Stiven Ciacci La Serenissima (07-09-15): Lazzari sfida tutti: ‘Conquistare Palazzo Pubblico’

Stiven Ciacci La Serenissima (07-09-15): Lazzari sfida tutti: ‘Conquistare Palazzo Pubblico’

Stiven Ciacci La Serenissima: Intervista esclusiva al consigliere indipendente. Strizza l’occhio ai movimenti / Viene prospettato un rapporto da coltivare in attesa di decisioni chiave sulle prospettive politiche / Lazzari sfida tutti:
“Conquistare Palazzo Pubblico”

Si chiude una porta si apre un
portone. Un “detto” che Luca
Lazzari sembra voler ricalcare
in maniera perfetta. Sì perché
la storia del consigliere indipendente
parla di un politico
che ha saputo comunque rialzarsi
dopo la fuoriuscita dal
suo partito storico, Sinistra
unita.

Da aprile 2014 ad oggi Lazzari
ha cercato di dar vita ad un
nuovo progetto politico che,
a suo avviso, non era priorità
per il suo ex partito, ma lo era,
eccome, per lui.

Posizioni quindi inconciliabili
che hanno dato vita ad una
spaccatura, silenziosa, ma forte
e difficilmente risanabile in
futuro. Ma è qui che si è aperto
il “portone” per Lazzari: tanti
interventi mirati sull’attualità
in Consiglio Grande e Generale
ma anche nel paese, analisi
sociologiche non da sottovalutare
e proposte. Un Lazzari capace
di acquisire il suo spazio
politico e di lavorare per coinvolgere
nel suo progetto politico
soprattutto la cittadinanza.
“Chi vuole che le cose cambiano
dovrebbe avere come interlocutore
principale il Paese”, è
una frase forte questa, affermata dal consigliere indipendente
nella nostra intervista, come a
volersi staccare dalla politica
quotidiana, quella di Palazzo,
perché inconcludente e ormai
superata, perché il futuro è in
mezzo alle persone, ai sammarinesi.
Anche un atto di umiltà
se vogliamo.

Le proposte di Lazzari sono
state fatte tutte in questo senso:
dapprima ripropone un
Nuovo Arengo per una riforma
complessiva dello Stato
e dell’asset istituzionale per
restituire consapevolezza e
dignità al paese, poi svolge
analisi su Smac Card e turismo
confrontandosi con operatori
del settore e commercianti,
cercando quindi di offrire anche
una “nuova sinistra” che
avesse come cardine la partecipazione
dei cittadini nelle scelte
strategiche per San Marino.
Il progetto è ambizioso, vedremo
in futuro se Lazzari saprà
spalancare questo portone, noi
intanto con lui parliamo di attualità
e di prospettiva in un
colloquio piacevole:

Luca Lazzari, consigliere indipendente,
la prima domanda
gliela faccio sulla decisionedei Garanti di non convalidare
le firme dei quesiti referendario,
che idea si è fatto? Cosa
ne pensa?
Taluni hanno commentato in
questo modo: ‘La legge è dura,
ma è sempre la legge’. Si tratta
di una visione che confonde la
‘burocrazia del diritto’, che è
procedura e forma, con il costituzionalismo,
che è salvaguardia
dello spirito democratico.
Più di cinquecento sammarinesi
hanno espresso in maniera
inequivocabile la volontà di
veder celebrati i referendum.
Siccome negli atti non è indicato
il numero di patente o
l’indirizzo di alcuni firmatari,
il Collegio non solo ha annullato
l’iter, ma ha presentato un
esposto in Tribunale. Il libero
esercizio della cittadinanza è
criminalizzato a causa di lacune
anagrafiche. Quanto sta
accadendo è molto preoccupante.
Occorre aprire una seria
riflessione su questo organo di
garanzia costituzionale (le cui
sentenze sono inappellabili),
così come sull’opportunità di
lasciar sedere al vertice dell’ordinamento
giuridico sammarinese
dei cittadini italiani”.

Serve, a suo avviso, un intervento
politico per facilitare lo
strumento referendario?

“Non solo per facilitarlo ma
anche per dargli concretezza.
I referendum dell’anno scorso
sulla libera professione medica
e su FondIss sono rimasti disattesi
nonostante il responso
degli elettori non lasciasse spazio
ad alcuna interpretazione.
L’autoritarismo guadagna metri
sulla democrazia. Non si
può rimanere a guardare”.

A metà settembre ci sarà una
nuova sessione del Cgg, se
potesse decidere lei l’ordine
del giorno, quali temi vorrebbe
inserire?

“Ci sono dei coni d’ombra in
cui sarebbe importantissimo
fare luce subito: finanze pubbliche
e settore bancario-finanziario
soprattutto. Il governo
sta accantonando problemi
gravissimi per mezzo di escamotage
di ogni genere. Prima
o dopo arriverà il momento in
cui dovranno essere affrontati.
Non sarà un bel momento”.

Banca Centrale: come vede
la disponibilità da parte del
governo a voler condividerei nominativi della nuova governance?
“Ho sempre considerato le
aperture del governo ingannevoli
e strumentali. Fin qui me
ne sono tenuto lontano. Intendo
continuare a farlo”.

Con la conclusione della stagione
estiva, sarebbe necessario
un bilancio della stagione
turistica in primis nel centro
storico: come vede il turismo
a San Marino?

“Qualche giorno fa ero intento
a sfogliare un vecchio verbale
del Consiglio. Correva l’anno
1949 e ci si interrogava su come
dare a San Marino un turismo
suo, svincolato dalla Riviera,
e di quali attrattive realizzare
per prolungare il soggiorno
dei visitatori. Non è cambiato
granché. Eppure San Marino è
un unicum nella storia, un grumo
di fascinazione straordinario.
Sarebbe sufficiente investire
con convinzione sulla sua
identità più autentica”.

Arriviamo alle valutazioni
politiche: lei e il suo gruppo,
dove pensate di collocarvi?
Sono i movimenti i suoi principali
interlocutori?

“Nei movimenti c’è il germe
di qualcosa di buono che deve
essere coltivato. Detto ciò, in
questo momento – a mio parere
– chi vuole che le cose cambiano
dovrebbe avere come
interlocutore principale il Paese.
Il Palazzo è un’entità a
sé, un direttorio aristocratico,
una fortezza del malaffare. Per
conto mio proverò a gettare
delle corde dalle finestre così
che possa essere espugnato”.

Sente aria di elezioni? Crede
siano opportune?

“Una volta Andreotti disse
“meglio tirare a campare che
tirare le cuoia”. Nessuno aprirà
la crisi finché non saranno
stati siglati gli accordi per la
prossima legislatura. Sull’opportunità
non le so risponderle.
La situazione va aggravandosi
mentre il governo
continua a girare a vuoto. Allo
stesso tempo però manca una
reale alternativa. Forse più che
di elezioni ci sarebbe bisogno
di impegnarsi con umiltà e pazienza
a costruire un qualcosa
che non sia solo il progetto
di sopravvivenza di questa o
quella formazione politica, ma
del Paese”.

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