Sui poteri forti a San Marino

Sui poteri forti a San Marino

di Gilberto Piermattei

Il vaso è pieno, e l’incapacità da parte del Governo di affrontare la crisi economica e le difficoltà poste dall’Italia, che stanno portando il Paese nel baratro, è oramai evidente a tutti. I lavoratori e la parte sana della società sono stanchi di assistere inermi al declino di San Marino. Come sindacato, dobbiamo più che mai ripartire da dove ci siamo lasciati il 16 dicembre scorso, con lo sciopero generale della CSU “Rompiamo l’immobilismo”.

I lavoratori e la gente per bene hanno il dovere di reagire di fronte a certa politica che è ancora una volta in mano ai poteri forti, quelli che hanno contribuito alla crisi economica e ridotto San Marino ad un territorio ormai posto in “stato d’assedio” dall’Italia, penalizzando in tal modo tutto il paese. È necessario porre al centro del dibattito politico una seria riflessione sulla democrazia economica e sociale, fortemente condizionata dai poteri forti, per ridare centralità ai cittadini nella ricostruzione di un nuovo assetto sociale ed economico.


Ma che senso ha avuto la messa in scena di un Consiglio Grande e Generale al buio, dove i cittadini non hanno avuto l’opportunità di ascoltare come si stanno gestendo questioni delicate per il futuro di San Marino? Abbiamo o no il diritto di conoscere veramente quello che è accaduto a Banca Centrale, o questo è un argomento riservato solo agli eletti in Consiglio? A maggior ragione è un argomento che interessa coloro che li hanno eletti, i cittadini! È vero o no che ci sono state gravi interferenze di membri del Congresso di Stato nei confronti dell’operato della stessa Banca Centrale? Se interferenze ci sono state, qual ne è la ragione? Forse per salvare ancora una volta gli amici degli amici?

Incominciamo a comprendere le ragioni che hanno condotto questo paese in dieci anni ad avere altrettante crisi di governo: tutti sapevano del declino verso il quale ci stavamo incamminando, un declino economico, morale e politico, ma nessuno ha avuto il coraggio di invertire questa tendenza nefasta. Si è semplicemente tirato a campare, e ancora una volta abbiamo constatato come la politica sia autoreferenziale, incapace purtroppo di guardare oltre il proprio naso.

La sessione del Consiglio Grande e Generale prima ricordata è terminata con un nulla di fatto, con roboanti annunci da parte della maggioranza di Governo rispetto alla grande unità di intenti nelle decisioni assunte; senonché finito il Consiglio alcuni degli stessi partiti di maggioranza hanno fatto a gara nei distingui, fino a chiedere il rimpasto di alcuni membri del Congresso di Stato, denunciando che le cause della grande conflittualità nei rapporti con l’Italia vanno fatte risalire a singoli membri di Governo.

Nel frattempo molti lavoratori stanno perdendo il posto di lavoro, con molte aziende insediate nel territorio che hanno grandi difficoltà e chiedono aiuto, mentre di nuovi investimenti produttivi non si vede neanche l’ombra, visto che non c’è nessuna certezza di poter operare nel nostro territorio senza essere intercettati della guardia di finanza italiana.

Il Governo ha brillato nella sua debolezza anche al tavolo tripartito, dove l’ANIS si è rifiutata di siglare il contratto dell’industria, pretendendo unilateralmente di applicare tabelle retributive non concordate con il Sindacato. Inoltre, l’Esecutivo ha gravi responsabilità nei ritardi rispetto all’approvazione della legge sugli ammortizzatori sociali. Il Governo brancola nel buio, non ha un credibile progetto economico capace di sostituire quella parte di economia venuta meno con la fine delle nostre “peculiarità”; un progetto in grado di creare occupazione di qualità, mettendo al centro le nostre risorse umane, le persone ed i giovani in particolare.


La principale prospettiva per modificare il nostro sistema economico è quella di aprire un serio confronto sulla nostra adesione all’Unione Europea, diversificando la nostra economia, e al contempo realizzando efficaci politiche nel campo della formazione a favore dei giovani e dei lavoratori; formazione che dovrà essere la principale risorsa strategica del nostro sistema economico, e che dovrà durare per tutta la vita lavorativa.


Dunque come sindacato dobbiamo al più presto riprendere e ridare vigore alla campagna della CSU “Rompiamo l’immobilismo”, chiamando senza indugi i lavoratori ed i cittadini a protestare, proponendo alternative a questo stato di degrado. La gente esige chiarezza nelle scelte che si dovranno intraprendere sin da subito, per non restare bloccati dall’immobilismo di un quadro politico prigioniero di vecchi ed insopportabili ricatti; la società civile deve pretendere che la politica degli affari sia messa da parte per far posto alle persone per bene, che sono sicuramente presenti nel quadro politico, sia nella maggioranza che nell’opposizione.

I lavoratori non sono più disponibili ad assistere passivamente ad ulteriori balletti politici, ad inciuci che sanno solo di spartizione di potere, per poi continuare a condurre il paese lungo una pericolosa strada senza ritorno. Chi ha portato San Marino ad un livello così basso deve farsi da parte; c’è la improcrastinabile esigenza di unire le forze sane (che sono tante), con alta moralità politica e credibilità internazionale, per condurre San Marino fuori dalle secche in cui è incagliata.

La Confederazione Sammarinese del Lavoro, con la sua storia e l’insegnamento di coloro che hanno fatto crescere la democrazia ed i diritti delle persone a San Marino – compagni come Mario Nanni ed Andrea Bacciocchi – con la consapevolezza di rappresentare una delle parti sane del Paese, quella che vive in maniera trasparente del proprio lavoro, con le sue proposte sull’economia, sullo stato sociale, sul lavoro, si mette a disposizione per favorire un grande e profondo cambiamento di questo stato di cose, continuando l’impegno per la promozione dei diritti lavoratori e dei cittadini, per il bene complessivo del paese.

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