Sul Consiglio delle dimissioni dei vertici di Banca Centrale

Sul Consiglio delle dimissioni dei vertici di Banca Centrale

Il giallo, o la vergogna delle lettere? Dalla seduta segreta, è uscito di tutto, tranne forse quello che non era funzionale all’obiettivo di far cadere il governo.
Già, perché questo era l’unico scopo del feuilleton abilmente orchestrato in questi giorni: far cadere un birillo, per farli cadere tutti.
Geniale. Ma forse non troppo. Si comincia con la prima lettera, diffusa sul web prima ancora di essere consegnata alla Reggenza. Vi si parla di pressioni ed ingerenze, ma è solo “fumus”, perché di concreto non c’è nulla. Tanto che nella seconda lettera, quella arrivata in Consiglio con un abile coup de théâtre, i due firmatari spiegano a chiare lettere che le loro dimissioni non sono state conseguenti ad ingerenze e pressioni, bensì all’allontanamento di Caringi.
Non solo, ma che esse non hanno valenza legale, altrimenti sarebbero state denunciate prima.
E allora, che senso ha l’elenco di presunte ingerenze proposto in chiusura, con l’indicazione di segretari alfa e beta, mettendo alla berlina autorità di Stato e, quel che è peggio, portando allo scoperto dati sensibili?
Quale serietà, professionalità e coefficiente etico hanno questi signori, che si permettono di farsi gioco delle istituzioni sammarinesi, mettendo ad ulteriore repentaglio un sistema che sta attraversando una delicata fase di passaggio, e che quindi è estremamente fragile?
Che dietro a tutto questo ci fosse un disegno politico molto preciso, mirato a destabilizzare il quadro esistente, è apparso chiaro a tutti. Tanto è vero che l’opposizione non ha lesinato sforzi per dimostrare il teorema dello sfascio.
E’ vero che le cose non vano bene. Non vanno bene da nessuna parte del mondo, e qui ancora peggio perché undici governi in otto anni hanno lasciato una Repubblica in ginocchio.
Non è facile rimettere in piedi chi è stato azzoppato. Nel 2009, il nuovo governo ha fatto dei miracoli per porre rimedio ad un cancro che si stava estendendo in maniera sempre più compromettente.
Lo dicono molti esperti italiani, specialisti che sono fuori dalle strategie di piccolo cabotaggio a cui continuiamo ad assistere nonostante la gravità della situazione.
Lo ha detto anche l’ambasciatore inglese che martedì ha firmato il 22esimo accordo sulle doppie imposizioni fiscali: San Marino ha fatto dei progressi che nessun altro Stato sarebbe riuscito a fare.
Risultati eccezionali, sui quali qualsiasi governo potrebbe campare almeno vent’anni. Eppure si continua a gridare allo sfascio.
Ma questa tornata consiliare ha dimostrato che San Marino non accetta ricatti, da chicchessia. Che c’è un governo che intende governare, anche di fronte a difficoltà enormi, perché l’interesse superiore è sempre quello di riportare San Marino al rispetto e alla dignità che gli sono dovuti.
Ed è stata anche lezione per la maggioranza, che se vuole, può.

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