QUANDO IL DIACONATO SARÀ APERTO ANCHE “ALL’ALTRA METÀ DEL CIELO”?
Febe, una donna diacono della chiesa primitiva.
Ieri, 20 giugno, alcune persone, fra cui due cari amici, Domenico e Giovanni, hanno ricevuto l’ordinazione al Diaconato permanente coniugato. Nell’annunciare l’evento, esprimono riconoscenza al Signore per il doppio dono della vocazione coniugale e diaconale.
Non ci si può che rallegrare di questa “ordinazione” che spezza un antico tabù presente nella nostra Chiesa: la paura di avvicinare troppo all’altare persone sposate! Avvilendo di fatto
la “consacrazione” sacramentale del matrimonio, ritenuta in passato insufficiente a dare dignità a chi serve alla mensa del Signore.
Tuttavia la gioia per questo soffio di aria fresca che entra nel Tempio, viene spezzata da un altro tabù che ancora resiste: i 5 ordinati diaconi sono tutti maschi. Non è ancora pensabile che sia avviata al diaconato una donna!. Conosco bene le argomentazioni bibliche, patristiche e teologiche portate a sostegno di questa tesi. Ma, secondo alcuni teologi, sono ancora prigioniere di discutibili visioni sociologiche arcaiche.
Vorrei citare un nome,FEBE, che molti non conoscono. La ricorda San Paolo, nella lettera ai Romani: “vi raccomando Febe, nostra sorella, diacono della chiesa di Cencre, ricevetela nel Signore in modo degno dei santi (come si conviene ai credenti), assi¬stetela in qualunque cosa abbia bisogno; an¬ch’essa infatti ha protetto molti e anche me stesso» (Rom 16,1).
Di lei, così scrive Lidia Maggi, esperta biblista e Pastore della Chiesa Battista Evangelica di Milano: “E’ chiamata con l’appellativo di «diaco¬no» anche se le nostre traduzioni hanno mitigato il senso di questa carica traducendo al femmi¬nile il titolo (diaconessa). Così il senso di questa menzione vie¬ne tradito, trasformando il ruolo di guida comunitaria in un servizio secondario, a misura di donna. Accostando cioè il diaconato femminile a quel servizio silenzioso e invisibile, svolto con cura e dedizione, da tante donne anonime nelle diverse parrocchie”.
Ma quando giungerà per la Chiesa il tempo di ascoltare tale annuncio e convertirsi ad una pratica dei “ministeri” guidata solo dallo Spirito? Quando il diaconato sarà aperto anche “all’altra metà del cielo”?
Intanto mi congratulo con Domenico e Giovanni per la testimonianza di fede e di impegno. Auguro che possano contribuire con la loro esperienza di quotidianità, a rendere più ricco di umanità il servizio della Chiesa.