto assai complicato.
Quindi noi riteniamo che l’interesse per la soluzione poteva essere anche legittimo, o comunque stava nel quadro di relazioni istituzionali che per San Marino vengono considerate normali, però le modalità concrete di gestione, un quotidiano  coinvolgimento …
PUBBLICO MINISTERO: Quindi avevate quotidianamente richieste?
CARINGI STEFANO: Sì. Sostanzialmente è andata avanti per mesi questa trattativa. Era per noi chiarissimo che si rivolgevano prima al Governo piuttosto che a noi e quindi molte richieste ci venivano tramite…
Noi abbiamo voluto denunciare l’irritualità di pressioni di questo tipo.
PUBBLICO MINISTERO: Mi spiega una cosa: la FINGESTUS ha detto che è riferibile alla Karnak, nel senso che ne è proprietaria?
CARINGI STEFANO: No.
PUBBLICO MINISTERO: O ne è proprietaria la famiglia?
CARINGI STEFANO: Diciamo che la famiglia Bianchini controlla sia la Karnak che la FINGESTUS.
PUBBLICO MINISTERO: Totalmente?
CARINGI STEFANO: Sì.
PUBBLICO MINISTERO: Di conoscenze invece personali fra i Bianchini e Gatti ne sa qualcosa a questo proposito?
CARINGI STEFANO: Gatti riferiva costantemente di essere in contatto con Bianchini e ci diceva che Bianchini era particolarmente agitato per questa situazione.
Quindi faceva delle pressioni molto forti per arrivare ad una soluzione.
PUBBLICO MINISTERO: Lo chiamava a nome Bianchini? Come si chiama Mario, Bianco? Come si chiama Bianchini?
CARINGI STEFANO: Non lo so.
PUBBLICO MINISTERO: Non lo sa?
CARINGI STEFANO: No. Ma credo ci siano relazioni abbastanza strette, perché ci riferiva. Perché la  sensazione di Gatti era che, se Bianchini non avesse risolto questa cosa, avrebbe potuto anche immaginare delle drastiche soluzioni di uscita da San Marino.
Insomma stava in un momento di particolare crisi; credo anche dopo la trasmissione.
PUBBLICO MINISTERO: C’è anche questo terma?
CARINGI STEFANO: Sì, assolutamente.
PUBBLICO MINISTERO: Quindi “andiamo via da San Marino”?
CARINGI STEFANO: Sì, sì. Gatti ci riferiva che Bianchini avrebbe minacciato di uscire da San Marino, però Gatti ce la descriveva come una persona in quel momento particolarmente proprio depressa.
PUBBLICO MINISTERO: Bianchini?
CARINGI STEFANO: Sì. Credo ci fossero stati anche poi gli effetti della trasmissione di Report che era di qualche mese precedente, dove a parere di tutti…
PUBBLICO MINISTERO: Ah, è lui Bianchini, è quel signore che è stato intervistato?
CARINGI STEFANO: Sì, e a parere di tutti non aveva fatto una grande figura. Si era trovato in difficoltà a rispondere a domande sulle caratteristiche della gestione. Quindi sotto questo profilo.
PUBBLICO MINISTERO: L’ispezione di cui parliamo noi è successiva?
CARINGI STEFANO: L’ispezione alla FINGESTUS?
PUBBLICO MINISTERO: Sì. Di che periodo è?
CARINGI STEFANO: E’ del mese di settembre.
PUBBLICO MINISTERO: Settembre 2008?
CARINGI STEFANO: No, 2009.
PUBBLICO MINISTERO: Recente, quindi.
CARINGI STEFANO: Si. Diciamo che la crisi si è cominciata a manifestare nell’aprile dell’anno scorso.
PUBBLICO MINISTERO: Prima abbiamo dato un dato che era 200, 300 milioni.
CARINGI STEFANO: No, mi scusi, credo di… Non ricordo il dato.
Io ricordo sostanzialmente che sui crediti delle banche era stata proposta una transazione e l’ordine di perdite era intorno al 20% più interessi.
PUBBLICO MINISTERO: Però se stiamo parlando di 10 milioni è un problema, se sono 100 è un problema, se sono 200 è un’altra questione. Volevo capire, un po’ delineare quale poteva essere il disequilibrio che era in essere.
200, 300 milioni sarebbero effettivamente tanti per una finanziaria. Non è pochissimo.
CARINGI STEFANO: No, mi scusi. Ho confuso.
PUBBLICO MINISTERO: Guardi, mettiamo “anzi”; non è questo il problema. Però “anzi” che cosa? Qual è il dato che può essere di riferimento?
CARINGI STEFANO: Allora, proprio ho detto una cifra totalmente…
PUBBLICO MINISTERO: Dottore, non è questo il problema.
CARINGI STEFANO: Mi pare che si misurava intorno ai 10, 15 milioni la necessità di intervento.
Mi pare che 7, 8 milioni erano prestiti obbligazionari che poi si era accollato il Bianchini. Aveva fatto fronte a questa perdita mi pare per 7, 8 milioni proprio con l’accollo di prestiti obbligazionari.
PUBBLICO MINISTERO: Allora rettifica quanto dichiarato in precedenza?
CARINGI STEFANO: Mi sono confuso assolutamente, proprio assolutamente.
PUBBLICO MINISTERO: Nel senso che il disequilibrio della FINGESTUS ammontava a 10, 15 milioni.
CARINGI STEFANO: Sì.
PUBBLICO MINISTERO: Diciamo così?
CARINGI STEFANO: Mi sono confuso totalmente sulle cifre.
PUBBLICO MINISTERO: Perché sa 300 milioni è tanto, voglio dire.
CARINGI STEFANO: Ha ragione assolutamente.
PUBBLICO MINISTERO: Questo è un primo caso, diciamo “ipotesi 1, interferenze”. Possiamo più dire che pressioni, forse pressioni. Invece altri casi significativi?
CARINGI STEFANO: Un caso significativo?
PUBBLICO MINISTERO: Scusi una cosa su questo tema: siccome la querela ve l’ha fatta un esponente del Governo e non ve l’ha fatta…
CARINGI STEFANO: Mi è venuto in mente, Valeria Ciavatta si chiama.

PUBBLICO MINISTERO: Questa Valeria Ciavatta, questo Ministro degli Interni sammarinese.

(…)

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