Stiven Muccioli, La libertà di cambiare

Stiven Muccioli, La libertà di cambiare

Karl Marx , in uno dei suoi tanti aforismi, una volta disse che:

“La Storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.”

Non c’è frase più adatta a descrivere il momento politico che sta vivendo il nostro paese.

A questo punto, chi legge si starà chiedendo a quale storia mi riferisco.

Sto parlando di una storia mai avvenuta.

Mi spiego meglio. La storia che a San Marino si sta ripetendo, come “Farsa” non è altro che una riproposizione con vent’anni di ritardo della fine della Prima Repubblica in Italia.
Non è storia di San Marino, ma è come se lo fosse.

La politica dei due paesi, è da sempre collegata a doppio filo. Basta osservare i mutamenti nel tempo dei vari partiti sulla rupe, sempre attenti a rimanere nella scia dei loro dirimpettai Italiani.

La differenza più evidente negli ultimi vent’anni, è che se in Italia, fra il “90 e il “93 osserviamo la fine di un sistema e l’inizio di uno nuovo, a San Marino no.
Sul Titano, le cose si rimpastano, cambia qualche nome, una virgola qua e là e stop. Niente di più. Non ce n’é bisogno.

Quello che però è sfuggito alla politica sammarinese, è che dalla storia non puoi scappare. Ti raggiunge.

Ed è esattamente quello che sta accadendo.

San Marino è scappata alla storia. L”ha rifiutata. Ha nascosto la testa sotto la sabbia, sperando di farla franca. Ma non è servito.

Come sempre, per comprendere quello che accade oggi sul Titano, dobbiamo ricordarci dei fatti che hanno portato i nostri cugini Italiani a cambiare così radicalmente il loro sistema politico.

L’Italia, all’inizio degli anni “90 è sull’orlo del collasso.

Si trova a dover affrontare una serie di cambiamenti socio-politici, che causano di fatto una svolta epocale nella sua storia politica.

Prima di questo periodo, nella penisola vigeva la legge della Democrazia Cristiana.
Con il suo 35-40% di voti e grazie alla sua collocazione di centro, ricopriva un ruolo insostituibile per la formazione delle maggioranze parlamentari, formando di volta in volta coalizioni diverse con i partiti minori, che si riflettevano similarmente sulla composizione dei governi.

Era però un sistema che non funzionava.

L’enorme potere politico della Dc, portò tantissimi enti amministrativi statali e locali ad avere una forte ingerenza nell’economia della penisola. Le partecipazioni pubbliche erano all’ordine del giorno e, contemporaneamente, il capitalismo italiano stentava a svilupparsi.

I gruppi di potere si restringevano sempre di più, erano sempre le stesse persone che comandavano, favorendo in questo modo corruzione e clientelismo.

Questa situazione, fu sfruttata da molti partiti per finanziarsi e da vari loro esponenti per arricchirsi. La spesa pubblica andò fuori controllo, e il debito pubblico volò oltre il 100% del PIL.

Fu l’inizio della fine del vecchio sistema.

I guai per la vecchia classe politica infatti, erano appena iniziati.

L’onda nata dalla crisi economica che stava travolgendo il paese, stava per avere nuove spinte. Anche a livello sociale. La fine dell’ideologia Comunista e il declino della subcultura cattolica, portarono la “vecchia” Dc a confrontarsi con un elettorato che non era più lo stesso.

A dare la spinta definitiva al cambiamento però, ci pensò la magistratura.

Il 17 Febbraio 1992, ebbe inizio l’inchiesta giudiziaria “Mani Pulite” sul sistema delle tangenti, che coinvolse molti esponenti di tutti i maggiori partiti.
L’enorme perdita di credibilità subita in particolare dalla forze dei partiti di maggioranza, portò queste a una crisi irreversibile, fino al sensazionale scioglimento della Dc e del Psi, rispettivamente il più importante e il più antico dei partiti italiani.

Nelle successive elezioni politiche del “92, la Dc ottenne il minimo storico dei suffragi, e il 18 aprile 1993, a seguito di un referendum con oltre 30 milioni di voti favorevoli, le Camere deliberarono il cosiddetto “Mattarellum”, la nuova legge elettorale che introdusse il sistema maggioritario misto.

Queste innovazioni legislative, oltre alla gravità della crisi che stava distruggendo i partiti, il parlamento e il governo, spinse il Presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro) a sciogliere le Camere e ad indire elezioni per il marzo 1994, sancendo di fatto la fine della Prima Repubblica e l’inizio di un nuovo corso.

Travoltoda se stesso insomma, il sistema fu costretto a cambiare.

Nello stesso periodo, a San Marino le cose vanno in modo diverso.
Anche nell’antica terra della libertà a farla da padrone è il Partito Democristiano, che si impone con gli stessi metodi che abbiamo visto in Italia.
Allo stesso modo, i governi sono instabili e di coalizione, con la Dc sammarinese che, forte della sua fetta di voti, ha spesso e volentieri il coltello dalla parte del manico.

La storia però, non è la stessa.

L’onda che con tanto impeto travolse il sistema politico italiano, lasciò quasi indenne San Marino. Qua le cose non cambiarono.

Si rimase alla Prima Repubblica, forti di un’economia che invece di collassare prosperava (non certo grazie ad un aumento di produttività economica), e con la complicità di un sistema territoriale, che davanti alle stesse malefatte viste in Italia (clientelismo, corruzione e spesa pubblica senza limiti) non batté ciglio.

Il motivo di questo mancato cambiamento, con il senno di poi ha una spiegazione. Se in Italia, la popolazione si sentì presa in giro e truffata, al punto di arrivare a proteste anche plateali verso la dirigenza politica, a San Marino il sistema si insediò a tal punto, che i suoi difetti passarono in secondo piano.

L’alto tenore di vita garantito da una serie di privilegi locali ha avuto infatti, l’effetto di bloccare sul nascere qualsiasi recriminazione. Permettendo alla “prima repubblica” sammarinese, di continuare indisturbata ad amministrare un potere sempre più grande.

Torniamo ora ai giorni nostri, perché come già detto, alla fine il conto si paga.

San Marino, ha percorso una strada senza uscita. Oggi, nel pieno di una crisi economica senza precedenti, scopriamo (ma quanti non lo sospettavano?) come politica e finanza abbiano negli anni sviluppato intrecci illeciti, anche a costo di venire a patti con individui vicini alla criminalità organizzata.

Si è toccato il fondo.

Pensare di cambiare con proclami o con lodevoli iniziative di singole persone è irrealistico. Oggi piuttosto, a distanza di vent’anni, ci sono gli elementi per vedere sul Titano la stessa onda, che a suo tempo travolse in Italia un sistema politico-economico .vecchio e corrotto

Un’onda che deve saper modernizzare prima di tutto il sistema normativo sammarinese.

Sono troppe infatti, le disfunzioni di un paese che ha perso il significato di concetti come la giustizia, lo sviluppo economico territoriale e la politica internazionale.

Lo stesso sistema elettorale, in questi anni ha mostrato tutta la sua inadeguatezza, portando ad un esagerato numero di partiti politici in uno stato di soli 32 mila abitanti.

Per non parlare del sistema giudiziario, troppo spesso disarmato davanti ad illeciti amministrativi e finanziari.

“Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere.”

-Giovanni Falcone

E’ arrivato il momento di farlo.

SM

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