Anna De Martino di NQRimini San Marino: La Guardia di Finanza mira ad accertare le responsabilità dei dirigenti sui depositi in contanti / Dentro l’inchiesta fiume / Escluso per ora il coinvolgimento di altre banche I dipendenti rischiano soltanto una multa penale
Sanzione amministrativa o reato penale di riciclaggio? Cosa avrebbero fatto i 114 dipendenti della Carim, indagati dalla Procura di Rimini? Per capirlo forse vale la pena entrare in qualche tecnicismo. “Prima di tutto va distinto il reato di riciclaggio previsto dall’articolo 648 bis del codice penale – dice l’avvocato Davide Lombardi, che segue la Fabi e che in materia bancaria ha redatto diverse relazioni –, dalle conseguenze delle violazioni delle direttive amministrative bancarie per la mancata osservanza dell’identificazione di chi ad esempio deposita denaro in banca”. Il 648 bis prevede appunto il reato di riciclaggio per chiunque “sostituisce denaro, beni o altre utilità provenienti dai delitti di rapina aggravata, di estorsione aggravata, di sequestro di persona a scopo di estorsione o dai delitti concernenti la produzione o il traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope, con altro denaro, altri beni o altre utilità, ovvero ostacola l’identificazione della loro provenienza dai delitti suddetti, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa”. Insomma serve per legge che il denaro sia il frutto di un altro reato grave e che chi lo ricicli, ne sia consapevole. E questo non può essere a rigore di logica il caso dei 114 dipendenti della Carim, tra i quali ci sarebbero anche dei giovani a contratto stagionale e cassieri, senza responsabilità dirigenziali. Cosa è successo allora? Cosa sta verificando la Guardia di Finanza che ha passato al setaccio ben 200mila file di operazioni della banca ancora amministrata dai commissari di Bankitalia? La Gdf, coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, starebbe analizzando le operazioni – chiamiamole sospette – che già gli ispettori di Bankitalia avevano visto. E che sarebbero legate all’adeguata verifica della clientela, che prevede l’identificazione di chi compie le operazioni bancarie. “Si tratta di una norma amministrativa – continua Lombardi – che prevede multe penali”. Tra i motivi del commissariamento, gli ispettori di Bankitalia avevano inserito, oltre ovviamente al legame con il Credito industriale di San Marino, interamente di proprietà della Carim, anche alcune operazioni sulle quali non erano identificati i soggetti per i quali erano state fatte. Operazioni che bisognerà stabilire anche se poi confluivano sul famoso conto interbancario Cis – Carim sul quale sono transitati gli 80milioni di euro. Ma ciò verrà appurato dalla Gdf che dovrà anche ricostruire una cosiddetta prassi comune nelle banche domestiche riminesi (ecco perché si parla di possibili controlli in altri istituti con sedi legali a Rimini) di versare contante usando codici “sbagliati”. Ecco l’esempio classico che in questi giorni viene raccontato negli ambienti bancari riminesi: un professionista che manda una segretaria a versare del contante in banca sul conto dello studio. Il funzionario conosce lo studio e il professionista, c’è un rapporto di fiducia, manda al cassiere il contante e la segretaria che fa l’operazione sul conto. E se alla segretaria non si chiedono i documenti e non firma la distinta perché non ha la delega, ecco che c’è la violazione delle norme sul riciclaggio. Ma c’è violazione anche se si versano i contanti di uncliente utilizzando magari il codice della cassa continua, ma quello stesso cliente non ha il contratto per l’uso della cassa per i versamenti al bancomat. Materia complessa quella bancaria, tanto che anche le Fiamme Gialle prospettano un’inchiesta lunga che ovviamente non risparmierà i vertici, i direttori e i responsabili delle filiali. Ma anche i clienti della Carim, i legittimi proprietari del denaro che potranno essere chiamati dal Fisco a dare spiegazioni delle somme in oggetto. E San Marino? Per Mario Giannini, direttore di Banca centrale del Titano, stavolta non c’entra, perché le transazioni col Cis sono state spiegate in quanto la Repubblcia non ha una zecca e quindi l’approvvig – gionamento di una controllata era possibile solo con l’Italia. Insomma, questa della Carim, ora come ora si configura una questione tutta riminese, concentrata su uno 0.05 per cento delle operazioni.