Sul caso Buriani, e le tensioni nella maggioranza

Sul caso Buriani, e le tensioni nella maggioranza

Uno tra i punti più attesi dell’Ordine del Giorno della recente sessione consigliare era quello relativo alle dimissioni del Commissario della Legge Alberto Buriani; argomento su cui si è registrata una netta ed inequivocabile frattura all’interno del “Patto per San Marino”.

Per i Democratici di Centro non si tratta di elemento di novità, ma la logica conseguenza dettata da una serie di lacerazioni e divisioni che, da oltre tre mesi su questo argomento, affliggono gli equilibri interni della maggioranza di Governo.

Il Consiglio Grande e Generale, nella seduta di venerdì scorso, è diventato infatti il luogo in cui queste differenze sono esplose prepotentemente.

Con questa spaccatura, che riteniamo sia impossibile liquidare alla stregua di un fatto di “ordinaria dialettica interna”, come invece alcuni esponenti della maggioranza hanno maldestramente voluto spacciare, si materializza ancora una volta quell’insieme di contraddizioni – da tempo da noi denunciate – su cui si poggia la coalizione di Governo.

La presentazione, da parte del Gruppo di AP, di una delibera in cui si chiedeva di accettare le dimissioni dall’Ufficio di Commissario della Legge dell’Avvocato Buriani e il riferimento del Segretario Casali che, di converso, chiedeva al Consiglio di chiudere la vicenda con la presa d’atto della sentenza del Collegio Garante ne rappresentano una conferma eloquente.

Dopo le difficoltà interne, avvenute nel mese di Febbraio, nel momento della scelta del Presidente di Banca Centrale questo ulteriore stato di fibrillazione non fa pensare a nulla di buono in merito capacità di Governo della maggioranza nata dal voto del 9 novembre.

I DdC hanno da sempre posto, attorno al tema della giustizia, una particolare attenzione all’insegna della ponderatezza e della responsabilità svolgendo il proprio ruolo nelle sedi istituzionali nell’ottica di trovare scelte positive per il funzionamento della nostra macchina giudiziaria.

Di fronte alle contraddizioni che però il percorso intrapreso dalla maggioranza ha evidenziato, abbiamo giudicato negativamente il rischio – scaturito proprio dalla divisioni in seno al Patto – di aprire un conflitto istituzionale tra i poteri dello Stato.

I DdC sono inoltre preoccupati, a prescindere da questa vicenda, della funzionalità della giustizia.

Per questo riteniamo che, pur salvaguardando il principio della separazione dei poteri fondamentali dello Stato, la riforma dell’Ordinamento Giudiziario varata nel 2003 debba essere rivista.

Nel momento in cui – stando alle dichiarazioni ufficiali – tutta la politica reclama la “messa in sicurezza della giustizia”, crediamo che questo debba essere il punto di partenza per addivenire ad un sistema maggiormente imparziale, efficiente ed autonomo.

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